A prescindere dal fatto che sia per noi la regione di appartenenza, la Toscana ha il potere di suscitare, in tutti e in tutto il mondo, sentimenti particolari di ammirazione. Una terra che ha dato i natali ad alcuni tra i più grandi personaggi che l’umanità abbia mai avuto: da Leonardo a Michelangelo, a Giotto; dalla patrona d’Italia Caterina da Siena al sommo poeta Dante, all’insigne scienziato Galilei. Una regione che racchiude inestimabili tesori d’arte, da cui si irradiarono l’armonia della nostra lingua e la luce radiosa del Rinascimento.
Eppure tutto ciò oggi non basta per la sua economia che sta risentendo pesantemente degli effetti Covid-19. Nessun settore è esente: né l’industria, né i trasporti e neppure il turismo. Il quadro presentato, giorni fa, da Ires e Cgil Toscana è stato definito “apocalittico” con previsioni inquietanti. Secondo gli scenari, i consumi scenderanno del 5,8% e gli investimenti fissi lordi fino al 12%.
Nel primo trimestre di quest’anno il crollo della produzione industriale ha sfiorato il -13% (solo le Marche hanno fatto peggio di noi). Pesano moltissimo il crollo delle esportazioni ed un tessuto produttivo costituito, in maggior parte, da piccole imprese anche a conduzione familiare. Nebbia fitta sull’occupazione, con il grosso rischio di perdere circa 100mila posti di lavoro per cui va da sé che sia allarmante anche la crescita del ricorso alla cassa integrazione.
Turismo, trasporto, manifatturiero e intrattenimento sono settori in cui la nostra regione sta soffrendo più del Meridione. La crisi non risparmia neppure autonomi e professionisti. Entro il mese di maggio sono stati erogati quasi 275mila bonus da 600 euro alle partite Iva. Per questo la Toscana si piazza al nono posto in Italia dopo Lombardia,Veneto, Emilia Romagna, Puglia, Sicilia, Campania, Lazio e Piemonte.
Una crisi, purtroppo, molto preoccupante che si prolungherà ben oltre il 2020. Dalida Angelini, segretaria generale Cgil Toscana, ha detto che urge un ripensamento dei modelli di sviluppo da parte di tutte le istituzioni, locali e nazionali, a partire dalle richieste dei bisogni sociali, dalla riconversione ecologica e dalle opportunità offerte dal digitale”.
Non navighiamo certo in buone acque, né con il vento in poppa. Siamo tutti consapevoli e alquanto preoccupati dell’impatto devastante che la pandemia ha avuto su tutto e su tutti. Nella fase di ripresa occorrerà governare al meglio questo martoriato Paese.
Non servono chiacchiere, né passerelle, più o meno mascherate. Quello che occorre è fare, fare presto, fare il prima possibile revisionando a fondo la macchina della burocrazia, dando reddito e sostegno concreti ad imprese e famiglie, evitando il ripetersi di ritornelli “fritti e rifritti” che creano solo circoli viziosi e sterili. Insomma, ciò che serve è un programma dettagliato di interventi da parte dello Stato.
L’Italia intera lo chiede con forza. E con sacrosanto diritto.
Ivana Fornesi