
Si ipotizzano tra le 20 e le 30 classi in meno nel territorio. Il Presidente Lorenzetti “la nostra Provincia con questi tagli è la più penalizzata e non ne capiamo la logica, ma soprattutto non li comprendiamo in un momento come questo”.
Una doccia fredda, l’ennesima, per il sistema scolastico della nostra provincia. Mentre studenti, famiglie e personale non sanno ancora se, e con quali protocolli, ricomincerà l’anno scolastico a settembre, la notizia dei tagli degli organici della provincia apuana è piovuta a metà mese nel corso di una informativa ai sindacati da parte dell’Ufficio Scolastico Regionale della Toscana. Una notizia non inaspettata per gli addetti ai lavori: il Ministero dell’Istruzione il 10 aprile aveva sì confermato l’organico nazionale dei docenti, desistendo dall’attuare una riduzione dei posti a seguito del calo demografico degli alunni, ma aumentando i posti di sostegno, in ottemperanza a norme precedenti, e riducendo di pari numero i posti “comuni”: una scelta che da un lato va incontro all’inclusione degli alunni portatori di handicap ma dall’altro lato appare incoerente con il fatto che l’emergenza Covid imponga classi meno affollate per agevolare il distanziamento sociale. Dal Ministero sono dunque arrivati per la Toscana 118 posti comuni in meno: di questi, 83 saranno gli insegnanti in meno nell’ambito territoriale (gli ex provveditorati agli studi) delle provincie di Lucca e Massa Carrara, divisi pressochè in parti uguali tra le due province, con un risultato stimato di 20-30 classi in meno ciascuno, a seconda del grado di scuola che si andrà a colpire. Una decisione pesantemente criticata, in maniera unitaria, dai sindacati della scuola: la provincia apuana avrà nel prossimo anno 481 iscritti in meno: 123 nelle scuole dell’infanzia, 193 nella primaria, 184 alle medie, compensati da un incremento di 19 iscritti alle superiori. “In valori assoluti il quinto calo più consistente della Toscana”, secondo il comunicato dei sindacati che hanno firmato un documento comune, a fronte però del “primo posto come tagli”. Il sospetto delle sigle sindacali territoriali è che in questo esito molto abbia dipeso, “dal peso politico dei diversi territori”.

Da qui la mobilitazione sindacale nel coinvolgere i sindaci del territorio e il Presidente della Provincia, cioè dei titolari delle competenze in materia di edilizia scolastica, in altre parole coloro che devono provvedere a fornire le aule, già fortemente inadeguate da un punto di vista delle superfici. Corale la risposta delle forze politiche provinciali e delle istituzioni, a partire dal presidente della Provincia di Massa-Carrara, Gianni Lorenzetti. Nel corso del tavolo provinciale sul dimensionamento scolastico, convocato in videoconferenza (presenti, oltre alla Provincia, i comuni di Massa, Carrara, Montignoso, l’Unione di Comuni Montana della Lunigiana, alcuni dirigenti scolastici, i sindacati e l’Ufficio scolastico provinciale), Lorenzetti ha ribadito che “la nostra Provincia con questi tagli è la più penalizzata e non ne capiamo la logica, ma soprattutto non li comprendiamo in un momento come questo, con un’emergenza come la pandemia che ha colpito il nostro territorio in un modo più duro rispetto al resto della Regione: una fase che ci vedrà impegnati nella difficile riapertura di settembre”.
La paura che il ridimensionamento ricada soprattutto sugli istituti lunigianesi

Il ridimensionamento degli organici della scuola, in vista di una ripartenza fortemente ipotecata dalle misure anti-covid, è l’ennesima tegola che cade sul già fragile sistema scolastico provinciale, che ha nella zona lunigianese la sua parte più debole. È del tutto evidente che gran parte dei tagli di classi o di articolazioni di corsi riguarderà i 7 istituti comprensivi e le due scuole superiori della Lunigiana, l’area più flagellata dal calo demografico e dove una classe rappresenta un pezzo importante della sopravvivenza di piccole realtà sociali. Ma a fianco di questo nuovo problema convivono da tempo altre preoccupazioni: dalla migrazione fuori vallata di un numero crescente (la stima più recente è di 70 alunni) di studenti lunigianesi delle superiori, ai problemi di coordinamento con il trasporto pubblico locale, fino alla situazione precaria dell’edilizia scolastica: a fianco di edifici di recente inaugurazione a Pontremoli, Villafranca, Bagnone e Aulla, da anni è incerta la sorte della sede del liceo Zaccagna di Carrara, chiuso da diverso tempo e del Malaspina di Pontremoli, mentre sempre nella “capitale scolastica” della Lunigiana da tempo si attendono gli interventi al tetto del Belmesseri. Se a ciò si aggiungono le misure di distanziamento sociale a cui si dovrà ottemperare, la ripresa delle attività scolastiche in presenza, in provincia sarà tutta in salita.