
Gli atti del convegno in omaggio allo storico Vito Fumagalli pubblicati dal Comune di Bardi

Il Comune di Bardi ha pubblicato gli Atti di un convegno in omaggio allo storico medievista Vito Fumagalli, suo cittadino (fu studente al Liceo Vescovile di Pontremoli); un volume miscellaneo a cura di Giuseppina Bacchi su argomenti dell’alto e pieno Medioevo, l’età illuminata da tante indagini concrete, minute e anche da “rapidi affreschi e sintesi fulminee”che caratterizzano la profondità storiografica di Fumagalli; a monaci e monasteri ha dedicato una decina di pubblicazioni, le richiama in un articolo Domenico Cerami.
Dall’attento studio delle fonti provenienti dagli archivi è resuscitata la storia dei monasteri dell’Appennino parmense tra i quali quelli di crinale verso la Lunigiana. Il monastero benedettino di Berceto, fondato prima del 744 dal re longobardo Liutprando come attesta lo storico coevo Paolo Diacono, ebbe un ruolo decisivo per la ripresa e la risistemazione della rete viaria di monte Bardone, asse portante delle comunicazioni tra Nord e Centro Italia nell’ambito di una delle principali direttrici europee di pellegrinaggi, scelto per la sua posizione strategica in una importante area di strada e con favorevoli condizioni ambientali già indicate nella Tabula Alimentaria di Veleia. Il cenobio di Berceto ha una triplice dedicazione ai santi Remigio, Moderanno e Abbondio le cui reliquie vi furono traslate.

In posizione geograficamente strategica fu fondato pure il monastero di Gravago sull’asse di collegamento intervallivo che unisce Piacenza alla Lunigiana.
Dopo il Mille si affermano nuovi ordini monastici. A Badia Cavana, sulle colline prospicienti il torrente Parma sull’importante strada che porta al passo del Lagastrello e all’abbazia e ospedale di Linari, fu fondato un monastero dell’ordine dei vallombrosani, legato alla tradizione benedettina ma con integrazioni innovative.
Si ritiene fondato dal vescovo di Parma Bernardo degli Uberti, influente nella posizione filopapale di Matilde di Canossa, e dedicato a San Basilide, un martire di provenienza romana, il culto si sarebbe poi diffuso nella città di Parma e lungo i percorsi transappenninici ed è tuttora il santo patrono e titolare della chiesa di Arzengio. Ogni monastero ha la propria specificità, ma emergono caratteri comuni e, sebbene situati in aree di confine, sono punti di coesione territoriale, favoriscono una buona organizzazione sociale e le pratiche agricole, intervengono sull’ambiente naturale; i monaci studiano e lavorano ma anche conservano conoscenze tecniche e agronomiche e svolgono una preziosa missione di ospitalità, di cura dei pellegrini, di evangelizzazione con allestimento sui percorsi intervallivi di strutture di ricovero, di presidio (celle, priorati, ospitali e xenodochi).
I vescovi avanzano sempre di più il loro potere sui monasteri, mirano ad annetterne i beni fondiari, la giurisdizione spirituale e il controllo, con la loro azione politica prendono il governo del percorso spirituale ed economico che era stato realizzato dalla rete dei monasteri. Così fu anche per Berceto.
M.L.S.