Dopo la pandemia: pensare al futuro nonostante i dati economici negativi

Gentiloni: la crisi può essere superata attraverso un’azione europea decisa e congiunta

20eurozonaUna caduta del 4,7% della ricchezza prodotta nel primo trimestre, con un peggioramento ad aprile: in un anno il Pil (Prodotto interno lordo) calerà in Italia del 9,5% e gli economisti della Commissione Ue assegnano un – 7,7% all’intera Eurozona, con la speranza di un significativo rimbalzo nel 2021 dove però solo cinque Paesi torneranno ai livelli pre pandemia. Germania innanzitutto, Austria, Croazia, Slovacchia e Polonia. Mentre Italia, Spagna e Grecia faticheranno più degli altri a conferma che il virus ha colpito tutti, è stato “simmetrico” come dicono gli scienziati ma in economia produrrà effetti “asimmetrici”.
Qualcuno perderà più degli altri. Con i dati di caduta occupazionale, degli ordini, dell’export e del deficit bisognerà fare i conti. Il virus economico ha trovato aree già fragili. La tenuta di Paesi geograficamente vicini alla Germania non deve ingannare. Le economie più rappresentative (come Francia, Belgio e altri) resteranno frenate fino alla fine del prossimo anno. Nemmeno i più pessimisti potevano immaginare un 2020 così nefasto, funereo per le persone e catastrofico per le economie.

L’inesorabilità dei numeri

Paolo Gentiloni: nella Commissione Europea ha la delega all’Economia
Paolo Gentiloni: nella Commissione Europea ha la delega all’Economia

La Commissione europea ha confermato, con le previsioni rese note il 6 maggio, che la recessione derivante dalla pandemia in atto sarà ben più grave di quella del 2008, e simile a quelle del 1929 e del secondo dopoguerra.
Secondo i dati esposti, l’economia della zona euro subirà una contrazione record del 7,75% nel 2020, per poi mostrare un “rimbalzo” di +6,25% nel 2021; allo stesso modo l’economia dell’Ue dovrebbe scendere a meno 7,25% nel 2020 (+6% circa nel 2021). Il tasso di disoccupazione nella zona euro aumenterà, passando dal 7,5% del 2019 al 9,5% nel 2020, per poi scendere nuovamente all’8,5% nel 2021, mentre nell’Ue27 aumenterà dal 6,7% del 2019 al 9% nel 2020, per poi calare all’8% circa nel 2021.
Date le medie, ci saranno scarti, anche rilevanti, tra i vari Stati in base alla capacità di reazione e alle tipologie preminenti dei settori lavorativi.
Pesanti i dati italiani previsti dalla Commissione. Il Pil nazionale, che nel 2019 era a +0,3%, nel 2020 dovrebbe precipitare a -9,5%, per crescere poi del 6,5% l’anno prossimo. La disoccupazione, al 10% nel 2019, salirà all’11,8% nel 2020 e si assesterà al 10,7% nel 2021. Il debito pubblico passerà dall’attuale 134,8% al 158,9% a fine 2020 e ci sarà un forte aumento anche del deficit.
Secondo il commissario europeo all’economia, Paolo Gentiloni, “l’Italia potrebbe riprendersi gradualmente, a partire dalla seconda metà di quest’anno”, con la rimozione delle misure precauzionali, la riapertura delle fabbriche e la ripresa dei consumi. “Le divergenze nella ripresa tra i Paesi Ue possono essere mitigate da una azione europea che sia decisa e congiunta”.

Realisticamente è probabile una cassa integrazione prolungata e il sussidio per chi in qualche modo è tutelato. Prestiti a tasso zero o quasi zero hanno la stessa funzione di sussistenza per le imprese. Tanto più la ripresa sarà rapida (simboleggiata da una ripartenza a “V” contrapposta alla più lenta “U”) tanto più la botta potrà essere riassorbita. Gli aiuti non possono durare per sempre. Non può essere questa la normalità per l’economia italiana, sarebbe uno scenario da vitto e alloggio. Quando va bene.
Se gli investimenti non ci sono si spegne il futuro, se il denaro non gira spariscono quei lavori e lavoretti, non sempre ufficializzati, che assicuravano comunque delle entrate. L’area di povertà si sta allargando e lo sanno bene i Comuni, gli enti di assistenza, le attività di ascolto e supporto laiche e religiose. Tenere viva la speranza e dare lavoro, anche temporaneo e magari suddiviso con altri, è salvaguardare la dignità e la professionalità. Che è molto di più di un’entrata economica.
11scuola_lavoroCollegare il lavoro con la formazione può essere interessante per le imprese e per i loro collaboratori. Il risparmio degli italiani è tanto (3.300 miliardi di ricchezza finanziaria netta) e, pur maldistribuito fra i tanto ricchi e i tanto poveri, sta aiutando. Crisi del debito pubblico, che ormai vengono lette solo per lo spread (differenza di rendimento fra obbligazioni decennali pubbliche, in particolare fra Italia e Germania), non sembrano all’orizzonte nonostante a Karlsruhe la Corte Costituzionale tedesca abbia posto un dubbio di operatività eccessiva della Bce (Banca centrale europea).
Fra gli economisti, e anche nel Governo italiano, si stanno confrontando due idee: convogliare il grande flusso di denaro fornito dalla banche centrali a reintegro dei guadagni perduti per colpa del virus, quindi “a pioggia”; oppure indicare nella fase di rilancio l’economia del futuro.
Qualcosa era già nell’aria: il Green Deal della Ue, l’agricoltura che riduce le distanze fra luoghi di produzione e consumo, tecnologie digitali più diffuse nel territorio e tanta formazione nel saperle usare per non creare nuova diseguaglianza sociale. Un turismo meno frenetico dove residenti e visitatori abbiano tempo per incontrarsi. Un rilancio di tutti i settori ma non “perché tutto ritorni come prima”.
L’emergenza richiederà un ruolo più forte dello Stato e delle strutture regionali pubbliche nelle imprese. Da una parte si teme una maggiore invasività della politica e scarsa efficienza, dall’altra vengono immessi soldi pubblici (cioè di tutti) e qualche controllo ci vorrà.
Di tutto questo si è discusso per il Decreto Legge di maggio che mette a disposizione 55 miliardi, altri arriveranno dall’Europa e da organismi sovranazionali. La liquidità straordinaria serve per l’emergenza, meglio se saprà anche indicare un percorso.

P. Z. – Agensir