
Accuse di impreparazione, indagini della Procura e attacchi politici: sanità ligure sotto accusa per la gestione dell’emergenza Covid

Ottocentonovantuno contagi, 253 dei quali ancora positivi e 130 deceduti: è questo il bilancio dell’epidemia di Covid aggiornato all’11 maggio nella Provincia di La Spezia, cioè il territorio di Lunigiana Storica parte del territorio ligure. Per avere un termine di paragone, si tratta di un contagiato ogni 53 abitanti, contro uno ogni 41 abitanti della provincia di Massa Carrara. Se i numeri dell’epidemia nello spezzino sono in discesa come nel resto del Paese, non lo sono le accesissime polemiche sulla gestione dell’emergenza in Liguria e in provincia di La Spezia. Polemiche suffragate da dati, episodi, prassi, al punto che nella prima decade di aprile la Procura della Repubblica spezzina ha aperto un’indagine. Se da un lato la chiusura delle scuole già a partire dal 24 febbraio ha evitato una diffusione del contagio ancor più intensa, è stata la strategia prettamente sanitaria a destare apprensione, polemiche, sospetti. Non solo per la carenza di dispositivi di protezione individuale nelle prime settimane dell’emergenza ma, soprattutto per i decessi in ogni reparto: in rianimazione, ovviamente, ma anche al pronto soccorso, in geriatria, in pneumologia, agli infettivi. A ciò si è aggiunta la mancata scelta di destinare uno dei due ospedali della provincia ai malati Covid: né il Sant’Andrea alla Spezia, né il San Bartolomeo di Sarzana, nonostante le raccomandazioni della circolare del Ministero della Salute di fine febbraio. Le cronache locali degli ultimi due mesi si sono riempite di storie di malati sospetti finiti nei reparti più diversi, forse a seconda della disponibilità di letti al momento, e di malati non sospetti che si sono ritrovati nei reparti teoricamente “puliti” per scoprirsi poi contagiati. Ma l’episodio che ha fatto più scalpore è quello dei 15 tamponi (dato Asl) persi a fine marzo, prima di essere processati al San Martino di Genova, dove vengono analizzati i tamponi raccolti sul territorio spezzino. Una lettera di 15 medici di base al quotidiano online Città della Spezia, negli stessi giorni, denunciava una realtà diversa: 50 i tamponi senza esito solo tra i pazienti dei medici firmatari, centinaia in proiezione su tutti i medici di base o se confrontati con un tasso di mortalità, calcolato sui malati “ufficiali”, quasi doppio rispetto a quello nazionale. Nel pieno della crisi è poi arrivato lo stop ai tamponi richiesti dai medici di base, a cui si è aggiunta la notizia della scarsità di reagenti disponibili. Prevedibile in questo contesto che la polemica degli operatori sanitari e del sindacato nei confronti di Asl e di Alisa (la agenzia regionale che sovraintende alle 5 Asl liguri) sia stata pari a quella tra le forze politiche, nel contesto di un voto regionale previsto entro l’anno, con il presidente Toti e l’assessora leghista alla sanità Viale pesantemente attaccati sulla gestione dell’emergenza. (Davide Tondani)
Intanto rimane incompiuto il nuovo ospedale spezzino

L’emergenza Covid è arrivata a Spezia nei mesi dell’incandescente vicenda del nuovo ospedale progettato nel sito del vecchio nosocomio del Felettino (abbattuto) e che dovrebbe mandare “in pensione” il Sant’Andrea di via Vittorio Veneto. Appaltato dalla giunta Burlando alla Pessina Costruzioni pochi giorni prima delle elezioni regionali 2015, il cantiere, cominciato nel 2016, avrebbe dovuto terminare a fine 2020. L’avanzamento lavori per i 55 mila metri quadrati di reparti, un centro congressi, negozi e un ristorante (costo 131 milioni, di cui quasi 24 a carico dello Stato, senza contare gli arredi del nuovo ospedale e la permuta del vecchio Sant’Andrea del valore di 25 milioni di euro), era però fermo al 5% quando nel novembre scorso, dopo diversi contenziosi – e conseguenti stop al cantiere – sulle varianti di progetto richieste dal costruttore, la giunta Toti ha revocato l’appalto, dando il via ad un duplice conflitto. Da un lato quello politico, tra la destra che governa in Regione e in tutti i principali comuni della provincia, e il centrosinistra, che accusa Toti e la sua giunta di fallimento sulle politiche sanitarie. Dall’altro, quello delle carte bollate, con Pessina deciso a chiedere i danni, la Regione a fare altrettanto prima di bandire la nuova gara, prevista per la primavera 2020 ma mai avviata. Il tutto complicato dal concordato preventivo richiesto a sorpresa dalla Pessina Costruzioni al Tribunale civile di Milano, anche a causa del mancato fatturato per i ritardi nella costruzione del nosocomio spezzino. Nelle more di una guerra delle carte bollate che riempirà di rovi gli sbancamenti di terra del Felettino, la sanità spezzina continua a fare affidamento sul Sant’Andrea, da tempo ritenuto inadeguato e problematico, e sul San Bartolomeo di Sarzana, inaugurato nel 2000 ma depotenziato nel giro di pochi anni per contribuire a tamponare i buchi della gestione sanitaria ligure. (d.t.)