
Il percorso è quasi pronto. Ma i problemi finanziari di enti locali e sponsor tra le maggiori preoccupano l’organizzazione della gara ciclistica juniores più prestigiosa del mondo

Mentre lo sport agonistico a tutti i livelli è fermo, gli addetti ai lavori stanno ragionando su tempi e modalità di una ripartenza che sperano potere avvenire a breve. Anche il Giro della Lunigiana, la più importante gara ciclistica a tappe del mondo nella categoria juniores (17-18 anni), vive la stessa situazione. La 45esima edizione, in programma dal 3 al 6 settembre prossimi, era in avanzata fase di organizzazione. «quattro giorni, cinque tappe, percorso pressochè definito, contratti di sponsorizzazione perfezionati», dichiara Marco Danese, segretario della Società Sportiva Casano, che dal suo quartiere generale di Ortonovo organizza l’evento da alcuni anni, dopo avere preso il posto dell’Unione Sportiva Casano. L’arrivo della pandemia e delle misure di contenimento sanitario non hanno rimesso in discussione nulla, per il momento: la corsa partirà tra 5 mesi, vi sarà tempo per gli atleti di ricominciare la preparazione forzatamente sospesa e per gli organizzatori di definire gli ultimi dettagli del percorso. Questo almeno in linea teorica. Perché la realtà è più complessa e densa di incertezze. «Due sono i problemi che dobbiamo affrontare per realizzare la gara – spiega Danese con una punta di preoccupazione – uno di ordine sanitario, l’altro di tipo economico». Dal punto di vista sanitario incombe il problema dell’assembramento degli atleti, ma non solo: «il Giro della Lunigiana è una carovana di 400 persone tra ciclisti, personale delle squadre, giuria, stampa, che viene in val di Magra da tutto il mondo e che deve essere ospitato negli alberghi della zona». Il problema sono dunque le norme di distanziamento sociale e di contenimento del contagio: «nell’attuale situazione la corsa non potrebbe partire; ci auguriamo che da qui a settembre si realizzino le condizioni per consentire agli stranieri di arrivare in Italia e alla carovana di potere mettersi in moto».

Ma c’è una seconda, grande incertezza, sul percorso degli organizzatori del Casano: l’aspetto economico. Il Giro della Lunigiana ha costi consistenti, anche se invisibili al pubblico: come tutte le corse, l’organizzazione paga albergo e soggiorno alle squadre, sostiene i costi per la giuria, le moto-staffette, le tasse federali. A coprire gli esborsi sono, oltre a eventuali finanziamenti del Ministero dello Sport o dalle Regioni, i contributi richiesti agli enti locali che ospitano partenza e arrivo della gara in cambio di visibilità – il Giro della Lunigiana ne offre molta sui mass media specializzati e attraverso le squadre nazionali straniere – e i contratti di sponsorizzazione. «Avevamo già firmato alcuni contratti, iniziato l’iter per un finanziamento ministeriale – spiega il segretario del Casano – e chiuso l’accordo per diverse sedi di partenza e di arrivo, che presentano peculiarità interessanti sia dal punto di vista paesaggistico che tecnico (uno di questi nella Lunigiana interna, ndr)». Il covid-19 rischia di mettere in discussione tutto. «La chiusura forzata delle attività produttive consentirà ancora agli sponsor di mantenere le promesse? Il calo di gettito degli enti locali renderà capaci i sindaci di confermare gli impegni presi?» sono le domande che rimbalzano tra il team organizzatore. Dalle parole di Danese sembra trapelare un cauto ottimismo – «il Giro della Lunigiana potrebbe essere il simbolo della ripartenza della Val di Magra dopo i duri mesi del lockdown, per cui siamo fiduciosi che la gara possa svolgersi» – ma il realismo impone cautela: «Stiamo ragionando su un “piano B” – conclude Danese – che, nel caso di rinunce, faccia leva sui territori che hanno la maggior ricaduta economica diretta (in sostanza quelli in cui soggiorna la carovana, ndr) per potere comunque celebrare l’edizione 2020». Insomma: si sta facendo tutto il possibile per evitare lo stop e trovare il successore della star internazionale Evenepoel (vincitore 2018) e della promessa azzurra Piccolo (2019) nell’albo d’oro della corsa lunigianese. (Davide Tondani)
Da questa gara sono emersi tanti big del ciclismo
Che sia la gara ciclistica juniores più prestigiosa del mondo lo certifica il suo palmares, che vede nell’albo d’oro tanti ciclisti che poi hanno fatto e stanno facendo la storia delle due ruote. Tra i vincitori del Lunigiana si segnalano Franco Chioccioli nel 1977 (vincitore del Giro d’Italia 1991), Gianluca Bortolami nel 1986 (vincitore della Coppa del mondo 1994), Gilberto Simoni 1989 (due volte vincitore del Giro d’Italia), Danilo Di Luca nel 1994 (vincitore del Giro d’Italia 2007), Damiano Cunego nel 1998 (vincitore del Giro d’Italia 2004) e Vincenzo Nibali nel 2002 (capace di vincere Giro, Tour de France e Vuelta a España). Senza dimenticare che molti dei futuri campioni non sono arrivati in vetta nella classifica finale ma sono poi riusciti, nel corso della loro carriera, a superare come palmares chi gli si era posizionato davanti al termine del Giro della Lunigiana. Tra coloro che non sono arrivati primi nella classifica finale, spiccano Maurizio Fondriest, Moreno Argentin, Davide Cassani, Gianni Bugno (secondo al Lunigiana del 1981 e vincitore di una tappa nell’anno successivo), Paolo Bettini (terzo nel 1992), Ivan Basso (terzo nel 1995), Adriano Malori (terzo nel 2006) e Peter Sagan (vincitore della quarta tappa nel 2008).