Paesi di Lunigiana, Vico Monterole

Nell’alta valle del Bagnone, un borgo in miniatura adagiato sulla collina silente ai piedi dell’Appennino

11Vico8Fiabesco e “sacro”, remoto e moderno; minuscolo e maestoso. C’è un posto così arrampicandosi verso l’Appennino che mescola, in pancia, il dritto e il rovescio: la sapienza contadina e l’arguta capacità contemporanea di inserirsi nel flusso del tempo che ogni cosa cambia esclusa la memoria custodita intatta nelle case di pietra perfettamente ristrutturate, senza alterarne lo stile. Un borgo che sta nel palmo di una mano, collocato sulla collina dove, la notte, la luna riflette la luce sfuocata sulla piazza silente poiché neppure la vecchia fontana regala il rumore conosciuto e rilassante dell’acqua, quando gocciola piano quasi per non rompere la quiete che avvolge ogni cosa.
11Vico3Si chiama Monterole, un grappolo di case in perfetta armonia con la natura circostante che, al mutar delle stagioni, regala fragranze diverse. Una volta riecheggiava di voci di bimbi che giocavano, allegri e spensierati, nonostante le ristrettezze economiche, nei vicoli e nelle viuzze, con lo sguardo rivolto al futuro che si presentava prodigo di desideri e progetti pronti per essere realizzati. Tutto attorno rumori di roncole, di muggiti e belati a conferma che le famiglie patriarcali basavano la loro risicata economia sul bestiame.
Dopo la Seconda Guerra mondiale è arrivato anche a Monterole, quale simile destino a tutti i paesi lunigianesi, lo spopolamento in massa. Chi all’estero, chi al Nord in cerca di fortuna, lasciando a casa vecchi e ragazzi. Grazie all’impegno, all’intraprendenza, alla voglia di riscatto, in primis, ai valori radicati nel cuore, l’agognato miglioramento è arrivato, pagato a caro prezzo, con enormi sacrifici.
11Vico1Con esso la possibilità di restaurare le dimore malandate, con cura e rispetto, dove i ricordi semplici ed importanti restano intatti. Basta, infatti, aprire i cassetti dei polverosi comò per ritrovare collezioni di foto di famiglia o di amicizia, in perenne eloquio fra loro che rievocano, pur nell’ingiallimento, le tracce di chi ha fatto parte del nostro amore filiale, parentale, fraterno o cameratesco innescando, oggi, nostalgie al sospiro. Foto d’epoca che confermano decenni di atteggiamenti, rigore di personalità senza nulla da spartire con la mania dei troppi selfie “usa e getta”.
11Vico5La bravura del nostro artista del sasso, Natale Micheli ha arricchito Monterole di un ulteriore angolo pittoresco e storico. Qui sono collocati, circondati di fiori nella bella stagione, i simboli più cari agli abitanti, rigorosamente in pietra e in miniatura: il nostro oratorio dedicato alla santa Croce, con all’interno , le statue lignee di Maria Regina e del Suo cantore San Bernardo; il castello di Malgrate (un dono per la moglie Bruna e la cognata Mariuccia, native della suggestiva frazione villafranchese), non poteva mancare “ la statua” di Lupetto: il cane mansueto, dagli occhi dolci che ha fatto “scuola” di fedeltà agli umani.
11Vico4Lontani genitori che hanno respirato, assimilato ed apprezzato l’aria di questa manciata di case monterolesi, addossate le une alle altre quasi a confortarsi a vicenda nel periodo delle prolungate assenze invernali, graffiate dalla tramontana della nostalgia per la coatta lontananza per motivi di lavoro, accarezzate dalla gioia del ritorno.
Quasi un poetare sorgivo di schiettezza umana e di intima adesione ad un passato che abbraccia il presente, con le sue valigie colme di novità e giusta modernità, con lo sguardo rivolto al futuro che vorremmo meno incerto per i nostri ragazzi. A loro lasciamo le tradizioni degli avi, la testimonianza di valori che danno pienezza al dono della vita. E quel piccolo mondo particolare, ma vero, geloso di sé e fiero della fierezza dei timidi.

Ivana Fornesi