Il sindaco di Borgotaro “Se la montagna guarda a destra significa che non basta il buon governo”

Verso le elezioni regionali in Toscana guardando quello che è appena successo in Emilia. Intervista al sindaco di Borgotaro, Diego Rossi

Il sindaco di Borgotaro, Diego Rossi
Il sindaco di Borgotaro, Diego Rossi

Anche per la Toscana si avvicinano le elezioni per il rinnovo del presidente e del consiglio regionale e i recenti risultati emersi dalle urne della vicina Emilia Romagna, altra regione “rossa” per antonomasia, non lasciano dormire sonni tranquilli a quanti sperano nella conferma dello scenario attuale mentre, dall’altra parte, c’è chi sogna il ribaltone. L’analisi del voto in Emilia Romagna proposta su queste pagine la scorsa settimana ha ben evidenziato un risultato che ha visto la candidata di centrodestra, pur sconfitta a livello regionale, imporsi in molte province e, fatto che ci riguarda da vicino, in quasi tutto l’Appennino. Per ascoltare la voce di chi in montagna vive, lavora e si impegna nelle istituzioni abbiamo interpellato Diego Rossi, sindaco di Borgotaro a capo di un’amministrazione di centrosinistra e attualmente anche presidente della Provincia di Parma.

Presidente Rossi, non le fa impressione la vittoria diffusa del centrodestra nelle province emiliane soprattutto da Piacenza a Modena, passando per Parma e Reggio?
Fa pensare, ci deve portare a riflettere e a dare delle risposte, prima di tutto politiche. Non è un dato di questa sola elezione. Lo abbiamo già visto alle Politiche e poi alle Europee, risultati poi temperati, invece, dai dati delle amministrative dei Comuni. Ma stanno comunque a significare un sentimento politico diffuso, soprattutto nei territori di confine, di crinale e di riviera del Po.
Sono territori storici da sempre giudicati del “buongoverno del Centrosinistra” e oggi in gran parte ancora ai primi posti nazionali per la qualità della vita, eppure…
C’è uno scollamento tra le politiche realizzate, in linea con lo storico riformismo emiliano – romagnolo, e la politica: cioè nella capacità di condividere e trasmettere a basi larghe di cittadini il senso complessivo, la regia e la prospettiva delle azioni realizzate. Anche di quelle più redistributive, come ad esempio il massiccio intervento sui nidi d’infanzia o sull’azzeramento del super ticket.
Lei da tempo è anche sindaco di Borgotaro, quindi conosce molto bene la situazione della gente che vive in montagna: anche qui la mappa dei risultati per il centrosinistra sembra essere desolante…
Come dicevo, nelle zone appenniniche questa diffusione di sentimento politico che guarda a destra pare ancora più evidente. È qui che bisogna fare uno sforzo ancora maggiore di riorganizzazione politica, di investimento sulle persone e sulla rappresentanza dei loro bisogni. E, forse, anche di maggiore coordinamento tra territori e di riequilibrio delle risorse.

L'ospedale Santa Maria a Borgotaro
L’ospedale Santa Maria a Borgotaro

Un esempio per tutti: la Sanità e, in questa, i Punti Nascita. Prima si chiudono, poi in campagna elettorale se ne annuncia la riapertura. Non proprio una bella immagine… E adesso?
Si tratta di un esempio di come non si sia riusciti a far comprendere gli investimenti fatti per la sanità pubblica anche in montagna e, purtroppo, anche di come si è ascoltato in ritardo quello che gli amministratori dell’Appennino dicevano da anni in merito a servizi come i “punti nascita”. Ora va riconosciuto al ministro Speranza il merito di aver ascoltato i territori ed aver introdotto nel nuovo Patto per la salute la possibilità di avviare protocolli sperimentali per i punti nascita in montagna.
E per l’ospedale nel suo complesso?
Sull’Ospedale di Borgotaro abbiamo ottenuto investimenti per 7,5 milioni di euro da parte della Regione, in opere strutturali ed in personale. Abbiamo completamente ristrutturato il Pronto Soccorso, stanno per partire i lavori di riqualificazione delle sale operatorie con l’arrivo della terapia intensiva post operatoria.
Quali sono a suo giudizio i motivi di questo risultato in tante aree dell’Emilia? Protesta? Insofferenza? Insoddisfazione?
Intanto va rilevata una forte, fortissima partecipazione, che ha fatto aumentare in termini assoluti anche i voti del centrosinistra, non solo quelli della destra. C’è un ritorno alla voglia di partecipare, di discutere, anche di tornare nelle piazze. Il movimento delle sardine ha rotto un tabù, ha contribuito decisamente a ridare la spinta a molti cittadini di farsi sentire, civilmente, con una presenza anche fisica. L’insofferenza, la paura, si possono superare con la partecipazione alla politica.
Vivere in montagna non è facile, non crede che le scelte degli ultimi anni in tema di servizi e di tassazione siano state sbagliate e che sia ora di invertire la tendenza?
C’è bisogno di una maggiore attenzione ai territori montani, in termini di rappresentanza e di scelte: si può e si deve investire sulla scuola e sulle infrastrutture (strade fisiche e digitali, servizi ferroviari e di trasporto pubblico), impresa e sostegno agli investimenti privati. Favorire la permanenza e la crescita del lavoro in montagna: senza il lavoro, infatti, non invertiremo il dato di spopolamento ed invecchiamento di questi territori. E tra qualche anno le città saranno sempre più congestionate e meno vivibili. La politica può avere il coraggio di immaginare che in futuro vivere in montagna sarà un privilegio, ambientale e climatico: guardando lontano e giocando d’anticipo bisogna riconoscere già oggi questo plusvalore a chi lavora e produce in Appennino, ed i servizi che qui vengono erogati.
A maggio si voterà in Toscana: lei che ci vede da appena oltreconfine quale idea si sta facendo?
Che non basta il “buon governo”; anche il percepito dei cittadini è altrettanto importante. Per questo, occorrono idee sul futuro, sulle prospettive di vita e di società che si vogliono offrire, saperle condividere e “parteciparle” con un fronte largo di cittadini, movimenti e partiti.

Paolo Bissoli