La chiesetta al Piagnaro e la devozione a Sant’ Ilario

Ancora viva a Pontremoli: lunedì scorso le cerimonie in onore del santo

Le celebrazioni del 1913 con gli addobbi ai quali si è poi ispirato il rifacimento della facciata come è attualmente
Le celebrazioni del 1913 con gli addobbi ai quali si è poi ispirato il rifacimento della facciata come è attualmente

Sul colle del Piagnaro, appena alle spalle del castello omonimo, la chiesetta seminascosta tra una vegetazione sempre più invasiva è una delle testimonianze più evidenti della devozione a S. Ilario: patrono di Parma, quasi simbolo dei legami profondi che uniscono la comunità pontremolese alla città emiliana. Non a caso, fino a qualche anno fa, una maestà in marmo era collocata non lontano dal Groppo del Vescovo, quasi sul confine di regione, lungo un’antica mulattiera che metteva in comunicazione i due versanti dell’Appennino.
Anche quest’anno la parrocchia del Duomo lunedì scorso, 13 gennaio, ha sospeso le cerimonie in Concattedrale e messo a punto un programma di celebrazioni che si sono svolte nell’oratorio intitolato a Sant’ Ilario e che, dalla prima Messa del mattino, si sono protratte fino al pomeriggio con il canto dei Vespri e, alle 17, la celebrazione della S. Messa.

La chiesetta in una foto dei primi anni del Novecento
La chiesetta in una foto dei primi anni del Novecento

Come riferiamo in altra pagina, è invece mancato il falò che da qualche anno veniva acceso nel piazzale antistante. Una storia, quella della chiesetta “alla Madonnina”, che ha origine nei primi anni del XVIII secolo quando in quell’incrocio di strade, che scendevano dall’Appennino per unirsi sul colle del Piagnaro, era stato eretto un tabernacolo con l’immagine della Madonna del Popolo di fronte alla quale già a partire dal 1830 venivano celebrate semplici cerimonie devozionali nelle domeniche d’estate per iniziativa di piccoli gruppi di fedeli.
Ma fu nella seconda metà del XIX secolo che, in occasione dell’epidemia di colera, la devozione verso quell’immagine ebbe nuovo impulso fino alla decisione di erigere nel luogo un tempietto, iniziato nel 1883; come ricorda mons. Annibale Corradini “una memoria redatta dall’artigiano Vitale Arrighi, che era il capolista e fu il factotum dell’impresa… con grandi disagi e col sudore della loro fronte ebbero la grazia di vederlo terminato nel settembre 1893”.

La chiesetta di Sant'Ilario a Pontremoli, al culmine del colle del Piagnaro
La chiesetta di Sant’Ilario a Pontremoli, al culmine del colle del Piagnaro

L’opera dei tredici operai venne dedicata alla Madonna del Popolo ma fin dall’anno successivo all’interno del piccolo edificio venne collocata una statua lignea di Sant’ Ilario, realizzata dallo stesso Vitale Arrighi e benedetta dal vescovo di Pontremoli mons. Mistrangelo. Una complessa vicenda di contrasti tra i sostenitori dell’oratorio e il Proposto dell’allora Cattedrale ben presto allargatosi fino all’autorità diocesana portò alla chiusura delo stesso per alcuni anni.
Solo l’arrivo di mons. Sismondo risolse la vicenda e la chiesetta fu riaperta e nel gennaio 1931 ripresero le celebrazioni.
Nelle sue memorie mons. Corradini ricorda anche un episodio legato alla chiesetta di Sant’Ilario e ormai dimenticato: “Quando nelle prime elezioni amministrative del dopoguerra i socialcomunisti, che avevano lavorato intensamente, con sorpresa di chi aveva dormito, riuscirono vittoriosi a Pontremoli, fecero suonare a non finire le campane della Torre civica. A queste fecero eco, per tutto il giorno, le 3 campanelle di S. Ilario, cosa che non era mai avvenuta in circostanze del genere. Io ci rimasi molto male; non volli prendere né provocare provvedimenti; ma da quell’anno non andai più a fare le funzioni del 14 gennaio. Vi ho però sempre mandato un Sacerdote ed ho ogni anno rivisto il resoconto della festa”. (p. biss.)

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