Dal teatro al libro: una nave carica di sorprese

La sceneggiatura dello spettacolo “Tra il fare e l’essere” di Cristina Sarti è diventata un libro di Antonia Torchi

48torchiFare teatro è scoprire verità autentiche all’interno di se stessi. Lo hanno testimoniato alcuni attori dilettanti che hanno seguito a Pontremoli un primo laboratorio diretto da Cristina Sarti nata a Virgoletta attrice di professione e ora direttrice a Pisa di Accademia teatrale riconosciuta dal Ministero dell’Istruzione, Università e ricerca (MIUR) con corsi biennali e diploma.
L’occasione è stato un incontro al bar Cortina di Cacciaguerra per presentare il libro “Una nave carica di sorprese”, a cura di Antonia Torchi, che mette insieme testi, scenografie e foto dello spettacolo fatto nel giugno scorso al Teatro Cabrini. Un secondo laboratorio è in azione e offrirà spettacolo al Teatro Cabrini il prossimo 28 dicembre.
Alcuni allievi ormai di età matura hanno confidato come l’esperienza sia stata importante per loro per conoscersi in sentimenti, emozioni, immaginazione e acquisire capacità e cultura. Già il filosofo Aristotele aveva inteso il teatro non la recita di una storia ma una catarsi dei sentimenti dello spettatore portato a riflettere e a purificarsi nei pensieri e nelle passioni.
Seguire un laboratorio è stato essere attori di un proprio teatro, guardarsi dentro, scoprire aspetti intimi sconosciuti, soddisfare un bisogno esistenziale, non contingente per tirar su il morale in specifiche situazioni difficili, e farlo in relazione con altri. In altri interventi è stato dato nuovo rilievo alla bella riflessione che fare teatro è prendere contatto con gli altri, ascoltare, creare relazione.
Cristina Sarti, fedele alla sua passione per il teatro che le ha fatto raggiungere alti livelli come interprete e guida, ha esposto pensieri e verità profonde sull’arte del teatro. L’attore è una persona che agisce, dà voce al corpo, non è descrittivo di un personaggio esteriore, fa un lavoro personale per riconoscersi, è sempre in ricerca, toglie strutture per essere autentico nell’approccio al personaggio che interpreta. Se crede in quello che fa è vero, dà fiducia, vive emozioni e le ripropone, sempre nuove. Insegnare a recitare è seguire linee-guida sempre variabili a seconda degli allievi e del variare stesso dell’insegnante. Il teatro pertanto è finzione ma non è falsità. Pirandello con la fantasia fa finzione, che però è verità, è vita.
Per essere autentico l’attore deve partire dal corpo, deve saper respirare, agire fisicamente prima di passare alla parola. Posizionare bene il diaframma porta a sentirci dentro, è lasciar uscire anche quel che non conosciamo di noi stessi e trovare anche fiducia negli altri.
Cristina Sarti ha concluso dicendo che nel suo lavoro non insegna a recitare, ma dà aiuto all’allievo a essere vero, a comporre il linguaggio con intonazione propria, le voci tutte ugualmente impostate sono delle commedie commerciali. Il riferimento culturale più convincente è ad Anton Cechov che dice agli attori di creare un uomo vivo da loro stessi, nato dalle loro emozioni. L’io dell’attore è base provvisoria per rendere l’io del personaggio una creatura vivente. Come non essere d’accordo? (m.l.s.)