Pontremoli. Si è concluso l’anno giubilare francescano indetto dalla parrocchia di S. Colombano
Con le celebrazioni del 3 e 4 ottobre scorsi – vigilia e giorno della memoria di san Francesco – si è concluso l’anno giubilare con il quale Pontremoli, e la parrocchia di S. Colombano in particolare, ha festeggiato l’Anno giubilare del passaggio del santo.
Giovedì 3, la processione in ricordo del transito di S. Francesco si è snodata dalla chiesa di S. Lorenzo (ex convento dei Cappuccini) al Duomo, in omaggio alla madonna del Popolo, per poi terminare nella chiesa dedicata al santo.
Dopo i fuochi d’artificio augurali, il corteo, aperto dal crocifisso portato dalla confraternita di Brugnato, seguito dalle confraternite cittadine della Misericordia, di S. Cristina e di S. Colombano, ha accompagnato la statua di S. Francesco lungo il percorso per le vie cittadine con il concorso di molti fedeli guidati da mons. Lino Pizzi, vescovo emerito di Forlì e Bertinoro, il parroco di S. Colombano don Pietro Pratolongo e il parroco del Duomo padre Dario Ravera. La Corale di S. Cecilia ha accompagnato i canti che, come le preghiere, erano tutti incentrati sulla devozione a S. Francesco.
Venerdì 4, giorno della festa, dopo la S. Messa del mattino nella chiesa dell’ex convento, nel tardo pomeriggio il vescovo Lino e il presule diocesano, mons. Giovanni Santucci, hanno concelebrato, assieme al parroco, la S. Messa di chiusura dell’Anno giubilare, serviti dal diacono Paolo. La liturgia è stata animata dalla Corale di S. Cecilia. Nel saluto di apertura al confratello, mons. Santucci ha delineato alcuni tratti del santo di Assisi che sono poi stati ripresi da mons. Pizzi nel corso dell’omelia.
L’impegno del santo nella ricostruzione della Chiesa è un esempio ed un invito anche per noi, credenti di oggi, a non lasciar cadere nell’abbandono le pratiche di fede e a testimoniare la ricchezza del messaggio evangelico. La scelta della povertà, poi, deve essere declinata da ognuno di noi nel contesto di vita, incitandoci a far sì che gli umili e gli abbandonati non rimangano ai margini della società ma si sentano accolti nelle nostre comunità. Il privilegio ricevuto da S. Francesco con il dono delle stimmate deve aiutarci a vedere nei santi la figura di quel Cristo al quale essi hanno donato la loro vita. Al termine della messa i due vescovi hanno percorso la navata centrale della chiesa per compiere il gesto della chiusura della porta santa. Una chiusura, ha ricordato don Pietro, ringraziando quanti hanno collaborato alla riuscita delle varie manifestazioni, che in realtà apre una strada che tutti noi dobbiamo impegnarci a percorrere sull’esempio del santo.