Il meraviglioso salone barocco di Villa Dosi, a confronto con due dei più grandi autori del classicismo: Mozart e Haydn. È stato un concerto di assoluto livello quello che si è tenuto nel salone d’ingresso della villa, con il quartetto dell’Ensemble dei salotti musicali parmensi, (Marco Bronzi e Antonio De Lorenzi al violino, Pietro Scalvini alla viola e Luca Franzetti al violoncello) musicisti di primo piano della scena musicale italiana che vantano prestigiose collaborazioni (Filarmonica della Scala, Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, Orchestra del Teatro alla Fenice di Venezia) e docenti presso Conservatori di musica italiani.
Una giornata della stagione concertistica itinerante dei Salotti Musicali Parmensi e che ha incluso, oltre alla parte musicale, anche la visita della Villa con l’illustrazioni delle meraviglie barocche della struttura da parte delle guide di “Sigeric”. Tornando alla musica, il quartetto ha aperto con una grande classico mozartiano, l’allegro della “Eine Kleine Nachtmusik” (piccola musica notturna) K525, simbolo stesso del “notturno” orchestrale.
Dietro alla semplicità, quasi da musica di intrattenimento, quest’opera per Mozart assumeva un significato particolare, rappresentando un nostalgico ritorno a momenti della sua giovinezza. In particolare l’allegro, eseguito con trasporto ed eleganza dal quartetto parmense, dimostra la fluttuante e fervida capacità melodica di Mozart, con un movimento che presenta idee sempre nuove, con tre temi che scorrono velocemente e si accavallano in un continuo richiamo musicale.
Se appartiene alla maturità del genio salisburghese il primo brano proposto, sono invece due opere giovanili (scritte entrambe a sedici anni) i Divertimenti K136 e K138, in cui emerge un Mozart che assorbe e assimila esperienze e stili altrui, specialmente della scuola barocca e della sinfonia d’opera italiana. Il dato rilevante di questi Divertimenti è la limpidezza e la trasparenza quartettistica del suono e l’omogeneità e la fusione del gruppo strumentale, in ubbidienza alle regole di un discorso musicale accessibile a tutti e senza quei tormenti spirituali e quei risvolti drammatici che interesseranno soprattutto il Mozart più maturo.
Non dissimile il quartetto “Il Cavaliere” (op. 74 n.3) di Haydn, nomignolo apocrifo che descrive con immediatezza l’andamento “saltellante” della musica, specie nel movimento di apertura. Anche se non va dimenticato il sontuoso ed intenso movimento lento di grande trasporto ed eleganza. L’applaudito concerto si è concluso con il bis, ovvero il quarto movimento (uno “scherzo”) del quartetto in mi minore di Giuseppe Verdi.
(r.s.)