Quelli che stanno nelle tenebre. Un prete e un maresciallo in Val di Taro

38libroC’è un prete in Val di Taro. Un prete intento ad annunciare un Dio che viene per rischiarare – come proclamato da Zaccaria – quelli che stanno nelle tenebre. E assieme a lui c’è un maresciallo rigoroso per sua inclinazione morale prima ancora che per rispetto per la propria divisa.
Entrambi sono “forestieri” in un paese immaginario (ma non troppo, per i conoscitori della zona) del fondovalle valtarese; un paese come tanti: con le sue dinamiche sociali, i suoi personaggi, i loro vissuti, una stazione ferroviaria, una chiesa, un municipio…
È qui, nell’Appennino Parmense, che Pierluigi Vito, viterbese, classe 1974, giornalista e volto dell’emittente Tv2000 fa vivere l’eco degli eventi del 1956: la Guerra Fredda, le ferite mai rimarginate della guerra di Liberazione, ma anche il naufragio dell’Andrea Doria, la tragedia di Marcinelle, la rivolta di Ungheria, perfino l’impresa di Charly Gaul al Giro d’Italia.
Ne esce un romanzo coinvolgente e profondo (“Quelli che stanno nelle tenebre”, pagg. 384, Robin Edizioni, Torino, 2016), in cui la scelta di fare rivivere fuori dal loro contesto quegli eventi di metà anni ’50 può apparire eccessivamente fantasiosa, ma che invece mostra come la grande storia informi la vita e le relazioni di quelle che, con un termine caro a Papa Francesco, potremmo chiamare periferie geografiche ed esistenziali del mondo.
È proprio in una di queste che due cristiani, don Moraldo e il maresciallo Falcioni, si trovano a svolgere la propria missione: il prete, visto con diffidenza sia dai comunisti che da parte dei parrocchiani e dalla locale Democrazia Cristiana per la sua pastorale e le sue omelie incentrati sulla giustizia sociale piuttosto che su dogmi e costrutti teologici e nel quale si trovano echi di don Primo Mazzolari e, per ammissione dell’autore, di presbiteri della sua formazione cristiana.
Il maresciallo, di cui emergeranno le doti investigative, arriva in paese portando con sé antiche ferite personali, dalle quali saprà attingere tutta la compassione necessaria per affrontare i drammi che gli si porranno davanti. Quelli che stanno nelle tenebre, non è un libro catechistico, benchè ricco di contenuti spirituali; non è un saggio storico sebbene prenda spunto da ben precisi episodi; e non è nemmeno un giallo, nonostante l’ultima parte ruoti attorno ad un omicidio dai risvolti sconvolgenti.
Piuttosto, questo intenso e raffinato esordio letterario di Vito, è un libro sull’umanità, le sue contraddizioni, le sue povertà: limiti di un’esistenza che solo Dio, un Dio che esce dagli schemi della teologia per aprirsi a quelli della misericordia, sa comprendere.

Davide Tondani