Gheddafi, ascesa e tramonto di un tiranno

Il 1 settembre 1969, con un colpo di stato incrumento, il colonnello Muammar Gheddafi prese il potere in Libia: aveva 27 anni. La sua dittatura ha resistito fino al 20 ottobre 2011, travolto dalla guerra civile, venne catturato e ucciso

Muammar Gheddafi nel 2009
Muammar Gheddafi nel 2009

La Libia, terra di conquista dai romani ai vandali, bizantini, islamici, fatta colonia italiana con la guerra del 1911-’12, fu regno indipendente dal 1951, ma il re Idris, già capo della resistenza contro gli italiani, fu spodestato dal colpo di stato incruento dell’1 settembre 1969 guidato da Muammar Gheddafi, ventisettenne colonnello e politico.
Era nato nel 1942 in una tenda di pelle di capra presso Sirte da beduini poveri, nomadi e analfabeti. Frequentò con esiti brillanti l’Accademia militare di Bengasi e la scuola islamica, seguì corsi di specializzazione in Gran Bretagna.
Il suo modello era Nasser che nel 1952 aveva fatto il colpo di stato in Egitto contro re Faruk, ne condivide il riformismo sociale, il panarabismo e un’attiva opposizione ai criteri seguiti nella decolonizzazione postbellica in Africa e nel Medio Oriente, con frammentazione eccessiva, confini arbitrari segnati senza tener conto delle distinzioni etniche e storiche per nuovi interessi neocoloniali. Gheddafi nel 1956 era in Palestina a combattere contro Israele “corpo estraneo”.
Il colpo di stato di 50 anni fa fu simultaneo in tutta la Libia, a Tripoli, Bengasi, Tobruk, Derna, Beida, Sabha. A capo di giovani ufficiali progressisti, senza ricoprire cariche ufficiali fu guida e comandante totalitario della “Repubblica Araba Libera e Democratica” di Libia, era il più giovane capo di stato del mondo. Il nuovo governo fu subito riconosciuto da Egitto, Sudan, Iraq, Siria e presto da USA, URSS, Gran Bretagna, Francia e Italia.

Oggi l’anarchia politica e tribale

Non si sa chi governi oggi in Libia, quattro sono i raggruppamenti delle tante tribù in sette zone militari; due sono gli eserciti e due i capi, Al Sarraj nella capitale Tripoli riconosciuto dall’Onu, Usa, Ue. Il militare Haftar, visto come argine al terrorismo dell’Isis attecchito anche in Libia, controlla la Cirenaica. Per una perdurante crisi economica Sarraj è debole, lo sostengono Italia, Turchia, Qatar e Cina interessata a vendere armi. ll suo rivale comanda milizie ribelli di Bengasi, Sirte, è appoggiato da Egitto e Francia.
In una tale babele prospera ogni tipo di lucrosi affari, il più infame è il mercato di persone costrette a sfuggire a fame, torture e guerre e detenute nei lager in Libia con brutali torture per estorcere denaro prima di fornire un precario e spesso mortale imbarco verso l’Europa.
Dal 2014 in Libia c’è una sostanziale guerra civile, arrivata a veri e cruenti scontri armati, le ripetute dichiarazioni di ricerca di soluzioni negoziate sono rimaste lettera morta, come è avvenuto per la conferenza a Palermo del 12-13 novembre 2018 promossa dal presidente del Consiglio Conte; non si giunse ad un accordo per unificare le forze armate comprese quelle delle tribù del Sud.
Ancora il 19 settembre scorso Sarraj in visita a Roma ha ribadito che l’intrigo libico può essere risolto solo con una soluzione politica, che è ostacolata dai conflitti per il potere, dagli orribili guadagni delle bande di trafficanti di esseri umani e dagli interessi del mercato petrolifero, ad esempio di Eni contro Total. (m.l.s.)

 

Gheddafi nel 1972
Gheddafi nel 1972

Le prime riforme del governo rivoluzionario su una popolazione di due milioni di abitanti furono: raddoppio dei salari minimi, dimezzate le paghe dei ministri, partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, creazione di ospedali e ambulatori, vietate le bevande alcoliche, chiusi casinò e locali notturni, adozione dell’alfabeto arabo e nessun insegnamento di lingue straniere.
Gli italiani erano già stati espulsi e espropriati dei loro beni, tranne ENI e Fiat. È restaurata la Sharia: la legge dello stato, i codici civili e penali, i comportamenti si reggono direttamente sul Corano e sono riassunti nel ”libretto verde”. Gheddafi propone la “terza teoria internazionale” alternativa al capitalismo e al comunismo, una nuova società socialista progettata con tutti i libici, una democrazia diretta. Parole belle, ma la realtà concreta è che instaurò un immenso potere personale di unica guida della rivoluzione.
La Libia, che il ministro Nitti nel 1911 aveva definito uno “scatolone di sabbia”, ha un sottosuolo ricco di petrolio e gas metano. A Zelten nel 1959 fu trovato il primo enorme giacimento (ingegneri italiani nel 1914 avevano trovato le prime tracce ma per la guerra furono sospese le ricerche). I rapporti internazionali sono di contrasto per ragioni ideologiche ma di accordo per il primario valore strategico delle fonti energetiche.
Le relazioni con l’Italia sono di difficili interessi comuni: nel 1976 la Libia acquista il 10% delle azioni Fiat, l’Italia diventa il suo primo partner commerciale, un figlio di Gheddafi gioca nel Perugia con scadenti risultati, ma c’è anche il mistero con sospette implicazioni libiche nel 1980 dell’esplosione dell’aereo civile sul cielo di Ustica, il lancio fallito di due missili su Lampedusa, tensioni coi pescatori siciliani.
I rapporti sono tempestosi con gli USA che considerano Gheddafi fomentatore del terrorismo internazionale, subiscono l’attacco a un loro aereo in volo sulla Scozia, bombardano due postazioni militari libiche in cui muore anche una figlia del capo, però prendono petrolio libico.
Nel 1999 per mediazione di Nelson Mandela la Libia rientra nella comunità internazionale, era stata isolata, sotto embargo di armi, blocco aereo. Gheddafi è stato anche un “tipo” mediatico per il suo modo estroso di vestire, il vivere in tenda portata con sé nei viaggi: sono famose le sue foto in tenda durante la visita a Roma col governo Berlusconi e circondato da una guardia personale di sole donne, le sue amazzoni; visto il duro ruolo subalterno della donna nell’islam, erano sentinelle o oggetto di piacere?
Anche i tiranni muoiono per intrighi interni ed esterni: nel febbraio 2011 si scatena una guerra civile tra forze lealiste e rivoltosi riuniti dopo un’insurrezione popolare sull’onda delle “primavere arabe”. Le forze del regime fanno forte repressione con violenze e tante vittime civili e Gheddafi viene accusato di crimini contro l’umanità insieme a un figlio e al capo dei servizi segreti. Il 20 ottobre 2011, individuato da droni americani e attaccato da aerei francesi, fu catturato e linciato a morte dai ribelli; è stato sepolto in un sito segreto del deserto nubiano.

Maria Luisa Simoncelli