
Intervista a Paolo Angella, nuovo priore della Venerabile Misericordia

Pochi giorni dopo l’annuncio ufficiale dei risultati delle votazioni per il rinnovo del Consiglio della confraternita – lo scorso 12 giugno per l’esattezza – l’organismo di governo del sodalizio così rinnovato si è riunito per procedere alle assegnazioni delle cariche sociali. Inutile dire che l’attesa maggiore era riservata alla conoscenza del nome di chi sarebbe andato a sostituire Giuliano Gussoni, priore uscente da due mandati consecutivi, che aveva espresso la chiara intenzione di procedere al passaggio del testimone. L’incertezza si è poi risolta con la nomina di Paolo Angella, eletto consigliere già nelle due precedenti elezioni. Per cercare di far conoscere meglio la persona, peraltro ben nota in Pontremoli anche grazie all’attività di avvocato che svolge, e la sua visione dell’incarico che è andato ad assumere, abbiamo scambiato con lui alcune riflessioni. Inevitabile l’intreccio tra la disponibilità e la preoccupazione per l’impegno che lo attende per i prossimi anni: quattro per la precisione, da quando è entrato in vigore il nuovo statuto: “Questo incarico è per me un grande onore, in quanto vado a rappresentare un’associazione di così grande tradizione e impatto sociale, ma nel contempo è anche fonte di una certa preoccupazione”. Il neo priore precisa: “La mia esperienza in Misericordia è piuttosto recente”, ma poi aggiunge che, così come in tante case di Pontremoli, “in famiglia se n’è sempre parlato fin dai tempi in cui mio nonno materno accompagnava i defunti al cimitero” e lega questo ricordo al timore dovuto alla visione della “buffa” che copriva il viso dei confratelli. Angella spiega che, fino a questa svolta, “in questi anni ho sempre svolto una funzione di consigliere, occupandomi, soprattutto nell’ultimo periodo (probabilmente anche per la professione che svolgo), degli aspetti normativi che riguardano la nostra istituzioni assumendo, quindi, una veste di volontario un po’ diversa, rispetto a quello che tutti noi tradizionalmente siamo abituati ad intendere”. Un incarico, precisiamo noi, che si è fatto abbastanza pesante negli ultimi periodi, caratterizzati dagli adeguamenti alle tante novità legate alla riforma del Terzo Settore. Proprio in questi anni ha avuto modo di conoscere le caratteristiche di quella macchina complicata che la Misericordia è nel suo funzionamento, “sento il peso, dichiara, e la responsabilità dell’incarico ricevuto”. E aggiunge: “La Misericordia, e più in generale il mondo nel volontariato, ha subito un radicale cambiamento, passando da un mero atto caritatevole ad un’entità organizzata che, regolata da norme di legge, deve rispondere a certi requisiti”. Questi cambiamenti hanno, appunto, subito una accelerazione “soprattutto, precisa il priore, con l’entrata in vigore del Codice del Terzo Settore, che va a disciplinare tutte le associazioni senza fini di lucro”; quasi come se lo Stato “volesse delegare al mondo del volontariato tutta una serie di attività che lo stesso non è più in grado di svolgere, mettendo nel contempo vincoli di controllo paragonabili a quelli che riguardano le società commerciali”. Una sfida non di poco conto, “che l’intero Consiglio Direttivo e io cercheremo di affrontare al meglio delle nostre capacità e per far ciò abbiamo previsto delle aree di competenza in cui ciascuno di noi darà il proprio apporto”. Detto questo, Angella ricorda che, comunque, “la confraternita rimane e rimarrà ferma nel rispetto del principio ispiratore, quello cioè ‘della costante affermazione della carità e della fraternità cristiana’, ovviamente con le modalità che i tempi moderni ci chiedono”, restando, nello stesso tempo, un’associazione aperta, alla quale tutti possono aderire liberamente per dare il proprio contributo a favore dei più deboli e disagiati. Come è avvenuto in altre occasioni, il priore rivolge un pensiero particolare ai giovani, esprimendo l’intenzione di “trovare iniziative che possano avvicinarli al nostro mondo, anche se siamo consapevoli che la nostra realtà, per le note ragioni socio-economiche per le quali spesso i giovani sono costretti a lasciare Pontremoli, e la Lunigiana in genere, per studiare o per lavorare, non ci aiuta”. La chiacchierata termina con “un grazie di cuore” che il neo priore rivolge “a tutti i volontari, e dipendenti, che si prodigano quotidianamente in favore della Misericordia”, ricordando che il riconoscimento giunge loro nelle parole del tradizionale motto delle Misericordie: “Che Iddio te ne renda merito”. a.r.