In hoc signo: un viaggio nel nome della Croce, tra monasteri e scriptoria

Una conferenza che si è tenuta a Villafranca

24in_hoc_signoNell’ambito delle attività degli “incontri nel Chiostro”, che si svolgono nella sala polifunzionale del Convento di S. Francesco in Villafranca, la sera del 31 maggio scorso la dott.ssa Olga Failla ha tenuto una conferenza sul tema In hoc signo.
L’occasione era data dalla presentazione del volume – In hoc signo, appunto – da essa pubblicato recentemente. Si è trattato di un viaggio della Croce come emblema di una cultura che, tra oriente e occidente, si è sviluppata nei monasteri e negli scriptoria delle grandi abbazie.
In hoc signo contiene le considerazioni della dottoressa partono dalla descrizione del Crocifisso di Sarzana. Intanto c’è da rilevare che c’è una firma, Guglielmo, e una data, 1138, fissate sotto l’iscrizione INRI. È un tempo segnato dalla riforma degli ordini cistercensi e c’è un grande fervore di rinnovamento.
Guglielmo era sicuramente un uomo colto e probabilmente avrebbe potuto essere un monaco. Il bisogno di comunicare la fede è piuttosto impellente e inizia quella che sarà poi definita la Bibbia dei poveri: la pittura religiosa. Il Crocifisso di Guglielmo si pone su questa scia.
Gli occhi del Cristo crocifisso sono aperti, sono il segno di un Cristo trionfante sulla morte. accanto al Crocifisso la Vergine Maria e San Giovanni e, in riquadri più piccoli scene della Passione: l’arresto di Gesù, la flagellazione, la salita al Calvario, la deposizione dalla Croce.
Da collocare più o meno nello stesso periodo è il Volto Santo di Lucca che la leggenda vuole dipinto da Nicodemo. E qui le storie si intrecciano poiché Nicoldemo viene anche menzionato, nella stessa leggenda, come colui che raccolse in ampolle il sangue di Cristo, anch’esse venerate nella cattedrale di Sarzana.
La diffusione dell’adorazione della Croce è piuttosto estesa. Dello stesso periodo è anche il Volto santo del “Corvo” conservato nel monastero carmelitano di Santa Croce a Bocca si Magra.
Queste immagini sono importanti per il notro territorio, ma la figura del crocifisso ha attraversato tutto quel periodo storico. Basti pensare alle icone del mondo orientale, alle icone del monastero di santa Caterina del Sinai, il Crocifisso dell’abbazia di Rosano… e da allora quelle immagini proliferarono fino ad arrivare poi nelle descrizioni dei racconti biblici che quasi sempre culminavano nella celebrazione del Cristo Crocifisso.