Attacco alle reti di solidarietà del volontariato

Preoccupa il manifestarsi di una strategia contro le organizzazioni del Terzo Settore

18volontariatoNon sono i classici tre indizi che formano una prova, ma il fatto che il quotidiano “Avvenire” di domenica scorsa abbia dedicato al tema del volontariato sia l’editoriale del direttore Marco Tarquinio che alcune pagine interne nelle quali spicca, per l’autorevolezza del nome, l’intervista di Diego Motta all’economista Stefano Zamagni, la dice lunga sul fatto che il Terzo Settore, così è ora nominato stia conoscendo un momento di grande difficoltà determinato da alcune scelte messe in atto dal governo in carica.
È vero che un riordino profondo del mondo delle associazioni di volontariato era stato messo all’ordine del giorno da diversi anni e il nuovo Codice del Terzo settore era stato portato a compimento dal governo precedente con l’approvazione del D.Lgs. n. 1173/2017, ma proprio in questo momento di profondi cambiamenti, quando ancora devono essere emanati importanti decreti attuativi, qualcosa è cambiato e sta cambiando giorno per giorno nel modo in cui la politica guarda alle reti di solidarietà attive nel Paese.
mensa_poveriUn cambiamento che interessa anche l’opinione della gente comune, sempre meno propensa a concedere fiducia e sostegno a chi si occupa degli ultimi.
L’aspetto preoccupante, come afferma Zamagni nell’intervista, è che il “disprezzo del povero” – l’aporofobia, se vogliamo usare un termine dotto – “non è un sentimento che nasce, come accadeva una volta, ai piani alti della società. Non siamo di fronte allo scontro classico tra chi sta molto bene e chi sta male. La guerra sociale oggi è stata scatenata dai penultimi nei confronti degli ultimi, perché le élite e i ricchi non hanno nulla da temere dalle politiche redistributive di cui parlano i governi. Da noi, in Italia e nell’Occidente, semmai è la classe media ad essere tornata indietro”.
È proprio su sentimenti di questo tipo che fa leva chi, come diversi esponenti dell’attuale maggioranza politica, vuole creare barriere di sicurezza… alimentando, senza ragioni apparenti, il senso di insicurezza delle persone.
È così, scrive Tarquinio, che “le parole di (falso) ordine e i marchi di scherno confezionati dal cattivismo ‘social’ e di governo si traducono in concreti atti di ostilità e in scelte (o deliberate non-scelte) politiche e amministrative”.

NOCERA UMBRA VOLONTARI IN UNA CASA DI CURA DURANTE IL PRANZO
NOCERA UMBRA VOLONTARI IN UNA CASA DI CURA DURANTE IL PRANZO

Fa notare l’economista che l’anno 2019 è iniziato con il “balletto sull’Ires per il non profit”; come dicevamo sopra, c’è attesa per l’emanazione “di una dozzina di decreti attuativi sulla riforma; dal giugno 2018, il Consiglio nazionale del Terzo Settore “è stato convocato per la prima volta settimana scorsa, quando per legge dovrebbe essere convocato ogni tre mesi”. Inoltre “i fondi pubblici per il sociale vengono sottratti al Terzo settore per essere poi reindirizzati allo Stato”.
Tutto è fermo per quanto riguarda importanti strumenti di finanza sociale, dalle obbligazioni ai prestiti, che il mondo della cooperazione aspetta. A questo, in altri ambiti, si potrebbe aggiungere la polemica sui contributi all’editoria (che riguardano molte testate, come la nostra, gestite da enti senza fini di lucro o cooperative di giornalisti) e i ritardi nei finanziamenti alle sale cinematografiche.
Tornando al tema del volontariato, non si può che condividere quanto scrive il direttore di Avvenire: “Nel mirino ci sono tutti coloro che si occupano di poveri, bambini soli, disabili, carcerati, stranieri rifugiati e richiedenti asilo”. Le mense e gli ostelli della Caritas: mangiatoie; le Case famiglia: business; la cooperazione sociale: affarista e malavitosa, le organizzazioni umanitarie: nemici del genere umano e dell’ordine pubblico.
Non c’è da stupirsi se, a seguito di un tale bombardamento, il sentire comune si allontana ogni giorno di più dal sentimento di com-passione che, ricorda Zamagni, ha spesso caratterizzato il popolo italiano.
Lo stesso economista vede una possibile soluzione nella possibilità che i cattolici, incalzati da Papa Francesco, si impegnino in “una trasformazione complessiva del sistema” perché “bisogna cambiarne le fondamenta e l’impianto. L’associazionismo non può fare solo diagnosi, servono terapie”. A
ffermando che “oggi come non mai servono i De Gasperi, non i politicanti”, giunge ad auspicare che, dopo “la strategia della polverizzazione e della diaspora”, i cattolici tornino a “creare massa critica, per essere finalmente incisivi”.
Su di un progetto politico di tale portata non ci si può esprimere con poche parole, ma si può senz’altro concordare con la chiusura dell’editoriale di Tarquinio: “La solidarietà può essere umiliata e azzannata, ma non può essere smontata del tutto… E il bene vince”.

(a.r.)