Convegno nazionale Caritas: la più grande povera è la comunità disgregata

“Carità è cultura”: si è svolto a Scanzano Ionico (MT) l’annuale appuntamento. Presenti 500 partecipanti di 218 delegazioni diocesane

14convegno_Caritas1Caritas Italiana ha organizzato a Scanzano Jonico (Matera) l’annuale convegno nazionale “Carità è cultura” per sviluppare tematiche che riguardano il cammino delle diverse realtà presenti nella Chiesa italiana in ordine alla carità, intrecciandola con la verifica delle attività in essere, sui cambiamenti culturali ed etici nel mondo in cui viviamo.
Presenti 218 Caritas diocesane con oltre 500 partecipanti; presente anche la nostra Caritas con tre volontari della equipe diocesana. Quattro intense giornate, da lunedì 25 a giovedì 28 marzo, hanno impegnato i vari direttori con i membri dell’equipe delle Caritas diocesane in un programma ricco di prestigiosi interventi e di incontri sul tema del convegno.
Dopo i messaggi di saluto del presidente della Repubblica e del card. Bassetti, presidente della CEI, ha aperto i lavori mons. Corrado Pizziolo, vescovo della diocesi di Vittorio Veneto e presidente “ad interim” di Caritas italiana: ha offerto riflessioni sul perché la carità è cultura e dove sta andando la nostra Europa.
È poi intervenuto il prof. Giuseppe Savagnone, direttore dell’ufficio di Pastorale della cultura della diocesi di Palermo. Una relazione lucida e incisiva la sua: “Oggi la carità è derisa come ‘buonismo’ e la cultura non si riconosce più nel Vangelo”. La carità, ha affermato, “diventa discorso politico, non partitico, che la sottrae al rischio, presente nella situazione attuale dei cattolici – primi nel volontariato, ultimi nella politica – di sostituirsi alla giustizia e di riparare i danni creati da leggi sbagliate e disumane, appoggiate dagli stessi che poi lavorano per i poveri”.

Mons. Pizziolo, Presidente Caritas Italiana
Mons. Pizziolo, Presidente Caritas Italiana

Inevitabile il riferimento a quando il ministro dell’interno Matteo Salvini, nel febbraio 2018, giurò sul Vangelo: “Ma su quale Vangelo ha giurato? Forse ho una edizione poco aggiornata che risale a 2.000 anni fa – ha detto tra gli applausi -, perché vorrei sapere come è cambiato. Ho visto troppi cattolici che dicono che il parroco in chiesa deve stare attento a cosa dice sugli immigrati perché altrimenti si alzano e se ne vanno”.
Martedì 26 è intervenuto mons. Paolo Bizzeti, vicario apostolico di Anatolia, che ha aperto una finestra su quella che un tempo era culla della cristianità, ora ridotta ad una minoranza esigua. Tra l’altro ha affermato che “abitando in Turchia, mi sono reso conto che è necessario che noi cristiani approfondiamo proprio questo punto perché i musulmani sono attenti a donare al povero; l’elemosina è uno dei pilastri dell’Islam come lo era del Giudaismo del tempo di Gesù. Nella città dove vivo, di circa 180mila abitanti, hanno accolto circa 30.000 profughi! Quando leggo che in Italia si rifiutano poche centinaia di persone ridotte allo stremo, mi vengono tanti dubbi su dove ci sia ancora un po’ di spirito umano ed evangelico”.
Nel pomeriggio sono stati avviati sette gruppi-tavoli di confronto per il discernimento e la testimonianza della “Carità è cultura”, proseguiti nella terza giornata del convegno.
La sintesi di questi lavori e gli “orientamenti per un cammino comune” delle oltre 200 Caritas diocesane italiane sono poi stati tracciati nella giornata conclusiva del convegno dal direttore di Caritas italiana, mons. Francesco Soddu. “La più grande povera in questo momento – ha detto – è la comunità, che è disgregata. Allora ritorna forte l’appello di Papa Francesco: se una comunità cristiana non si interessa dei poveri corre il rischio di disgregare se stessa”.
E di fronte allo slogan “prima gli italiani”?
“Il prima o il poi riguarda sempre ragionamenti egoistici – risponde -. Non esiste nessuna priorità davanti all’umanità. Se in un certo momento l’umanità ha bisogno di qualcosa, io la aiuto. Non esistono priorità studiate a tavolino. Nella misura in cui si fa una cosa del genere si inizia già con una falla iniziale che porta con sé altre fallacità”.
Il direttore di Caritas italiana si è detto molto preoccupato per la manipolazione delle verità: “Bisogna sempre illustrare tutte le opinioni, ma se una verità è trasformata già all’origine come si fa a poterla orientare bene? La Cei, attraverso lo Statuto, ha consegnato alla Caritas l’impegno per cercare di promuovere leggi giuste e buone secondo la Costituzione”.
“Papa Francesco – ricorda – ha richiamato l’impegno della buona politica con la ‘P’ maiuscola. Come il Vangelo, che non può essere brandito per altri scopi. Gesù si è fatto povero e ha scelto la povertà: se si crea una giustificazione si sta costruendo un altro vangelo. E oggi le alchimie sono tante”.

Edamo Barbieri