I social network, una risorsa se creano comunione

Il Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

Layout 1Facebook, Twitter, Instagram, Whatsapp. Sono alcuni dei cosiddetti social network, le reti sociali che caratterizzano il nostro tempo e che spesso pervadono le nostre vite, influenzando comportamenti, stili di vita, modi di pensare e di essere.
Inquietante poi è il fenomeno chiamato “Hikikomori” (secondo il termine giapponese che significa letteralmente “stare in disparte”), utilizzato per riferirsi a chi decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi (da alcuni mesi fino a diversi anni), rinchiudendosi nella propria camera da letto, senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno, se non tramite il web.
Da lì il passo è breve per parlare delle forme più deleterie di cyberbullismo, che sconfinano nei fenomeni di stalking e mobbing. Nonostante queste deviazioni, però, papa Francesco rimane un sostenitore delle opportunità rappresentate da Internet, se questa piattaforma viene utilizzata per liberare e non per intrappolare le relazioni e le persone.
Il Pontefice stesso è presente su Twitter con oltre 40 milioni di “followers”, mentre su Instagram sono “solo” 5 milioni gli utenti che lo seguono.
15twitter“Internet – scrive papa Francesco nel Messaggio pubblicato in preparazione alla 53a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali – rappresenta una possibilità straordinaria di accesso al sapere”, ma anche “uno dei luoghi più esposti alla disinformazione e alla distorsione consapevole e mirata dei fatti e delle relazioni interpersonali, che spesso assumono la forma del discredito”.
Quest’anno la giornata si celebra domenica 2 giugno, solennità dell’Ascensione, e il tema della comunità è il cuore del Messaggio, come indicato anche dal titolo: “Siamo membra gli uni degli altri (Ef 4, 25). Dalle social network communities alla comunità umana”.
Come ritrovare, dunque, la vera identità comunitaria nella consapevolezza della responsabilità che abbiamo gli uni verso gli altri, anche nella rete?
La celeberrima immagine del corpo e delle membra, raffigurata dall’apostolo Paolo, serve al Pontefice per ricordarci che l’utilizzo dei social è complementare all’incontro in carne e ossa, “che vive attraverso il corpo, il cuore, gli occhi, lo sguardo, il respiro dell’altro”.
Ecco allora l’indicazione per le comunità ecclesiali: “se la rete è usata come prolungamento o come attesa di tale incontro, allora non tradisce se stessa e rimane una risorsa per la comunione. Se una comunità ecclesiale coordina la propria attività attraverso la rete, per poi celebrare l’Eucaristia insieme, allora è una risorsa”. E ancora: “se la rete è occasione per avvicinarmi a storie ed esperienze di bellezza o di sofferenza fisicamente lontane da me, per pregare insieme e insieme cercare il bene nella riscoperta di ciò che ci unisce, allora è una risorsa”.
Il mondo digitale è una sfida per la Chiesa e per il Vangelo e come tale deve essere affrontata on line, ma questo non esime, come cristiani, come persone, come membri della Chiesa, dalla cura delle relazioni interpersonali che richiedono, oggi come sempre, ascolto, dialogo e un uso responsabile del linguaggio. Detto in altri termini, possiamo essere veramente “social” se sappiamo essere autenticamente umani. Tra i numerosi commentatori del Messaggio del Papa c’è chi sostiene che la Chiesa sia la più antica rete globale e proprio a partire da questo suo primato possiamo vederla come un autentico human network: una rete pienamente umana perché i suoi membri, i suoi “nodi”, nella loro diversità e unicità sono a immagine di Dio. “La Chiesa stessa è una rete tessuta dalla comunione eucaristica – conclude Francesco – dove l’unione non si fonda sui like, ma sulla verità, sull’amen, con cui ognuno aderisce al Corpo di Cristo, accogliendo gli altri”.

(df)