Interessi enormi dietro la strage di Alindao

Nuovi venti di guerra in Centrafrica, attaccata una missione cattolica

44alindao“Non fermatevi a denunciare il massacro dei cristiani. Chiedetevi perché è avvenuto” dice all’Agenzia Fides mons. Juan Jose Aguirre Muños, Vescovo di Bangassou, diocesi nel sud-est della Repubblica Centrafricana, limitrofa a quella di Alindao, dove il 15 novembre i ribelli ex Seleka dell’UPS (Unité pour la Paix en Centrafrique), agli ordini del generale Ali Darassa, hanno dato l’assalto alla missione cattolica – situata nella parte est della città e che ospita un campo di sfollati per i non musulmani nel quale sono accolte circa 26.000 persone – uccidendo più di 40 persone, tra cui il vicario generale della diocesi, mons. Blaise Mada, e don Celestine Ngoumbango, parroco di Mingala.
A scatenare la rappresaglia sarebbe stata l’uccisione, avvenuta qualche giorno prima, di un mercenario musulmano nigerino dell’UPC, un’organizzazione paramilitare nata da una scissione della Seleka, installatasi nella parte ovest di Alindao da 5 anni, i cui membri provengono in maggioranza da Paesi vicini come il Niger. “La rappresaglia è stata terribile – dice il Vescovo – Gli uomini di Ali Darassa hanno assalito, saccheggiato e incendiato il campo di sfollati e ucciso donne e bambini; hanno dato alle fiamme la cattedrale dove hanno ucciso i due sacerdoti. Subito dopo hanno lasciato entrare nella parte est di Alindao gruppi di giovani musulmani della parte ovest, che hanno saccheggiato la casa episcopale ed hanno dato alle fiamme il presbiterio e il centro della Caritas. Di queste strutture rimangono solo i muri calcinati”.
Il personale delle Ong che lavorava ad Alindao è stato evacuato con un aereo venuto appositamente, mentre mons. Cyr-Nestor Yapaupa, Vescovo di Alindao, e tre preti hanno voluto restare accanto alla popolazione. Sono fortemente provati, ma hanno avuto la forza di seppellire i due preti martiri e le 42 persone massacrate nel campo d’accoglienza.
Molto forte il commento dei fatti che mons. Aguirre detta all’agenzia: “Non possiamo limitarci a denunciare questi massacri. Occorre andare a fondo a quello che sta accadendo in Centrafrica. Gruppi come l’UPC sono formati da mercenari stranieri che da 5 anni occupano parti del nostro territorio. Sono pagati da alcuni Paesi del Golfo e guidati da alcuni Stati africani limitrofi. Entrano dal Ciad attraverso Birao con armi vendute all’Arabia Saudita dagli Stati Uniti. Vogliono dividere il Centrafrica alimentando l’odio tra musulmani e non musulmani. In questo modo ne approfittano per saccheggiare le ricchezze centrafricane, oro, diamanti, e il bestiame. Ma soprattutto alcuni Paesi stranieri e non africani vogliono usare il Centrafrica come porta per entrare nella Repubblica Democratica del Congo e nel resto del continente, manipolando l’Islam radicale. È questo il gioco che sta dietro alla strage di Alindao”.