Virgoletta ha celebrato i patroni Gervasio e Protasio

Il 19 giugno scorso con S. Messa, Vespri e processione per le vie del paese

L'abitato di Virgoletta
L’abitato di Virgoletta

Passano i secoli ma i martiri continuano a raccogliere le preghiere dei fedeli e a stuzzicare l’interesse dei curiosi, affascinati da questi personaggi fieri, liberi e capaci di trascendere tempo e luogo con il loro messaggio, tra realtà storica e leggenda: così martedì 19 giugno il paese di Virgoletta ha ricordato i patroni Gervasio e Protasio, con una grande festa. Mons. Antonio Costantino Pietrocola ha celebrato la messa solenne del mattino, coadiuvato da altri sacerdoti e diaconi.
Durante l’omelia si è soffermato sulla storia dei due martiri milanesi, che erano certo fratelli e forse gemelli. Le notizie si perdono nella notte dei tempi e non si conosce l’anno di nascita, ma probabilmente vissero intorno alla metà del III secolo, durante le persecuzioni degli imperatori Decio e Valeriano, oppure durante quella di Diocleziano.
Nel V secolo un autore anonimo ne ha composto la Passio, che racconta come anche i loro genitori fossero stati martiri cristiani: il padre Vitale venne ucciso mentre si trovava a Ravenna e la madre Valeria sulla strada per Milano. Secondo questa tradizione, appena saputo della morte dei genitori i due giovani non pianificarono vendetta ma decisero di vendere i beni di famiglia e distribuire il ricavato ai poveri, passando poi dieci anni a pregare e testimoniare l’amore di Cristo.
Un generale dell’Impero passò con le sue truppe in città, li denunciò come cristiani e così decretò la loro condanna. I due fratelli furono arrestati, torturati e uccisi: a Protasio fu tagliata la testa con la spada, Gervasio morì per i numerosi colpi di flagello ricevuti.
I loro corpi furono ritrovati il 17 giugno 386 nell’antica zona cimiteriale, grazie a uno scavo commissionato dal vescovo Ambrogio, che scrisse alla sorella Marcellina: “Penetrò in me come l’ardore di un presagio. In breve: il Signore mi concesse la grazia. Nonostante che lo stesso clero manifestasse qualche timore, feci scavare la terra nella zona davanti ai cancelli dei santi Felice e Nabore.” I resti dei “due uomini di straordinaria statura”, dei quali “tutte le ossa erano intatte, moltissimo era il sangue”, vennero portati nella Basilica Martyrum, l’attuale Basilica di Sant’Ambrogio, che fu consacrata il 19 giugno con l’elezione a santi di Gervasio e Protasio.
“La cecità dell’uomo moderno è credere di poter raggiungere la felicità senza Dio – ha concluso mons. Costantino – I patroni ci mantengano aperti gli occhi, anche quelli del cuore!”. La giornata di festa è terminata con il canto dei vespri, la processione nel borgo e il rinfresco nella piazza del paese.

(Ilaria Tonini)