Amnesty International punta il dito contro il social media Twitter, definendolo un “luogo” non sicuro per le donne e accusando la società che lo gestisce di non fare abbastanza per contrastare violenza e molestie perpetrate online.
La Ong ha lanciato una campagna per denunciare l’assenza di misure concrete per far sì che le donne siano tutelate, nonostante l’azienda con sede a San Francisco si sia impegnata da tempo a essere più trasparente nei suoi sforzi per migliorare la “salute” delle conversazioni online sostenendo di stare “dalla parte delle donne in ogni parte del mondo”.
Le regole di Twitter sui comportamenti d’odio vietano la violenza e le molestie contro le donne e la piattaforma è dotata di un sistema di segnalazione degli account o dei tweet che violano quelle politiche. Tuttavia, Amnesty sottolinea che Twitter non fa sapere agli utenti come interpreta e applica queste regole o come forma i moderatori a rispondere alle segnalazioni di violenza e molestie.
Anzi, spesso le regole sono applicate in modo incoerente e talvolta non c’è reazione alle segnalazioni: ciò rende i contenuti molesti ancora visibili nonostante violino le regole della piattaforma che conta oltre 330 milioni di utenti attivi al mese e circa 500 milioni di tweet postati ogni giorno.
Il rapporto di Amnesty International si basa su interviste a 4.000 donne in otto Paesi: poco più di tre quarti di quelle che avevano subito molestie e intimidazioni su un social media avevano cambiato il loro comportamento online, ad esempio nel 32% dei casi rinunciando a postare le loro opinioni su determinati argomenti.
Le donne di colore, quelle appartenenti alle minoranze etniche o religiose, le donne con disabilità sono prese di mira più delle altre e in questo modo persone già marginalizzate vengono tenute fuori dalla conversazione pubblica. Amnesty chiede trasparenza nell’informazione come punto di partenza per disincentivare e filtrare i messaggi d’odio.
A cominciare dal rendere pubblici esempi specifici di violenza e molestie che non saranno tollerati, oltre a condividere i dati sui tempi di risposta alle segnalazioni di molestia e riferire regolarmente circa gli strumenti attivati e il loro funzionamento.
A Twitter viene suggerito anche di assicurare che le decisioni prese per restringere i contenuti siano in linea con le norme internazionali dei diritti umani e con i relativi standard. Infine, dovrebbe concentrare gli sforzi per mettere in grado gli stessi utenti di contribuire a migliorare l’esperienza sulla piattaforma.