Dana Spiotta, Innocenti e gli altri

15Dana_SpiottaNata nel 1966 nel New Jersey, insegnante di scrittura creativa, Dana Spiotta è ben conosciuta anche in Italia per i suoi  “L.A. Girl” ( Frassinelli 2002), “Vivere un segreto” (Mondadori 2009 ) e “Versioni di me” (Minimum Fax 2013 ), apprezzata ed accostata ad autori come De Lillo e Easton Ellis è di nuovo per noi con quest’ultimo “Innocenti e gli altri” (Edizioni la nave di Teseo, pagg. 338 traduzione di Carlo Prosperi, euro 19,50). Per una qualche coincidenza esce da noi nell’anno de “La sceneggiatura” di Don Carpenter ed ha insieme al centro il cinema.
Siamo a Los Angeles negli anni ’80 con Meadow Mori, ricca ed innamorata di un uomo più grande di lei in cui pare configurarsi Orson Welles. È appassionata di cinema e decisa a farsi strada in quel mondo non sfruttando la sua relazione pur postuma per la prematura ed improvvisa scomparsa dell’uomo. La sua amica più stretta è Carrie Wexler, di umili origini, con cui condivide l’attrazione per il cinema se pur diversamente. Meadow è affascinata dallo sperimentale, dal documentario, dalla esplorazione della decadenza, del dolore alla ricerca di un’ autorialità che non mira al puro successo. Per Carrie il fine è la realizzazione di blockbuster con qualche punta di femminismo edulcorato.
Seguiamo le vicende delle due protagoniste nel processo di realizzazione dei loro fini sia artistici che sentimentali in un alternarsi di piccoli o grandi colpi di scena che le aiuteranno forse a capire ed a capirsi. Nella seconda parte della storia appare un altro importante personaggio, Jelly liberamente ispirata ad una donna che nella realtà seduce gli uomini usando semplicemente la conversazione telefonica per poi abbandonarli al loro destino, irrintracciabile. La sua voce seduce Meadow che vorrebbe incontrarla per utilizzarla in un lavoro documentario che considera il suo possibile capolavoro. Ma Jelly nasconde un segreto che non è lecito rivelare al possibile lettore.
Il romanzo nella sua stesura evita qualsiasi esempio di trama tradizionale ,pur naturalmente avendone una anche molto efficace, piuttosto è praticamente “montato” come un film con tanto di inserimenti di saggi online,con commenti di lettori, con recensioni dei film delle protagoniste, con critica cinematografica che arricchiscono ancora di più la storia costruendo un plot quasi da giallo che però ci porta alla conclusione forse più appropriata, siamo chiamati a rispondere come lettori direttamente interrogati e provocati alla domanda delle domande: qual è il senso finale della nostra ricerca, della nostra vita, del nostro ruolo in rapporto agli altri e quale il valore definitivo ed irrinunciabile delle nostre scelte?
Concepito con un ritmo di virtuosistica abilità il romanzo coinvolge, appassiona, intriga e in fondo sconvolge, ma da ultimo appassiona e forse questo è quello che noi cerchiamo nella letteratura (anche in altro si intende ma fermiamoci qui).

Ariodante Roberto Petacco