Ricordando Giulio Armanini ad un anno dalla morte

12Giulio_ArmaniniLe due pagine che questa settimana dedichiamo a Giulio Armanini per ricordarlo ad un anno dalla morte – 27 marzo 2017 – sono ben poca cosa rispetto al tanto che il nostro amico ha scritto per Il Corriere Apuano e non solo. Negli ultimi anni era diventato per lui molto importante anche il suo blog – significativamente intitolato “Alle sorgenti del Magra” e pensato, sono parole sue, “nella prospettiva di ricostruire la piccola storia di un territorio dove tanta grande storia è passata” – nel quale pubblicava interessanti articoli, in prevalenza legati alla Lunigiana, alla sua cultura, alla sua storia.
Non è stato facile scegliere tra i tanti prodotti di valore, preparati con cura e competenza e alla fine la scelta è caduta su due brani legati tra di loro, anche se affrontano la tradizione da due diversi punti di vista: la ricerca sul campo di quelle espressioni di religiosità popolare che caratterizza le nostre vallate – in special modo la sua amata Valdantena – e la rappresentazione della vita quotidiana inserita in un racconto di fantasia suggerito da una delle tante credenze popolari tramandate nelle serate invernali attorno al fuoco del gradile. Crediamo che soprattutto questo secondo testo possa contribuire a svelare un aspetto meno conosciuto di Giulio Armanini scrittore.
Un anno è lungo nello svolgersi della sua quotidianità; poi, quando è trascorso, suscita la considerazione: “sembra ieri”. Così avviene per fatti che segnano con decisione le nostre vite, così è accaduto con la morte di Giulio. La sua repentinità, che ha travolto emotivamente parenti e amici, è stata quasi in sintonia con quel suo carattere “veloce” che lo portava ad evitare gli indugi nelle cose da fare.
Come sempre accade in questi casi, dopo lo smarrimento dei primi giorni, nei mesi successivi è subentrato il senso reale di “perdita”, che ha dato la vera portata del triste avvenimento.
È stato strano – perché impensato, più che inatteso – passare da una quotidianità fatta di articoli da pensare, scrivere, commentare assieme, di damigiane da portare al fornitore di vino per essere riempite (questo è stato proprio l’ultimo argomento di cui abbiamo parlato appena un’ora prima della sua morte), di commenti ad una politica sempre più lontana dalle comuni esperienze giovanili e di tanto altro ancora, alla mancanza di un punto di riferimento in tutto questo, dalle cose più alte a quelle più comuni.
Come in tutti, anche in Giulio Armanini le caratteristiche positive, preponderanti, si mescolavano ad aspetti che inducevano chi lo frequentava ad animati confronti; quella che non veniva mai meno, però, era la sua disponibilità alla collaborazione, magari dopo qualche ora o giorno di estenuante… corteggiamento! D’altra parte, molti e diversificati erano i suoi interessi culturali, come dimostrato dalla grande mole delle sue ricerche di carattere storico, politico e sociale – molte rese note in conferenze o articoli – in prevalenza riferite al nostro territorio e al fenomeno dell’emigrazione.
Sono espressione della sua intelligenza e della sua preparazione e sono anche la vera eredità che Giulio lascia a quanti amano questa terra e non si rassegnano alla sua progressiva perdita di rilevanza.

Antonio Ricci