
Aperto il pre Sinodo dei giovani. Papa Francesco: “voi siete un antidoto o la Chiesa invecchia”
È all’insegna della concretezza e della volontà di ascolto il discorso con cui il Papa ha aperto il pre Sinodo dei giovani in corso in Vaticano con 300 ragazzi da tutti i continenti che elaboreranno un documento che diverrà parte integrante dell’appuntamento di ottobre. La faccia tosta, il coraggio, la capacità di ridere e di piangere, persino i tatuaggi trovano posto nelle parole del Papa, che dopo le testimonianze dei rappresentanti dei cinque continenti ha dialogato a braccio rispondendo alle domande dei giovani su argomenti come la tratta, il discernimento, le insidie del mondo digitale, le malattie da evitare nella Chiesa, che solo con i giovani non invecchia ed è in grado di trovare un antidoto alla logica velenosa del “si è sempre fatto così”.
Francesco rifiuta con decisione una lettura semplicisticamente sociologica dell’universo giovanile: “Esistono storie, volti, sguardi, illusioni, esistono i giovani”. Parlare della gioventù è facile, basta procedere per astrazioni o percentuali: la via maestra è invece quella di seguire i giovani, che certo “non sono il Premio Nobel della prudenza”.
“Qualcuno pensa che sarebbe più facile tenervi a distanza di sicurezza, così da non farsi provocare da voi”, il monito: “Ma non basta scambiarsi qualche messaggino o condividere foto simpatiche. I giovani vanno presi sul serio!”.
“Mi sembra che siamo circondati da una cultura che, se da una parte idolatra la giovinezza cercando di non farla passare mai, dall’altra esclude tanti giovani dall’essere protagonisti”, la denuncia del Papa: “È la filosofia del trucco”, di quegli adulti che si truccano per sembrare più giovani ma poi non fanno spazio ai giovani, non li lasciano crescere.
“Spesso siete emarginati dalla vita pubblica e vi trovate a mendicare occupazioni che non vi garantiscono un domani”, le parole per stigmatizzare i dati sulla disoccupazione giovanile. Con il Sinodo, spiega Francesco, la Chiesa vuole “mettersi in ascolto dei giovani, nessuno escluso”, “non per fare politica o per una artificiale ‘giovano-filia’, ma perché abbiamo bisogno di capire meglio quello che Dio e la storia ci sta chiedendo”.
“Cosa cerchi nella tua vita? Dillo, ci farà bene ascoltarlo. Di questo abbiamo bisogno”, è la domanda-simbolo del tema dell’appuntamento di ottobre: il discernimento.
“I giovani oggi chiedono alla Chiesa vicinanza”: no, allora, alla tentazione di “prendere le distanze per non sporcarsi le mani”, sì invece alla sfida di ringiovanire la Chiesa imparando dai giovani a “lottare contro ogni egoismo e a costruire con coraggio un giorno migliore”.
“Un uomo, una donna che non rischia non matura: un’istituzione che fa scelte per non rischiare rimane bambina, non cresce”, il monito del Papa: se un giovane non rischia va in pensione a 20 anni, e con lui invecchia anche la Chiesa. Sono i giovani, per Francesco, l’antidoto alla logica del “si è sempre fatto così”, che è un veleno per la Chiesa, “ma un veleno dolce, perché ti tranquillizza l’anima, ti lascia come anestetizzato e non ti fa camminare”.
La tratta “è un crimine contro l’umanità, un delitto contro l’umanità, e nasce da una mentalità malata”, secondo la quale “la donna va sfruttata”. Rispondendo alla domanda di una giovane vittima della tratta, il Papa fa notare che in Italia il 90% dei clienti sono battezzati, cattolici, e chiede perdono per loro. Il clericalismo e lo spiritualismo esagerato sono due malattie che vanno assolutamente evitate, spiega Francesco ad un seminarista di Leopoli.
“Quando tu vedi un prete mondano, è brutto, è peggio”, incalza il Papa. “La vera formazione religiosa nella vita consacrata deve avere quattro pilastri: vita spirituale, vita intellettuale, vita comunitaria e vita apostolica”, ricorda Francesco ad una giovane suora cinese che studia teologia a Roma e che gli regala una sciarpa rossa, calda e del colore della gioia.
M. Michela Nicolais