L’export di marmo cresce ma non crea nuova occupazione

I dati Istat relativi al distretto apuo-versiliese: aumenta il commercio del grezzo, si riduce quello del lavorato

Una cava di marmo a Carrara
Una cava di marmo a Carrara

Notizie non molto confortanti dal lapideo, il settore principe dell’economia provinciale. A diffonderle, a metà mese, l’Internazionale Marmi e Macchine Carrara (Imm), la società pubblica che da quarant’anni promuove il settore del marmo locale e delle relative tecnologie. Operando sui dati Istat relativi al commercio internazionale dell’Italia, l’ente carrarese ha diffuso i dati sull’export di marmo nel 2017 relativi al distretto apuo-versiliese, che comprende le tre province di Massa Carrara, Lucca e La Spezia, con la parte del leone ovviamente interpretata dalla prima. Nel 2017, rispetto al 2016, le esportazioni di materiali lapidei “grezzi” (cioè estratti dalla cava e immediatamente inviati all’estero) in provincia di Massa Carrara sono aumentate, in valore, del 37,13%. Un dato migliore della media nazionale: a livello italiano l’aumento è stato del 27,23%, circa 250 mila tonnellate in più dell’anno precedente. A trainare l’incremento dell’export italiano di marmo in blocchi e lastre, è stata la crescita della domanda cinese, oramai primo mercato di sbocco per il marmo italiano in blocchi e lastre. I quasi 212 milioni di euro di marmo grezzo esportato nel 2017 (circa 56 milioni di euro in più rispetto al 2016) sono un dato solo apparentemente positivo per la provincia apuana: esportare prodotti grezzi significa ottenere dal marmo reddito solo nella fase della cavatura, ma non dalle successive fasi di lavorazione e commercializzazione, con il relativo indotto di tecnologie, marketing, trasporti. Ed è qui che vengono le note dolenti: l’export di marmo lavorato, quello che in zona viene trasformato in prodotti finiti o semilavorati, e solo successivamente esportato, a Massa Carrara si è ridotto del 4,6% nel 2017, calando a 341 milioni di euro, 16,5 in meno rispetto al 2016. Un dato in linea con le tendenze nazionali, ma assolutamente preoccupante.

Una cava nelle Apuane a Carrara
Una cava nelle Apuane a Carrara

A determinare la contrazione, secondo Imm, è stato il mercato statunitense, il cui settore edile ha subito una fase di stallo, unito al boom dei materiali artificiali, come il cosiddetto “quarzo”, largamente promosso presso gli architetti del Nord America. Unendo i dati di esportazioni grezze e lavorate, l’export della provincia di Massa è passato da 512 a 553 milioni di euro (+8%), ma la preponderanza delle esportazioni di non lavorato e la contrazione delle esportazioni delle tonnellate di lapideo che nel distretto subisce ulteriori fasi di lavorazione permettono agli osservatori di rilevare come all’aumento del giro d’affari non abbia corrisposto un effetto benefico a livello occupazionale. Più profitti e meno salari, si potrebbe affermare, rimarcando l’aspetto delle accresciute disuguaglianze prodotte da questo trend, per giunta aggravate dai costi naturali e ambientali (ricadenti su tutti, non solo su chi ne trae profitti) legati allo sfruttamento delle Alpi Apuane. A giocare un ruolo importante in queste dinamiche sono le relazioni commerciali con il principale cliente del marmo locale: la Cina. Gli importatori della potenza economica asiatica, secondo il rapporto divulgato da Internazionale Marmi e Macchine, tendono ad acquistare intere partite di prodotto invece del singolo blocco: blocchi informi e blocchi difettosi, una volta arrivati a destinazione, vengono lavorati e destinati al mercato cinese meno esigente, ma fortemente attratto dal marchio “made in Italy”. La globalizzazione dei mercati si aggiunge dunque ai tanti elementi storico-sociali ed economico-aziendali del settore lapideo del distretto apuo-versiliese che hanno contribuito, a differenza di altri distretti produttivi italiani, ad una mancata diffusione della prosperità dovuta allo sfruttamento di una risorsa naturale unica. (Davide Tondani)