Non è un libro recentissimo Rigoberta i maya e il mondo (Giunti, Firenze, 1997) ma conserva fresca attualità perché molti dei gravi problemi dei popoli indigeni sono sempre lì irrisolti da secoli in tutti i continenti del nostro pianeta.
Rigoberta Menchù Tum è diventata famosa per avere meritato nel 1992 il premio Nobel per la pace. Ha fatto leggere la sua storia in un libro autobiografico e in tante altre scritture compresa questa sui Maya e il mondo. Appartiene con consapevole orgoglio al popolo Maya che ha elaborato una millenaria civiltà e un’identità culturale imperniata sul rapporto con la Terra madre e il rispetto di ogni forma di vita.
Nel 1992, l’anno del quinto centenario della scoperta dell’America, i popoli autoctoni fecero sentire la loro voce, non avevano molto da festeggiare perché le conquiste degli europei segnarono per loro perdita di identità, sottomissione forzata fatta con le armi e con ogni genere di oppressione che ancora è presente. Rigoberta è nata nel Guatemala, una delle terre originarie dei Maya, antico popolo evoluto con scrittura, straordinarie conoscenze astronomiche.
In questo libro dà voce al tanto dolore suo e della sua famiglia che ha subito uccisioni da parte dei militari al servizio dell’oligarchia latifondista al potere, la “terra bruciata” fatta nella sua casa e nel villaggio natio di Chimel, la dispersione dell’esilio in tanti luoghi. Non si è fatta sopraffare dalla disperazione, proprio per averle vissute ha reagito alle paure e alle violazioni dei diritti umani, ha lottato con tenacia e sapiente strategia per difendere le vittime, per esigere che i delitti contro gli indigeni siano puniti, per far rispettare ogni persona in ogni posto del mondo.
Le sue idee per rendere il mondo in pace, senza guerre, con dialogo fra i popoli sono chiare e semplici, come quelle che regolano la vita della natura e fanno sognare e meravigliare. Il giornalista Gianni Minà nell’introduzione richiamava il genocidio allora in corso dei Maya guatemaltechi da parte della dittatura militare.
Rigoberta racconta i sogni e gli incubi di un popolo saccheggiato, violentato dagli affaristi e ingannato dai politici, ma che ha saputo essere fedele a valori etici, civili e religiosi. Ha affrontato i potenti nelle stanze del palazzo dell’ONU per far sentire la voce dei poveri, dei discriminati, per ottenere una Dichiarazione universale dei diritti dei popoli indigeni, delle minoranze etniche, dei migranti. La soluzione è capire che “il futuro dell’umanità è interculturale, è l’unità nella diversità” con la sconfitta di ogni settarismo,intolleranza, radicalismo.
Sono sogni? Ma senza utopia non si fa la realtà. Rigoberta ha cambiato qualcosa tornando sempre ai sogni “come un pellegrino ritorna, tutto impolverato, al luogo in cui è nato”. Si è costituita parte civile contro l’esercito che aveva fatto strage di indigeni nel villaggio di Xamàn, non ha ceduto e ha contribuito molto alla pace in Guatemala tra governo e guerriglieri dopo quarant’anni di lotte.
Una figura profetica che ha messo in crisi molte certezze.
Maria Luisa Simoncelli