
In Concattedrale a Pontremoli l’invito del Vescovo Giovanni ad una riflessione sul mistero della nascita di Gesù
Con la festa dell’Epifania si concludono le celebrazioni del Natale. Tiriamo un respiro di sollievo perché le feste sono belle e sono occasione di incontri e di gioia, ma sono anche impegnative e faticose. Per noi cristiani è tempo di qualche riflessione per valutare quanto il Natale del Signore ci ha coinvolto, quanto ha segnato, fatto crescere il nostro impegno di vivere la fede, quanto siamo stati capaci di testimoniare che abbiamo fatto posto al Signore che viene nella nostra vita, nel nostro cuore. Certamente guardando il presepio, le strade illuminate, i negozi e le case scintillanti di luci, gli alberi decorati di colori, una vena di commozione ci prende. La mente si affolla di ricordi, rivediamo il volto di persone care, di amici, ripensiamo a tempi ormai lontani.
Eppure, se guardiamo meglio non mancano le sorprese. Quel Bambino, posto in una mangiatoia come fosse una culla, è il Figlio di Dio che si è fatto uomo. Bambino piccolo e bisognoso di tutto come e più di noi. È il Figlio di Dio, onnipotente, creatore del cielo e della terra, eppure uomo come noi. Sappiamo che si fa uomo per salvare l’uomo, prigioniero del peccato e della morte. C’era bisogno che l’uomo espiasse, rimediasse il suo peccato, ma non aveva la possibilità. Così Dio interviene e crea le condizioni della redenzione, un uomo, Gesù, che offre se stesso a Dio per la salvezza dei fratelli. Sarà la croce e la resurrezione l’occasione della liberazione dal male e dalla morte.
La vita nuova che Dio dona all’uomo comincia subito, fin dalla nascita di Gesù caratterizzata dalla povertà e dall’umiltà. Tutta la sua vita sarà spesa al servizio delle persone: “Non sono venuto per essere servito ma per servire e dare la mia vita per la salvezza del mondo”. Così il Natale per noi è la contemplazione di questo mistero d’amore di Dio per l’uomo. Certamente è anche occasione di gioia, di festa, di famiglia, ma senza Gesù non è Natale. Quest’anno la celebrazione del Natale ci ha trovati tutti un po’ appesantiti da difficoltà e problemi che ci accompagnano da tempo. Ciascuno di noi potrebbe raccontare i suoi problemi, le sue difficoltà di salute, di lavoro, di famiglia. Come comunità, come società non mancano i problemi, sia localmente sia a livello nazionale che internazionale.
Ogni giorno siamo informati di crimini, delitti, violenze, abusi… che ci lasciano col cuore sospeso. Anche come Chiesa non mancano le preoccupazioni e le difficoltà. È vero che siamo annichiliti dal magistero e dall’operato di Papa Francesco, ma quante altre notizie di contestazioni, di scandali ci lasciano perplessi. Abbiamo davanti delle sfide enormi che non riusciamo neppure a valutare; mi riferisco ai profughi e migranti in tante parti del mondo, mi riferisco alla lentezza della ripresa economica e alla carenza dei posti di lavoro, mi riferisco alla crisi della famiglia e alle difficoltà dell’impegno educativo, ai problemi per assicurare ai nostri giovani un futuro dignitoso.
Ecco per noi il significato e il senso del Natale che abbiamo celebrato e che ora dobbiamo tradurre in vita, in atteggiamenti e comportamenti. Gesù, il Figlio di Dio si è fatto uomo, è venuto tra noi perché scopriamo un nuovo modo di vivere. Le regole di vita di questo mondo sono fallimentari, da sempre, lo abbiamo visto e lo vediamo. Occorre trovare, sia dal punto di vista personale che comunitario, un modo nuovo di vivere, regole nuove. Ecco la fede.
Il Vangelo di Gesù diventa il mio stile di vita. Dio è amore e chi ama ha conosciuto Dio. Cosa vuol dire amare? Come vivere amando la vita, le persone vicine e lontane, il lavoro, il mondo? Non fare del male a nessuno? Certamente, ma più ancora facendo del bene a qualcuno, mettendosi al servizio dei fratelli, relazionandosi con I’atteggiamento del perdono. Chi ama vince. Questo è sicuro, come è certo che nessuno può vivere da solo o per se stesso. Iniziamo un anno nuovo e diciamo grazie al Signore per il dono del tempo. L’impegno che ne deriva è di usarlo bene.
Non mancano motivi di speranza, di gioia, che nascono dal cuore e dalla buona volontà di ciascuno di noi, ma anche dalla vita e dall’impegno delle nostre comunità e della nostra Chiesa. Sono tantissime le persone impegnate nella vita di fede e di testimonianza; sono tantissime le persone coinvolte nella carità e nell’aiuto ai più bisognosi tra noi, le persone impegnate nella scuola, nella catechesi, nella formazione, nei centri giovanili, nelle associazioni. È vero che non saremo mai la maggioranza, ma è anche vero che siamo il sale della terra e la luce del mondo.
Dio ha sempre bisogno degli uomini per agire a salvezza del mondo. Come allora, nel Natale di Gesù, ebbe bisogno di Maria, di Giuseppe, come ebbe bisogno degli Apostoli, così oggi ha bisogno di noi. Davanti al Presepio, ammirati e affascinati da quel mistero d’amore, la nostra preghiera può essere una sola: Grazie Gesù. Cosa vuoi da me, cosa vuoi che io faccia?
Buon Natale. Buon Anno nuovo.
† Giovanni Vescovo