Spunta la bandiera di Salò sul monte Sagro, un’offesa ai morti di Vinca

Un professore di Carrara ha pubblicato l’immagine su facebook
Il comune di Fivizzano ha deciso di sporgere denuncia per apologia fascista
La comunità di Vinca ha risposto con la lettura di una poesia scritta da un sopravvissuto all’eccidio

bianchi monte sagro
L’immagine incriminata con il professore Manfredo Bianchi dell’Istituto Zaccagna di Carrara che sventola la bandiera della Repubblica di Salò sul Monte Sagro

Alla vigilia della commemorazione dell’eccidio di Vinca, nel quale furono trucidate dalle milizie nazifasciste 174 persone, in 4 giorni di lucida e criminale consapevolezza, dal 24 al 27 agosto del 1944, è comparsa sul monte Sagro una bandiera della Repubblica di Salò. A sventolarla era un insegnante dell’Istituto Zaccagna di Carrara, Manfredo Bianchi, come ben si vedeva in una foto postata su facebook (a lato). è difficile attribuire un significato a questo gesto così offensivo nei confronti delle vittime, dei loro famigliari, di quanti hanno lottato e sofferto per porre fine alla guerra ed al regime fascista. Ancor di più condannabile in quanto opera di un insegnante, che ha il dovere di far conoscere e promuovere i valori della Costituzione, nata sulle ceneri dei disvalori che quella bandiera racchiudeva in sé, come ha opportunamente rimarcato il consigliere regionale e relatore ufficiale Giacomo Bugliani nel suo bellissimo intervento. E, poi, lo spregio, la profanazione del monte Sagro, il monte dei Vinchesi, del loro lavoro in cava, della loro sofferenza, come della loro sopravvivenza e del loro benessere a “caro prezzo”. Ovvie, ma di tono diverso, le reazioni di chi si è succeduto al microfono nel giorno della commemorazione. Giustamente duro e applaudito dai numerosi presenti l’intervento del sindaco Paolo Grassi, che ha preannunciato – e nei giorni successivi approvato in Giunta – una denuncia per apologia di fascismo contro il professor Bianchi. Allo stesso modo ha dichiarato che si sarebbe comportato il governatore della Toscana Enrico Rossi.

Nel cimitero di Vinca il lungo elenco dei nomi dei civili uccisi tra il 24 e il 26 agosto 1944
Nel cimitero di Vinca il lungo elenco dei nomi dei civili uccisi tra il 24 e il 26 agosto 1944

Commovente, invece, ed esemplare la “risposta” della comunità di Vinca. La giovane studentessa Veronica Battaglia ha letto, in rappresentanza del suo paese, una poesia scritta nel 1946 da Enrico Mattei, sopravvissuto alla strage, nella quale perse la sua famiglia. Chi ha innalzato quella bandiera ha dimostrato di aver capito proprio poco “Dei fatti di Vinca qui commessi da/ Gentaccia malvagia e senza cuore/ Quello che resterà ben in memoria/ Saran i morti e quella sparatoria” (versi tratti dalla XII ottava) Nello stesso posto domenica 29 agosto è stato piantato il tricolore al canto di “Bella ciao”, intonato dalle numerose persone che hanno accolto l’appello dell’ANPI e del sindaco Grassi a partecipare al rito di riappropriazione, quasi di purificazione, del luogo. Tra le moltissime voci di condanna dell’episodio anche quella del neosindaco di Carrara, Francesco De Pasquale, che ha invitato la Dirigente dello Zaccagna a “richiamare l’insegnante Bianchi ad un atteggiamento più consono al suo ruolo”. Non è mancato, però, neppure chi, come il membro della Lista Trump, Gianni Musetti, ha invitato a non montare un caso sulla vicenda ed ha sollecitato il Presidente Rossi ad “occuparsi d’altro”. Lo stesso Bianchi, poi, ha minacciato di denunciare per diffamazione Enrico Rossi, che lo avrebbe definito “energumeno fascista”. Una posizione originale l’ha rappresentata lo storico Fabio Baroni. Partendo da una dichiarazione di Bianchi, nella quale lo “sventolatore di bandiere condanna tutti i crimini commessi durante e dopo la guerra e afferma che il gesto sul Sagro non era collegato alla tragedia di Vinca”, Baroni afferma di apprezzare – dopo aver corretto tragedia con strage – il fatto che un fascista odierno condanni i carrarini fascisti del 1944 per i fatti di Vinca. Lo vede come un successo della libertà goduta dal 1945 ad oggi e un merito dell’Italia, della Costituzione, della Democrazia. Auspica, infine, che il prossimo 25 aprile il fascista Bianchi ed il marxista Baroni possano sentirsi affratellati sotto la stessa bandiera tricolore. Sarebbe il più grande successo della lotta di Liberazione. Non tutti, purtroppo, se la sentono – così pare leggendo i vari commenti – di ridurre l’episodio ad un semplice atto folcloristico. Aspettiamo, anche se ognuno ha già maturato il suo, il giudizio della Magistratura! Andreino Fabiani