Polemica a Filattiera sulla presenza dei cinghiali

Ordinanza della sindaca Folloni che ha affidato alla polizia provinciale l’incarico di organizzare l’abbattimento di un certo numero di cinghiali presenti nella zona della Selva. Coltivazioni a rischio e contadini arrabbiati.

La sindaca di Filattiera Annalisa Folloni
La sindaca di Filattiera Annalisa Folloni

Nei giorni scorsi il problema rappresentato dai mutamenti di abitudini dei grossi animali selvatici – in Lunigiana, soprattutto cinghiali e caprioli – è stato portato di nuovo all’ufficialità per una ordinanza della sindaca di Filattiera, Annalisa Folloni, che, a seguito di una segnalazione avanzata dal presidente del locale Gruppo Donatori, ha affidato alla polizia provinciale l’incarico di organizzare l’abbattimento di un certo numero di cinghiali presenti nella zona della Selva attorno alla sede dell’associazione. Naturalmente non è solo in quel luogo che tali animali si rendono visibili creando danni alle coltivazioni e rappresentando un potenziale rischio per le persone. Il provvedimento, infatti, ha sollevato le proteste di un gruppo di cittadini della frazione di Migliarina, afflitti dallo stesso problema e che, nei mesi precedenti, avevano presentato una richiesta simile alla Folloni senza ottenere analogo provvedimento. La sindaca smorza sul nascere la polemica, chiarendo prima di tutto che la battuta di caccia nella Selva è stata concordata con la Regione e con l’Ambito Territoriale di Caccia (Atc) provinciale attraverso un percorso di collaborazione seguito dall’assessore alla Caccia, Gianroberto Costa.

cinghiale aQuanto al problema segnalato nella Piana di Migliarina, la sindaca spiega che un intervento in quella zona richiede una procedura più complessa presso la Regione in quanto si tratta di un’area protetta; oltre a ciò, la presenza di persone che abitano o gravitano in zona (lì si sviluppa anche il percorso natura) rende la cosa più rischiosa. Tutto si potrebbe sistemare tra poco tempo con l’inizio della caccia al cinghiale. A parte le diatribe di questo tipo, non si può negare che negli ultimi anni due fattori critici si siano sommati, creando non pochi fastidi e danni. Da una parte l’aumento del numero di questi ed altri animali “predatori”, dall’altra il loro progressivo avvicinamento alle zone abitate: non solo e non più le frazioni montane, ma anche le aree coltivate più vicine ai grossi centri. Sono in pratica quotidiane le notizie di razzie negli orti e nei vigneti da parte di animali che non vanno tanto per il sottile, strappando, scavando e calpestando il frutto della fatica di contadini e ortolani. Non si tratta, qui, di leggende metropolitane come quelle sui lupi, ma di danni concreti alle coltivazioni, la cui difesa è di fatto impossibile se non a costi molto elevati con recinzioni capaci di resistere alla forza di quelle bestie. Ancora una volta, come per tanti eventi naturali che si stanno verificando un po’ dappertutto, la causa prima di tali fenomeni va ricercata nel progressivo abbandono (sia fisico che agricolo) dei terreni. Non ci vuole molto a rendersi conto di questo fatto: basta percorrere una delle tante strade che portano alle piccole frazioni dei comuni lunigianesi per capire che un’ampia fascia di territorio è ormai incolta; se poi si va a camminare verso i monti, si nota con facilità che i prati si stanno trasformando in boschi. Certo, non si può mettere alla gogna i “poveri” cinghiali e loro compagni, che seguono un istinto immutato nel corso del tempo, ma è altrettanto fuori di discussione che qualche provvedimento debba essere preso se non si vuole che chi ancora trova la voglia e la forza di lavorare la terra getti… la vanga per ko da cinghiale! a.r.