Le tante reti nella comunicazione globale pongono continue e cruciali sfide

L’analisi di esperti studiosi a Con-vivere, il maggior evento culturale di Carrara

Da dodici anni relazioni ed eventi collegati animano la città di Carrara. È Con-vivere; dal 7 al 10 settembre sono stati affrontati da validissimi esperti i legami, le reti, i ponti e le relazioni, concetti significativi per la comprensione del presente. La Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara è la principale promotrice, il filosofo Remo Bodei direttore scientifico. Facciamo una sintesi delle relazioni che abbiamo ascoltato tra un folto pubblico.
34Convivere2017bFranco Gabrielli (nella foto) capo della Polizia, uno di casa essendo di Montignoso, ha parlato della rete di “intelligence” per la sicurezza della nazione e delle persone. Di fronte al terrorismo tutti siamo nella minaccia, l’Italia non ha ancora avuto attentati, ha una polizia vigile ed esperta, unica ad avere un Comitato per l’ordine e la sicurezza, di cui Gabrielli è direttore. Non sarà possibile fare un’unica “intelligence” europea perché ogni Stato ha il dovere di custodire le sue informazioni basilari. Il rischio terrorismo, come il rischio sismico, non è prevedibile, tutti siamo esposti, ma possiamo dare risposte di responsabilità e fare un percorso culturale fedeli alla nostra civiltà e alle nostre buone abitudini di vita. Oggi qualcuno anche a scopi elettorali semina paura, fa una falsa equazione tra migranti e terroristi, invece vera è l’equazione tra non integrazione e terrorismo. C’è una percezione della paura, dilatata dai media, le vittime del terrorismo in Europa dal 2015 sono 350, tante, ma per incidente stradale in Italia in un anno sono state 3200, tuttavia non smettiamo di andare in auto.
34Convivere2017aAltra rete è quella che come una ragnatela tiene insieme l’universo: ne ha tracciato la tessitura generale Guido Tonelli, nato a Casola in Lunigiana, fisico dell’Università di Pisa e uno degli scopritori del bosone di Higgs al CERN di Ginevra. “E la luce fu” leggiamo in Genesi, la fisica oggi sa spiegare da cosa è nato l’universo, non come. Fotoni stavano intrappolati in un universo buio, 8 miliardi di anni luce fa il “big-bang”, la grande esplosione primordiale, una “bollicina” si gonfia (inflazione), si riempie di altre particelle, cresce la velocità e la spinta e si espande l’universo che nasce dal vuoto, che non è il nulla, ma è lo zero nella sottrazione tra energia positiva dell’universo e energia negativa dell’attrazione gravitazionale di tutte le cose. La luce si separa dalla materia ma interagisce con la massa nella equazione della relatività di Einstein in rapporto alla velocità al quadrato. La luce è un caos di particelle senza massa, invece il bosone si aggrega. Tutto l’universo sta insieme per l’equilibrio perfetto tra protoni ed elettroni: questa rete per caso può rompersi e sarà la fine di questo universo per formarne forse altri.
34Convivere2017Quando oggi parliamo di rete ci riferiamo prima di tutto alla comunicazione digitale. Il buono e il cattivo di questa rivoluzione che ci fa vivere sempre interconnessi è stata la puntuale analisi del giornalista Federico Rampini sulla “rete padrona”. Non è un tecnofobo, ma è preoccupato dall’avanzare di un tecnototalitarismo di cui ha ricostruito la storia a partire da quell’estate del 1967, anche lui partecipe in California coi giovani della Silicon valley, in cui nacque l’epoca della w.w.w. Erano Steve Jobs, Bill Gate e una gioventù che pensava di fare un mondo migliore con la diffusione della conoscenza con internet, con obiettivi non legati alla logica capitalistica del profitto, ma alla”società dell’accesso”. Invece c’è stato un tradimento, quei pionieri sono oggi i primi cinque nel listino della borsa di Wall Street con miliardi di quote azionarie. Le “cinque sorelle” sono Apple, Microsoft, Google, Amazon, Facebook, una rete padrona, come Rampini titola il suo ultimo libro. Lo è diventata del tempo libero, comunica il modo di lavorare, fa dell’utente il suo prodotto, si appropria dei suoi consumi e della sua vita privata. Non solo macchina di profitti, mira al male economico del monopolio, fa attività lobbistica osserva la commissaria europea antitrust, dà soldi alle Università minando la loro indipendenza, blocca la mobilità sociale, fa subappalti per evadere fisco e responsabilità, non dà la democrazia. Cina e Russia hanno una loro rete separata con controllo del governo e censura. I veri ricchi oggi sono nella finanza, accumulano brevetti, difesi da abili avvocati contro i piccoli concorrenti. Ci sono però rimedi, a ciascuno il suo: non facciamo della tecnologia digitale un feticcio, usiamola come molto utile mezzo ma con spirito critico, con la solidarietà e la mobilitazione della società civile che può davvero cambiare le cose.

Nel cervello sono in rete 85 miliardi di neuroni: l’alfabeto delle relazioni dello psichiatra Vittorino Andreoli

Le relazioni celebrali tipicamente umane possono essere dimenticate o regredire con l’uso “bulimico”, da dipendenza delle reti digitali, distruttive dei legami con gli altri perché la loro intelligenza artificiale non funziona come il nostro cervello. Nel 1906 Camillo Golgi fu il primo Nobel italiano meritato per la scoperta dell’apparato reticolare interno, studiato oggi dalle neuroscienze. Il cervello non è un organo strutturato definitivamente dopo pochi anni, per metà è plastico con una rete di 85 miliardi di neuroni in contatto per sinapsi formata sulla base delle esperienze, può riorganizzare i comportamenti, quindi i disturbi mentali sono curabili: una rivoluzione nella psichiatria. La parola, le affettività curano. Tutti siamo animali relazionali, non possiamo fare a meno degli altri, abbiamo legami biologici, culturali, utilitaristici, storici che nel digitale non ci sono. Lo facciamo con l’uso della ragione, molto con le emozioni in risposta di uno stimolo e della sua durata, ma soprattutto con i sentimenti, che sono legami continui anche nell’assenza dell’altro, dell’amato, del deceduto, danno attesa, bellezza, forza, solidarietà. La rete digitale fa apprendere e trasmette conoscenze ed è cosa buona, ma va usata con cautela. Sta già cambiando la rete che abbiamo in testa: la società è sempre più emotiva che razionale, regredisce la memoria numerica, semantica (in media si conosce il senso di 100 parole), la comunicazione coi segni degli sms sta facendo regredire il linguaggio. L’Italia per Andreoli è malato grave, va curata integrando sentimenti e non con un click.

 

Maria Luisa Simoncelli