Né paura né indifferenza nei confronti dello smartphone

Concluso al “Ferrari” il ciclo di conferenze sulle nuove tecnologie informatiche

di Pierangelo Coltelli

Partecipata e particolarmente motivata è stata la presenza di genitori, insegnanti, educatori e formatori agli incontri dell’8 e del 29 maggio che si sono tenuti presso l’I.C. “P. Ferrari” su un tema che ha avuto come argomento le nuove tecnologie informatiche e, in particolare, il rischio dell’uso improprio dello smartphone. Erano presenti il sindaco Lucia Baracchini e don Pietro Pratolongo, in rappresentanza del Centro Giovanile “Mons. Sismondo” e del locale Consultorio famigliare, i quali hanno sottolineato la fondamentale importanza dell’informazione e della formazione rivolta alle famiglie, chiamate ad assumersi i loro impegni in una alleanza educativa di corresponsabilità con le Istituzioni e gli operatori del volontariato.

Davide Parmigiani
Davide Parmigiani

Ad introdurre e animare il dibattito fra genitori e docenti è stato il prof. Davide Parmigiani, sociologo presso il Dipartimento di Scienza della Formazione dell’Università di Genova, che è entrato nel merito della domanda se Internet unisce o divide le famiglie e quali itinerari educativi tra scuola e famiglia sono possibili con il nuovo intruso: lo smartphone. Anzitutto una prima constatazione: i telefonini e l’uso di Internet sono penetrati nella nostra vita e non possiamo fare come se i nostri figli ne fossero esenti. Certamente bisogna vigilare, ma non come poliziotti; vietarli non risolve il problema delle nuove dipendenze; piuttosto è necessario affrontare le nuove realtà, cambiando il nostro approccio educativo e cercando di fornire ai giovani le strategie più adatte per un corretto utilizzo. Il prof. Parmigiani ha molto insistito sul fatto che l’adulto, l’educatore in genere, deve essere previdente e lungimirante in quanto esiste il rischio che il ragazzo utilizzi in modo non consapevole o con premeditazione lo smartphone: proprio per questo nel regolamento d’Istituto la scuola ne vieta l’uso. Compito della famiglia e della scuola è quello di aiutare i giovani ad avvalersi di quello strumento in modo più appropriato.

ragazzi-e-smartphoneGli adulti devono superare la paura dello smartphone e capire che il nuovo entrato è diventato uno strumento nella didattica e nel modo di apprendere. Il prof. Parmigiani ha, poi, indicato quattro parole chiave da tenere bene presenti. Attenzione anzitutto al tempo da dedicare all’uso della rete; “il quanto” deve essere rapportato alla qualità, che deve avere un senso. Valutare il rischio che venga sottratto spazio ad altri preziosi interessi con il desiderio di non avere quasi più bisogno di uscire di casa. Internet e le sue applicazioni possono avere uno spazio adeguato e produttivo solo se il loro uso spinge i giovani a vivere altri spazi che offrono potenzialità di socializzazione. Il rapporto relazionale, inoltre, assume una rilevante importanza in quanto occorre prestare molta attenzione alle relazioni virtuali che rischiano di oscurare quelle reali. Internet ci permette di mettere insieme tante informazioni e ciò spinge ognuno di noi ed essere un editore; oggi la possibilità di produrre contenuti è maggiore rispetto a quella concessa dalle tecnologie precedenti – si pensi all’ingresso della TV nelle case – il che assottiglia le distanze tra la realtà e la rappresentazione della realtà, con la conseguenza di non pochi equivoci. Partire dall’idea che le nuove tecnologie addestrano in continuazione, significa andare alla ricerca di nuovi percorsi educativi fra casa e scuola, cercando insieme ai figli le informazioni che richiedono di essere selezionate e condivise mediante appropriati criteri. Due, tre siti da visitare sono più che sufficienti per poter condividere le informazioni giuste rispetto, per esempio, al solo utilizzo del libro di testo, di sicuro più semplice, con minori variabili, ma meno consequenziale rispetto alle nuove tecnologie. È compito dei genitori, anzitutto, della scuola e degli operatori sociali argomentare e sviluppare i processi educativi, costruire dei punti di riferimento, non abdicare, saper accogliere le sfide, vivere il timore e la paura, anche litigare con i giovani, ma spronandoli sempre a vivere la realtà, cercando di trovare con loro delle strade che li appassionino “andando da quella parte lì, per vedere se c’è qualche cosa di buono”. Impresa certamente ardua, ma da affrontare e vincere per il bene dei nostri ragazzi.