Calcio: Massimo Plicanti è il nuovo allenatore della Pontremolese

Inutile attendersi novità dal panorama calcistico locale ormai in piena vacanza. L’unica notizia è la sostituzione di Rizzi con Aprili ai vertici condivisi della Pontremolese. E altra nuova è l’arrivo del nuovo allenatore Massimo Plicanti. Per il resto c’è solo da sperare che quanto accaduto quest’anno serva di lezione per molte squadre che per reinventarsi non dovranno solo investire, ma cominciare a credere per davvero di potere crescere. Quindi, l’estate dovrà servire per sane iniezioni di autostima a tutti i livelli. di Luciano Bertocchi 

è proprio giunto il momento di chiudere con il calcio nostrano e di guardare ai prossimi due mesi per una sana vacanza che sia non solo corroborante per noi, ma serva anche per chi ci segue a tirare un po’ il fiato, senza aspettare chissà cosa da un ambiente che, di suo, ha già ben poco da dire ed ora soprattutto quasi nulla.

Mini Filippelli (sinistra), stringe la mano a  Piergiorgio Aprili nuovo copresidente della Pontremolese 1919
Miki Filippelli (sinistra), stringe la mano a Piergiorgio Aprili nuovo copresidente della Pontremolese 1919

La nuova, se così vogliamo chiamarla per i meno informati, è che la Pontremolese ha eletto il suo nuovo copresidente, Piergiorgio Aprili che sostituisce Pietro Rizzi nella gestione della Società più in vista della Lunigiana, quindi va a caricarsi di un onere non indifferente almeno in termini di attese. Se vi aspettate un giudizio su quanto accaduto, ve lo potete scordare in quanto, come di consueto, non è nostro costume giudicare le persone prima di vederle all’opera e, quindi, ci riserviamo di vedere come andranno le cose nel corso dell’estate, soprattutto cosa riuscirà a mettere insieme la nuova Società in vista dell’appuntamento ormai ritrito del centenario.

 

Il presidente Miki Filippelli con il nuovo allenatore della Pontremolese Massimo Plicanti
Il presidente Miki Filippelli con il nuovo allenatore della Pontremolese Massimo Plicanti

Certo la nuova dirigenza si è mossa in maniera rapida ed è già andata ad individuare il nuovo allenatore. Si tratta di Massimo Plicanti e visto il suo curriculum che parla di una recente esperienza in serie D pare quindi che ci sia la voglia di fare sul serio. Di sicuro, però, prima di pensare al futuro, non possiamo esimerci dal rivolgere un saluto deferente a Pietro Rizzi, vero interprete del calcio lunigianese per quasi sette lustri, oltre che emerito rappresentante della nostra terra in altri lidi, un personaggio senza dubbio particolare e con un caratterino ineliminabile per chi voglia restare ai vertici di un settore per tanto tempo. In sintesi, a suo modo, un signore, scorbutico quando necessario, signorile alla bisogna, sempre pronto a concedersi per confessare il possibile, altrettanto coriaceo quando qualche voce dissonante ne mettesse in dubbio le competenze. Insomma, nonostante il livello del nostro calcio, un vero professionista, inteso in senso operativo, con un bagaglio di competenze che si acquisisce solo con un grande impegno e con una capacità di dialogo che riesca a ricavare l’indicibile dal minimo accenno, probabilmente una grossa perdita per la Lunigiana. Ciò detto, non solo per dovere, archiviare una stagione significa in primis fare il consuntivo di quanto successo e ipotizzare cosa potrebbe accadere nel futuro prossimo lasciando libero spazio, come naturale, alla fantasia, visto che, a parte i soliti informatori, nessun altro ci supporta per avere notizie fresche di giornata sulle quali elucubrare ben oltre la necessità. Il consuntivo meriterebbe un romanzo di sole recriminazioni, ma ve lo risparmiamo perché ci siamo già espressi diffusamente nel corso della stagione, al solito senza peli sulla lingua, purtroppo con una capacità cassandriana di antivedere le conclusioni che, a volte, ci lascia perplessi per come riusciamo ad intuire facilmente le insufficienze degli altri. Esperienza dirà qualcuno. Assolutamente! Solo una capacità di analisi che deriva dalla conoscenza dei difetti della nostra gente che, guarda caso, si riflettono anche in manifestazioni estemporanee come il calcio, in cui, forse, meglio che altrove, riusciamo ad esprimere al peggio le nostre deficienze.

La rosa del Serricciolo 2016/2017
La rosa del Serricciolo 2016/2017

Ribadendo lo scontato: non abbiamo raccolto proprio nulla, solo minime illusioni prontamente tracollate, con un minimo danno, cioè la retrocessione della Palleronese. Di certo, come non piangere sull’occasione perduta dal Serricciolo; cosa dire delle inutile performances di FilVilla e Monzone alla fine buggerati dalle contendenti di Costa che hanno saputo mettere a frutto i loro momenti meno favorevoli per affondare il colpo quando era più importante; cosa, infine, del Mulazzo, matricola occasionale, capace di aprire a grandi speranze per un mondo migliore in una Terza che si va rivelando il vero cimitero degli elefanti del nostro calcio, dove ci siamo ridotti, ormai da anni, a fare sentire importanti gli altri, indifferenti a quanto fatto in passato, anzi pronti a sconfessare palmares di tutto rispetto che, fino a poco tempo fa, avrebbero inorgoglito qualsiasi emigrante che guardasse al paesello natio soprattutto per le imprese che stava compiendo la squadretta del cuore. Stiamo riuscendo a cancellare anche questo legame, immiserendo, oltretutto, il lavoro del povero cronista che deve inventare di tutto per non mortificare le attese di chi ci guarda con ansia da lontano, nella speranza che l’aggettivo giusto messo al posto giusto riduca l’effetto devastante di una sconfitta o una posizione di classifica poco gratificante.

La formazione della Filattierese
La formazione della Filattierese

Tale è lo sconforto che siamo riusciti a reggere l’impianto generale gestendo a livello aruspicino le vicende della Filattierese fino a vederla salva dopo una bagarre capace di scatenare fiumi di adrenalina decisamente sprecati per il risultato finale. Ma tanto è ed è evidente che ci dobbiamo accontentare perché l’ambiente forse più di così non è proprio in grado di dare, anche se noi siamo convinti che sia soprattutto una questione di testa piuttosto che di soldi che, certo, sono importanti ma non sempre risolvono il problema. Insomma, vogliamo sperare, al di là di quanto dovrebbe offrirci la rifondata Pontremolese, che stiano maturando tempi più propizi per il nostro calcio perché ci pare assurdo, ad esempio, che squadre come il Monti si riducano a rimanere nel più blando anonimato in un parterre che, in altre occasioni, sarebbe bastato appena per eccitare la voglia di esaltarsi. Nulla diciamo di Monzone e FilVilla che, con tutti i loro difetti, almeno ci hanno provato, ma che pensare della Fivizzanese incapace di darsi la dimensione che la revanche istintiva pretenderebbe per tornare a brillare come avveniva, purtroppo, ormai nel secolo scorso. Oppure della Filattierese dove non è tanto la quadra a contare ma un pubblico incredibile che si sta spegnendo nella sua verve tipicamente marchionale fino ad arrivare ad accontentarsi di una squadretta costretta per tre anni di fila a salvarsi per il rotto della cuffia, quando in altri tempi l’unico obiettivo sarebbe stato quello di essere al vertice, o morte! Guardate che non stiamo scherzando perché quarant’anni di consuetudine costante con il nostro calcio ci permettono di conoscere quanto ogni società nasconde nel suo DNA. Pensate cosa potremmo dire di Podenzana o Barbarasco, di Fosdinovo e Palleronese. Ma, mai scherzare con le ferite che rischiano di non rimarginare lasciando strascichi importanti e deleteri. Quindi, per ora può bastare, anche se lanciamo nell’agone una parolina insinuante: autostima, di cui in Lunigiana si fa spreco solo in politica, con i risultati che tutti possiamo vedere. Se qualcosa avanzasse ci risentiremo, altrimenti al prossimo settembre, con l’augurio di un’estate che non lasci rimpianti.