
Suggellata l’amicizia tra Pontremoli (che con Succisa ne rivendica la nascita) e Lucca dove morì e dove ne è conservato il corpo
Un cero con lo stemma della città è stato deposto di fronte all’urna di Santa Zita dal sindaco di Pontremoli Lucia Baracchini, presente il sindaco di Lucca Alessandro Tambellini: entrambi, nel nome della grande santa medievale, hanno suggellato un nuovo patto di amicizia tra i loro due territori. Se Lucca conserva il corpo e una vivissima devozione per la Santa, Succisa da secoli rivendica l’origine di Zita e ne venera ogni anno la memoria nella cappella eretta su quella che la tradizione vuole sia stata la casa della sua famiglia. Un incontro tra i due comuni, promosso da Antonio Romiti, presidente dell’Istituto Storico Lucchese, di origine pontremolese, e da Paolo Lapi. Nella chiesa di San Frediano, organizzato dal prof. Romiti, dopo la cerimonia civile si è svolto un importante incontro culturale dedicato a santa Zita e al tema della santità laica femminile nel medioevo, tema di cui la vita di Zita è un esempio di primo piano. Il prof. Gabriele Zaccagnini dell’Università di Pisa, membro della Commissione vaticana per le cause dei santi, ha ricordato come, tra la fine del XII e XIII secolo, figure di donne laiche con i loro esempi di carità, lavoro, evangelizzazione abbiano rappresentato un nuovo modello di santità femminile che, prima di quel tempo, era esemplificato da donne provenienti dalla spiritualità monastica: badesse, nobildonne. Donne laiche povere, provenienti da ambienti rurali, che non potevano accedere ai monasteri, col loro lavoro, la questua per i poveri e una pratica costante della carità vengono ora riconosciute sante, spesso per acclamazione popolare.
Zita è stata una di queste sante della carità e l’episodio agiografico del miracolo del pane per i poveri che, denunciata Zita per averlo sottratto alla mensa del padrone, si tramuta in fiori (episodio comune alla vita di tante sante) esemplifica il messaggio di amore per i più poveri e quella forza profetica che si riassume nel concetto che Dio è amore e che per essere santi basta ricordarlo sempre. Il culto di Santa Zita sarà ufficializzato dalla Chiesa solo nella seconda metà del 1600, ma la devozione popolare era già attiva fin dagli anni immediatamente successivi alla sua morte, avvenuta nel 1278, tanto che Dante nella Divina Commedia parlerà di “un de li anzian di Santa Zita” (Inferno, canto XXI, verso 38). A partire dal XVII secolo, in Italia si stamparono numerose edizioni della vita della nostra santa, come ha ricordato l’agiografo Gianni Bergamaschi, sottolineando il tema dell’amore di Zita anche per i delinquenti, per i condannati a morte, lei definita madre e soccorritrice, tipici attributi della Madonna. Il noto episodio dei fiori (anche lo scrittore Mario Tobino qualche anno fa intitolò un suo libro “Zita dei fiori”) è citato per la prima volta in un testo del 1679: “costumansi dispensare al popolo fiori toccati sulla cassa di Santa Zita” e ancora oggi è così, a Lucca come a Succisa.
Riccardo Boggi