L’amore per la Sacra Scrittura e il fascino di Qumran

L’esperienza di Chiara Mariotti in una campagna internazionale di scavi

1chiara_qumran_2017Polvere, rocce e silenzio, mentre il cielo è sgombro di nubi, anche se quando meno te lo aspetti “si guasta” e allora ti imbatti anche in una tempesta di sabbia. Siamo nel deserto di Qumran, riva occidentale del Mar Morto. Questo luogo evoca subito il sensazionale ritrovamento dei famosi Rotoli del Mar Morto, tra il 1947 e il 1956, che ha riportato alla luce numerose pergamene e papiri scritti tra il III secolo a. C. e il 68 d. C, appartenuti alla setta ebraica degli Esseni. In particolare, nella grotta 11Q furono scoperti dai beduini i resti di circa 30 rotoli, alcuni tra i meglio conservati dell’intera collezione come quello dei Salmi, quello del Tempio e il Paleo Levitico.
L’Istituto di Cultura e Archeologia delle Terre Bibliche della Facoltà Teologica di Lugano (ISCAB FTL) e l’Università della Svizzera Italiana di Lugano (USI), dal 9 al 19 marzo scorsi, hanno coordinato una campagna di scavi proprio nella grotta 11Q di Qumran, sotto la supervisione del prof. Marcello Fidanzio (direttore del settore Ambiente Biblico dell’ISCAB FTL) e del prof. Dan Bahat. Lo scavo è stato realizzato con la collaborazione di Lidor Gilad (Accademia di Architettura, Mendrisio, USI) e Giacomo Berchi (Facoltà di Scienze della Comunicazione, Lugano, USI).
2chiara_qumran_2017Alla “spedizione” ha partecipato anche Chiara Mariotti, lunigianese, sposata con tre figli, insegnante di religione e “licenzianda” in Teologia biblica a Firenze nella Facoltà Teologica dell’Italia Centrale. Le abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa di questa singolare esperienza.

Cosa rappresenta Qumran per uno studioso della Sacra Scrittura?
“A Qumran c’è il più importante ritrovamento di manoscritti antichi riguardanti la Bibbia e la letteratura religiosa giudaica. Qumran è anche una finestra di dialogo con l’ultimo tempo di redazione dell’Antico Testamento e testimonia una relazione vitale di una comunità che ha fatto della letteratura religiosa il suo più grande tesoro, al punto da impegnarsi per tramandarla e proteggerla. Al di là dei testi sacri conosciuti perché entrati poi nel Canone biblico, a Qumran sono stati trovati altri manoscritti molto significativi come il Rotolo della guerra o il Rotolo del Tempio, che manifestano la specifica sensibilità di una comunità religiosa. La conoscenza di questo materiale ha consentito di avere un quadro più completo dell’esperienza religiosa del tempo nel quale venne redatto il Nuovo Testamento”.

Dopo 10 giorni di campagna di scavi quali impressioni le sono rimaste?
“L’esperienza è stata tanto singolare quanto straordinaria: insieme agli altri professionisti e studiosi ho partecipato alle diverse attività dello scavo, così come giorno dopo giorno il lavoro richiedeva. Le competenze di ciascun componente della squadra sono state messe al servizio dello studio della grotta 11Q e hanno permesso di progredire speditamente nelle verifiche di ciò che stavamo trovando. Il team ha potuto raggiungere questi risultati perché diretto in maniera esemplare dal prof. Marcello Fidanzio e dal prof. Dan Bahat, archeologo israeliano di fama mondiale. La loro conduzione dello scavo ha consentito il raggiungimento di significativi risultati che saranno pubblicati in un tavolo di lavoro il 24 e 25 aprile prossimi a Lugano. Scopo principale della campagna era, infatti, quello di completare l’indagine archeologica della grotta, chiarire alcuni punti degli scavi precedenti e preparare la pubblicazione riassuntiva di tutti gli scavi alla grotta 11Q. È stato così possibile ricostruirne la stratigrafia e documentarla secondo gli standard archeologici attuali. Sono stati ritrovati alcuni frammenti di tessuti di lino, come quelli che avvolgevano i rotoli del Mar Morto, resti di manufatti in pelle e in legno, fibre di palma, piante medicali, ossa di animali. E infine, attraverso uno stretto passaggio, è stata scoperta l’esistenza di una camera superiore, fino ad ora sconosciuta, all’interno della grotta”.

Ma al di là dei risultati raggiunti, cosa le ha lasciato questa esperienza?
“Il più grande risultato raggiunto è stato il lavoro con persone speciali, che hanno saputo mettere le loro conoscenze a servizio di uno studio comune. Il mondo della ricerca molto spesso resta in ombra, ma resta fondamentale. La stima reciproca è stata il collante di questa squadra, ed il merito è senza dubbio del prof. Marcello Fidanzio. Personalmente sono grata al preside della Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, prof. Stefano Tarocchi, per la stima e la fiducia che ha riposto in me, aprendomi le strade dell’archeologia nella terra della Bibbia, un interessante terreno di studio che, credo, mi vedrà ancora impegnata in futuro”.

Davide Finelli