
La triste conferma viene dall’attentato che ha colpito San Pietroburgo
Un tempo la chiamavano “la mano nera” quella del terrorista che colpiva singoli regnanti o uomini di governo; oggi l’odio e la smania di violenza porta i criminali ad azionare tasti elettronici per uccidere, senza alcun rischio personale, il maggior numero possibile di persone ignare e innocenti.
La metropolitana di San Pietroburgo è stata insanguinata dalla mano assassina di un ragazzo kirghiso di soli 22 anni con passaporto russo. Si possono fare tutte le analisi politiche e religiose che si vogliono, ma è certo che uccidere è il male assoluto.
Ogni giorno bambini e civili sono massacrati a causa di interessi di dominio politico ed economico di tanti dittatori e gruppi di potere. Il mufti di San Pietroburgo, a nome di milioni di musulmani russi, nella commemorazione delle 14 vittime dell’attentato del 2 aprile, ha chiarito che “nel Santo Corano l’uccisione di un innocente, per la cattiveria e la gravità del peccato, è paragonabile all’uccisione di tutta l’umanità”. I contrasti politici dovrebbero sempre essere risolti con la pratica del dialogo e della democrazia, la migliore, anche se non perfetta, istituzione di governo dei popoli, che ha due caratteri essenziali: elettività e temporaneità delle cariche.
Invece anche la cronaca degli ultimi giorni registra proteste contro presidenti che non vogliono lasciare il potere secondo le scadenze costituzionali o mirano a rafforzarlo (Paraguay, Ecuador, Venezuela, Siria, Turchia, Congo e altri).
La Russia nel 2018 voterà per eleggere il presidente, l’autocrate Vladimir Putin cerca in tutti i modi di farsi riconfermare, fa arrestare giornalisti che criticano la sua politica, reprime le manifestazioni di piazza, si fa sostenere da funzionari corrotti, pare che utilizzi pirati informatici per entrare negli archivi di stati e istituzioni e miri a disgregare l’Europa e l’America, fa guerra in Siria in appoggio al tirannico presidente Assad – di recente accusato di far uso anche di armi chimiche -, reprime in Cecenia, nel Caucaso, ha sfidato tutti in Ucraina.
È facile pensare che l’attentato ultimo di San Pietroburgo sia collegato alle tante inquietudini provocate dalla politica di Putin, è stato fatto nelle stesse ore in cui lui era in visita nella sua città natale.
La galassia jihadista ha sempre l’esplosivo pronto fuori e dentro la Russia, sono aumentati dopo l’intervento in Siria i radicali islamici che sanno provocare in un attimo il massimo di strage. Non il paradiso di Allah ma la condanna più ferma è quello che meritano, insieme alla preghiera per le vittime: l’hanno espressa tutti i vescovi cattolici russi, il patriarca ortodosso di Mosca, la Conferenza delle Chiese europee. Messaggi di vicinanza al popolo russo sono stati inviati dai governi e istituzioni europee e dal presidente americano.
Maria Luisa Simoncelli