Nella frazione aullese si amplifica la questione ambientale

Chi pensava che gli incontri istituzionali avrebbero detto una parola definitiva sui problemi ambientali di Albiano Magra, ha dovuto ricredersi. L’incontro di metà febbraio tra il comitato Uniti per Albiano e il presidente della Provincia Gianni Lorenzetti si era concluso con la dichiarazione di quest’ultimo: “La Costa qui non può stare! Delocalizzarla è l’unica soluzione per tutelare la salute pubblica e l’occupazione”. Una presa di posizione di chiara natura politica, che però non ha fatto i conti con gli atti della stessa amministrazione che, il 2 marzo, secondo alcuni quotidiani, ha prorogato fino ad agosto l’attività di trattamento dei rifiuti, sospesa dopo l’incendio alla Costa Mauro del luglio scorso. Un provvedimento, quello di Palazzo Ducale, che si interseca con l’incontro istituzionale tra Ministero per lo sviluppo economico, vertici della Costa Mauro e Regione Toscana, tenutosi il 3 marzo, e con la visita del presidente della Regione, dieci giorni dopo, ad Albiano, nel corso del quale Enrico Rossi ha assunto l’impegno a “prenderci carico del problema e di provare a risolverlo. Per lavorare la ditta deve avere tutti i permessi in regola con opere realizzate”. Nell’incertezza generale e mentre la questione Costa Mauro surriscalda la campagna elettorale in vista delle votazioni per la scelta del sindaco di Aulla – per il neocandidato sindaco PD, Valettini, “Costa è troppo vicina al centro, bisogna tutelare i posti di lavoro, ma soprattutto la comunità, con un’eventuale delocalizzazione dell’impianto”, dichiarazioni non dissimili da quelle di Idee in Comune -, il comitato albianese promette battaglia. E lo fa mettendo in campo uno storico “big” delle battaglie ambientali locali: l’avvocato spezzino Marco Grondacci, per inciso, scelto dai Cinque Stelle della Spezia come candidato a sindaco pochi mesi fa e sconfessato da Beppe Grillo in persona con un gelido post scriptum nel suo blog. La colpa di Grondacci? Un trascorso come consigliere provinciale di opposizione nei Verdi, un paio di decenni fa. Per Grondacci, che lavorerà in team con l’avvocato Valentina Antonini, ci sono gli estremi per interessare della vicenda la Procura della Repubblica. Nella memoria finirà anche il verbale dell’incontro tenutosi il 3 marzo scorso presso il Ministero dello sviluppo economico. Nel mirino di Grondacci e Antonini, in particolare, il passaggio in cui si legge che “non si capisce infatti l’atteggiamento delle Istituzioni locali (Provincia e comune di Aulla) in primo luogo, che fino a poco tempo fa non hanno avviato tutte le azioni necessarie per agevolare le attività della Costa” e quello che dice che “la Regione ha unicamente un ruolo di stimolo delle Istituzioni coinvolte, ma la procedura rimane attualmente in capo alla Provincia, almeno fino a che non vi sarà l’autorizzazione definitiva all’agibilità ambientale”. Secondo Grondacci “le istituzioni non devono agevolare, ma far rispettare le norme, e la Regione non ha ruolo di stimolo: deve concedere o meno le autorizzazioni”. È pronto anche un ricorso al Tar contro il provvedimento della Provincia che consente a Costa di riprendere le attività. Il dito è puntato su Gaia: la società responsabile del campo pozzi dell’acquedotto di Albiano e Caprigliola, vicinissimo alla Costa Mauro, secondo Grondacci afferma che “sono stati sanati diversi punti evidenziati nei pareri precedenti. Però la parte più importante, cioè la vicinanza dell’azienda a pozzi a uso potabile, viene di fatto rimossa, non se ne parla”. L’avvocato ha definito la proroga all’attività dell’azienda “illegittima per diversi motivi”, tra i quali la non competenza della Provincia nel dare autorizzazioni, tanto quella Integrata Ambientale come quella ordinaria: “È la Regione che deve occuparsene, non c’è un regime transitorio, il riordino delle competenze parla chiaro”.
(Davide Tondani)