La disuguaglianza economica reclama un cambio di rotta

Da Oxfam e altre organizzazioni rapporti inquietanti sul divario tra poveri e ricchi nel mondo

oxfam_1La notizia è vecchia di qualche settimana ma merita di essere ripresa. Secondo una ricerca condotta dall’organizzazione non governativa Oxfam intitolata An economy for the 99%, gli otto uomini più ricchi della Terra (tra di essi: Bill Gates, Mark Zuckerberg, e Michael Bloomberg) possiedono la stessa ricchezza (426 miliardi di dollari) di 3,6 miliardi di persone, cioè la metà della popolazione mondiale. Le multinazionali e i potenti del mondo continuano, quindi, ad alimentare la disuguaglianza, facendo ricorso all’evasione fiscale, massimizzando i profitti, anche a costo di comprimere verso il basso i salari, e usando il loro potere per influenzare la politica.
oxfam_2“È necessario un profondo ripensamento – secondo Oxfam – dell’attuale sistema economico che fin qui ha funzionato a beneficio di pochi fortunati e non della stragrande maggioranza della popolazione mondiale”. Oxfam non è nuova rispetto a ricerche-denuncia come questa presentata alla vigilia del meeting annuale della finanza mondiale riunitasi a Davos, in Svizzera, a metà gennaio. Anche il rapporto presentato nel 2016 fece identico scalpore, affermando che 62 super ricchi possiedono l’equivalente di quanto detenuto da metà della popolazione mondiale.
Per Oxfam è il sistema economico mondiale il principale responsabile di tanta disuguaglianza. “È osceno che così tanta ricchezza sia nelle mani di una manciata di uomini, che gli squilibri nella distribuzione dei redditi siano tanto pronunciati in un mondo in cui 1 persona su 10 sopravvive con meno di 2 dollari al giorno”, ha detto Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia, “la disuguaglianza stritola centinaia di milioni di persone, rende le nostre società insicure e instabili, compromette la democrazia”. Non sono solo i dati su ricchezza e povertà globale a fare riflettere: la metà più povera del pianeta è ancora più povera che in passato.
povertàSecondo la ricerca sette persone su dieci vivono in Paesi dove la disuguaglianza è aumentata negli ultimi trent’anni: tra il 1988 e il 2011 il reddito medio del 10 per cento più povero è aumentato di 65 dollari, mentre quello dell’1 per cento più ricco è aumentato di 11.800 dollari. L’Italia non fa eccezione: tra il 1988 e il 2011, il 10% più ricco della popolazione ha accumulato un incremento di reddito superiore a quello della metà più povera degli italiani.
Stesse tendenze si riscontrano se, invece del reddito, si prende in considerazione il patrimonio: nel 2016 la ricchezza dell’1% degli italiani (in possesso oggi del 25 per cento di ricchezza nazionale) è pari a 415 volte quella posseduta dal 20% più povero della popolazione. Sui mass media non mancano quanti tentano di screditare la metodologia di ricerca adottata e quindi le conclusioni del rapporto.
Ma che la disuguaglianza tra Paesi del mondo e nei singoli Paesi sia il convitato di pietra nel dibattito economico degli ultimi decenni lo dimostrano numerosi studi e ricerche, come quello, celebre, dell’economista francese Thomas Piketty, che nel suo “Il capitale nel XXI secolo” mostra come, negli ultimi trent’anni, la crescita dei salari del 50% povero della popolazione mondiale sia stata pari a zero, mentre quella dell’1% più ricco è aumentata del 300 per cento.
Il filosofo belga Philippe Van Parjis, anni fa, intitolò una sua celebre monografia “Quanta disuguaglianza possiamo accettare?”. La risposta sta arrivando da tanti fronti: da quello politico, con il successo dei partiti antisistema, a quello migratorio. La crescita della disuguaglianza è un problema reale, che necessita di un cambio di rotta nel sistema economico mondiale.

(Davide Tondani)