Terrorismo: la sfida è creare paura nella vita di tutti i giorni

Sgomento e incredulità in tutto il mondo per l’attentato di Berlino

attentato_berlinoIl terrorismo continua a colpire e non conosce frontiere. Lascia una scia di sangue impressionante e incomprensibile per chi abbia un minimo di umanità. Non ci sono più parole per descrivere la costernazione per scelte di morte che hanno come obiettivo lo sterminio di persone innocenti e indifese. A dire la verità sono tante le vittime innocenti delle varie guerre “a pezzi”. Spesso non ci coinvolgono perché si tratta di drammi che si consumano in Paesi lontani, sotto lo sguardo incerto, ma ugualmente complice, delle diplomazie internazionali che lasciano libero campo ai signori della guerra e delle armi.
Tuttavia, quando il terrorismo colpisce le capitali o le grandi città europee, lo sgomento e il senso di insicurezza salgono. Gli attentati di Londra e Madrid, allora si trattava di Al Qaeda, sembrano ormai sepolti nella preistoria del terrorismo. Dopo un periodo di relativa calma, durante il quale forse ci si era illusi di aver vinto la sfida, sono arrivati quelli di Parigi, Nizza, Bruxelles.
Ora Berlino con i suoi 12 morti e 48 feriti, alcuni gravi. Come ormai è noto, un grosso camion è stato lanciato su un mercatino di Natale, luogo di shopping, di vacanza, di svago sereno, di festa e ha lasciato il suo segno di morte e di angoscia. È cambiata la strategia. A Parigi c’era un concerto, a Nizza si attendevano i fuochi d’artificio per la festa nazionale, a Berlino si attendevano le feste di Natale.
La Germania finora era stata risparmiata; sapeva di essere nel mirino degli jihadisti e per questo era in stato di allerta. Ma di fronte a quelle che ormai possiamo definire le nuove armi di distruzione di massa – mezzi di trasporto come camion o auto – è difficile difendersi.
Questo nuovo “stile” di terrorismo è frutto di una strategia nuova illustrata dai siti online del Califfato. Il mese scorso, nel numero di novembre di Rumiyah (Roma), rivista della propaganda dell’Isis, venivano riportate accurate istruzioni per l’impiego di un tir come “arma mortale contro i crociati”, in grado “di fare un gran numero di vittime se usati nella maniera giusta”. Veicoli, proseguiva il magazine, “come coltelli, estremamente facili da acquistare, ma che, diversamente dai coltelli, non fanno sorgere sospetti perché diffusi in tutto il mondo. Per questo sono uno dei metodi più efficaci di attacco e danno la possibilità di provocare terrore a chiunque sia in grado di guidare”. E venivano suggeriti i possibili bersagli: strade affollate, celebrazioni, mercati all’aperto, festival, parate, raduni politici. È allucinante il richiamo ai “crociati”.
Non è possibile presidiare in modo adeguato tutti questi luoghi. Per questo è il momento dei nervi saldi per evitare che, oltre a piangere le vittime, si debbano anche cambiare gli stili di vita.
Angela Merkel ha parlato con fermezza: “Non vogliamo vivere nella paura anche se queste sono le ore della paura nel nostro Paese”. E anche se “sarebbe intollerabile se si confermasse che a compiere questo atto è stata una persona che ha chiesto protezione e asilo in Germania”, ha assicurato che il Paese “continuerà a dare sostegno a chi vuole integrarsi”. Nonostante la paura, il ministero dell’Interno tedesco ha garantito che non saranno cancellati o chiusi i mercati di Natale.
Si spera che il cordoglio non faccia sorgere voglia di altri muri – il “nemico” è già in casa – ma che veramente ci si convinca ad attuare serie iniziative di pace.
La pace non è solo assenza di guerra. Bisogna superare la “politica” degli interessi, della finanza, del mercato delle armi attuando una cooperazione seria con i Paesi poveri del mondo ed evitando lo sfruttamento incontrollato delle risorse senza contropartite di sviluppo.

Giovanni Barbieri