Artigiani e contadini che scelsero, a rischio della vita

La motivazione dell’onorificenza inglese assegnata a Luigi Tognarelli ricorda come avesse “fornito riparo, alimenti e cure a trenta ex-prigionieri di guerra […] fornito loro vestiti e fatto tutto quanto il possibile per garantire loro sicurezza e benessere. Ha anche fornito pasti a un gran numero di personale alleato passato per il villaggio e organizzato nascondigli sicuri per i fuggitivi quando la sua casa era piena”. Attività che avevano suscitato i sospetti di tedeschi e fascisti che avevano perquisito più volte il suo mulino nei boschi di Castoglio; in costante pericolo di arresto, Tognarelli “ha continuato a fare tutto il possibile per aiutare i fuggitivi fino a quando il territorio è stato liberato. Ha dimostrato in ogni occasione grande coraggio, determinazione e spirito di iniziativa”. Grazie ai suoi sforzi, molti fuggitivi hanno potuto riconquistare la libertà; e alle parole ufficiali, il magg. Gordon Lett, aveva aggiunto: “divenne ben presto un uomo sotto tiro dei nazi-fascisti […] hanno cercato di prenderlo in ostaggio, saccheggiato il suo mulino ed intimato l’ordine di chiudere il mulino, ma che egli ha ignorato”. Continuò invece a lavorare e anzi, rifiutando l’imposizione del governo fascista, deduceva la tassa governativa dal costo di macinazione per la popolazione locale; in cambio subì notevoli danni causati dai frequenti saccheggi. Alla cerimonia di Rossano era presente il figlio, Giovanni, che per decenni ha continuato l’attività nel mulino di famiglia e anche di impegno nella collettività locale quale amministratore pubblico. Non aveva ancora 14 anni in quel terribile 1944, ma la giovane età non gli ha impedito di svolgere un ruolo attivo: ogni giorno era lui a portare il cibo ai fuggitivi nei diversi nascondigli e questo gli valse presto il soprannome “il piccolo generale”. Un giorno affrontò la pattuglia tedesca arrivata per perquisire il mulino e gli spazi circostanti: avvertiti in tempo, gli inglesi erano appena fuggiti e Giovanni si trovò da solo contro quegli uomini con le armi spianate. Ricorda che per spaventarlo e farlo parlare lo presero per un orecchio: “nessun inglese è mai stato nel mulino” fu la sua risposta. Tarquinio Delucchi era “un uomo eccellente, uno degli uomini più onesti che abbia mai conosciuto”: lo scrive il magg. Peter Hewitt, vice del ten. col. De Brugh che coordinava i lavori della commissione di selezione alleata per le onorificenze. “È un contadino che ha fornito continuamente razioni, alloggio e vestiario al magg. Lett e al fuciliere Micallef dal 30 settembre 1944 in poi. Sua sorella Dina ha fatto da corriere tra gli ex prigionieri di guerra e l’organizzazione per la Liberazione di Genova. Nel rastrellamento del 3 agosto 1944 la sua casa fu distrutta insieme al resto del villaggio; nonostante questo la famiglia ha continuato ad assistere ex prigionieri di guerra fino alla liberazione. Inoltre Tarquinio ha fatto da guida in tutte le zone limitrofe ed è stato particolarmente utile per missioni militari alleate nella zona”. Da parte sua Gordon Lett ricorda come Tarquinio fosse un uomo di grande coraggio e partigiano del Battaglione Internazionale; il 3 agosto, durante il rastrellamento, a Chiesa di Rossano il palazzo Schiavi venne attaccato: era utilizzato come quartier generale e come ospedale; negli scantinati erano i depositi di armi e munizioni. I feriti furono evacuati in tutta fretta, ma restavano le armi e le munizioni da mettere in salvo: fu Tarquinio assieme ad un inglese a recarsi più volte nel seminterrato e trasportare altrove il prezioso arsenale, il tutto sotto il fuoco dei mortai tedeschi e tra le fiamme del palazzo colpito. Grazie a questo atto di eroismo, il Battaglione poté continuare la guerra di liberazione. A Rossano, per ritirare la decorazione, era il figlio Antonio.

Paolo Bissoli