
Marina di Carrara. Introvigne alla inaugurazione della Scuola di formazione teologica della Diocesi

“La misericordia possiede una valenza che va oltre i confini della Chiesa: essa ci relaziona all’Ebraismo e all’Islam, che la considerano uno degli attributi più qualificanti di Dio”. Così si esprime il n. 23 della bolla Misericordiae Vultus di papa Francesco, e da qui è partita la lectio magistralis che il prof. Massimo Introvigne ha tenuto in occasione della inaugurazione della Scuola diocesana di formazione teologico-pastorale, avvenuta lo scorso 10 novembre nei locali della parrocchia della Ss.ma Annunziata a Marina di Carrara. Presenti il vescovo Giovanni e la direzione della Scuola, con il preside, don Pietro Pratolongo e i due vicepresidi, don Alessandro Biancalani e don Maurizio Iandolo. Un incontro posto all’inizio dell’anno accademico della Scuola, dopo che sono iniziate le lezioni nella sede di Avenza e nella sede di Pallerone, e in calendario alla fine del Giubileo della Misericordia, tema centrale per la comunità cristiana, ma che ha molti punti di contatto con altre esperienze religiose.
La Scuola di formazione teologica ha inteso infatti offrire questa occasione per riflettere su un particolare aspetto della misericordia, come esperienza di accoglienza tra le relazioni umane. Potremmo dire che la misericordia è la possibilità concreta che le relazioni non siano irrimediabilmente segnate dal male, ma abbiano la possibilità di essere guarite dall’interno da un atteggiamento che consente una vera e propria rinascita. Mons. Santucci ha aperto l’incontro con un breve saluto, esortando a guardare il mondo con amore e responsabilità, “perché vogliamo offrire a tutti l’occasione dell’incontro con Gesù”, anche grazie alle attività della Scuola. Il prof. Introvigne, scrittore, sociologo e direttore del CESNUR, (il Centro per gli studi sulle nuove religioni), ha compiuto un percorso articolato in tre passaggi: partendo dall’Ebraismo e attraverso l’Islam, è arrivato fino al Buddismo e alle forme di religiosità contemporanea, per evidenziare la comune meta verso il dialogo e la comprensione.
La religione di Abramo, infatti, parte da due concetti di “misericordia”. Il primo termine è rahamin, ed è relativo alla relazione tra la madre e il figlio esistente fin dall’utero. La seconda parola è khesed, termine inerente al rapporto di solidarietà che si instaura con una persona in difficoltà. Per il Corano, invece, Dio è il “compassionevole”, il “misericordioso” (rahma), per definizione, che dona all’uomo la sua benevolenza. Ma spostandoci più ad Oriente si scopre che anche nell’esperienza del Buddismo c’è una qualche forma di apertura verso l’altro. La persona, infatti, che consegue questo cammino spirituale, una volta acquisita l’illuminazione, è in grado di provare “compassione” e metterla a servizio degli altri. Rispetto alle nuove forme di religiosità contemporanea, infine, ma senza “osare” una panoramica complessiva vista la molteplicità di esperienze, il prof. Introvigne ha fatto riferimento al concetto di unità di tutti gli esseri viventi, da cui scaturirebbe un sentimento di vicinanza e di solidarietà universale. Evitando, dunque, facilonerie, sovrapposizioni o, peggio ancora, sincretismi, è possibile un tentativo per valorizzare la “nostalgia” di misericordia in tutte le tendenze religiose proprie dell’uomo. Il mondo ha un disperato bisogno di dialogo e di comprensione, “perché la tristezza infinita delle persone, si cura soltanto con un infinito amore”, ha aggiunto il prof. Introvigne: come dire, che la misericordia esiste anche al di fuori del “perimetro” della Chiesa. L’auspicio è che questo Anno Giubilare, vissuto all’insegna della misericordia, possa favorire l’incontro con le religioni, aprire al dialogo per meglio conoscere e comprendere, eliminando ogni forma di chiusura, di disprezzo, di violenza e di discriminazione. Un vivace dibattito in sala ha poi chiuso la serata.
(df)