
Dieci anni fa veniva eletto vescovo di Volterra

Sono passati dieci anni dall’8 maggio 2007, quando, all’improvviso, le campane di Virgoletta suonarono a festa: papa Benedetto XVI aveva appena nominato vescovo di Volterra don Alberto Silvani, in quel momento parroco ad Avenza e per tanti anni stimato professore e poi preside del Liceo Vescovile. Poche settimane dopo, il 29 giugno, ci fu l’ordinazione episcopale a Pontremoli e il 15 luglio il solenne ingresso in diocesi, con la visita alla casa di riposo Jacopini di Cecina, il raccoglimento in preghiera nella chiesa volterrana di Sant’Agostino e la celebrazione della Messa nella basilica minore di santa Maria Assunta.
“Non ho nessun programma pastorale, se non quello che è compito di tutti i cristiani: leggere e meditare la Parola di Dio, rendere grazie al Signore, soccorrere chi è nel bisogno, ascoltare quello che lo Spirito suggerisce alla nostra Chiesa”, precisò, sorridendo, nella sua prima omelia. “Le persone che incontriamo e gli avvenimenti che ci accadono sono i sacramenti della volontà di Dio. Lo Spirito soffia dall’alto e dal basso: S. Benedetto nella Regola dice che è compito dell’abate decidere, ma l’abate deve prima ascoltare tutti, perché spesso il Signore manifesta ciò che è meglio alle persone semplici”.
Da quell’estate, mons. Silvani ha la cura di tante parrocchie, ma appena gli impegni glielo permettono torna nella sua amata Virgoletta per salutare i compaesani e celebrare con loro le festività.

Domenica 18 giugno, in occasione del Corpus Domini, la chiesa è stata decorata con i disegni colorati della tradizionale ”infiorata”, grazie all’impegno di Roberta Pompei, Enza Bracci e Fiorella Bruscaglia. Don Giovanni Barbieri, che ha celebrato la messa della sera, ha analizzato il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci per sottolineare l’importanza dell’affidarsi totalmente a Cristo e accostarsi al Vero Cibo.
Il giorno successivo il calendario ha ricordato i patroni di Virgoletta, i martiri san Gervasio e Protasio che vissero intorno alla metà del III secolo durante le persecuzioni di Decio e Valeriano, oppure qualche anno dopo, durante l’impero di Diocleziano. I loro corpi furono ritrovati il 17 giugno 386 nell’antica zona cimiteriale di Milano, grazie ad uno scavo commissionato dal vescovo Ambrogio.
Mons. Silvani ha approfittato della quasi sovrapposizione delle due ricorrenze liturgiche: “Proprio Sant’Ambrogio, pastore capace e illuminato, sapeva che il culto di Maria e dei santi fa più presa sui fedeli, perché la loro umanità li avvicina a tutti noi, ma la devozione deve sempre condurre all’adorazione di Gesù”, ha detto all’assemblea. “Come Lui ha avuto bisogno di un corpo per compiere la sua missione nel mondo, lo Spirito ha bisogno di noi per continuare la sua opera. La Chiesa è come un treno su cui saliamo al momento del Battesimo e dal quale scendiamo quando arriva la nostra fermata. Mentre viaggiamo possiamo impegnarci per realizzare tante cose buone!”.
La giornata si è conclusa con la tradizionale processione per le vie del borgo, seguita da un ricco rinfresco nella piazza del paese.
Ilaria Tonini