Quel Trionfo della Morte e la Danza macabra nell’affresco di Clusone

Bergamo. “Senza misericordia”, un saggio di Chiara Frugoni e Simone Facchinetti 

26_danza_macabraNell’arte e nella letteratura dell’occidente cristiano il macabro fa la sua apparizione dopo il Mille, a partire dal sec. XIII, senza alcuna opposizione da parte della Chiesa. Lo straordinario affresco di Clusone (BG) fu commissionato nel 1485 dalla Confraternita dei Disciplini a Giacomo Busca detto il Borlone. Sul nome dell’artista non esistono più incertezze, per merito soprattutto di Chiara Frugoni e Simone Facchinetti, autori del saggio “Senza misericordia. Il Trionfo della Morte e la Danza macabra a Clusone” (Einaudi).
Nell’affresco, che è una sorta di memento mori, la presenza di elementi ripugnanti è abbastanza contenuta. Nella parte più alta trionfa la Morte, dipinta come cadavere disseccato, con corona da regina e con un manto prezioso che, per contrasto, richiama il manto della Madonna della Misericordia, la Mater misericordiae a cui i Disciplini erano devoti.
Senza misericordia è invece la Morte, che si rivolge a tutti i viventi quasi ad ammonirli di non farsi cogliere impreparati. La Nemica non si sa quando può giungere. A destra e a sinistra dell’orribile scheletro, non più eletti e dannati, come nella tradizionale iconografia del Giudizio universale, ma un fitto corteo di vivi che supplicano, offrono doni (un vescovo e un papa), che si rassegnano o al contrario si disperano. C’è anche chi tenta di fuggire, ma due scheletri aiutanti, uno armato di frecce, l’altro di schioppo, non danno scampo a nessuno. Sotto i piedi della regina non misericordiosa e piena di equaleza, un sarcofago con due cadaveri leggermente gonfi: uno è un papa, l’altro un imperatore. Davanti al sarcofago, un mercante e un doge con le loro inutili offerte, un re e un filosofo che colloquiano.
L’ipotesi della Frugoni è che si tratti del ricchissimo Creso, re della Lidia e di Solone, legislatore e filosofo greco. Il racconto dell’incontro fra Creso e Solone, molto diffuso nel medioevo, era noto anche nel Quattrocento: nel volume sono indicate le fonti di questa interessante citazione culturale in un piccolo centro delle Prealpi bergamasche. Di sfuggita si può notare che nella folla dei vivi non ci sono vecchi, bambini, storpi, poveri. La presenza di donne è marginale e si trova nella sottostante danza macabra, dove un vivo e uno scheletro si alternano tenendosi per un dito. Le non comuni conoscenze della Frugoni le consentono di identificare, attraverso l’analisi dell’abbigliamento e degli strumenti di lavoro, mestieri e stato sociale dei danzanti ancora in vita. La Chiesa non si è mai opposta alla diffusione del macabro, perché la rappresentazione della Morte e del disfacimento del corpo era un deterrente più efficace delle scene infernali affollate di diavoli e di mostri. La rivalutazione della vita terrena, avvenuta dopo il Mille e la nascita del purgatorio (si veda il fondamentale saggio di J. Le Goff) avevano attenuato la paura dell’aldilà. Il purgatorio aveva distrutto l’inferno (p. 8).
Per distogliere il credente dalla ricerca di piaceri e godimenti terreni, con la danza macabra si mette in atto una pedagogia del terrore che costringe ciascuno a pensare alla propria morte, alla decomposizione e alla putrefazione del proprio corpo. Il destino del corpo, non più quello dell’anima, viene messo in primo piano. Inoltre fra vivo e morto si stabilisce un nuovo rapporto, gestito dalla Chiesa, che chiede suffragi e distribuisce indulgenze. In conclusione: il volume si segnala per la sapiente analisi di un affresco di non facile lettura, ma nello stesso tempo offre notevoli spunti di riflessione su temi importanti, quali il ruolo della Chiesa e il suo terrorismo edificante (p. 10) nell’epoca in cui si stabiliscono nuovi rapporti sociali e emergono figure professionali nuove: l’invasione ecclesiastica dell’aldilà con un potere giudicante che è temibile quanto quello del tribunale di Dio: la contabilità dei suffragi: il diffondersi dell’idea che anche il tempo dell’oltretomba possa essere calcolato, acquistato, manipolato (p. 5). Oltre ad essere poco evangelica, la strategia dell’orrore, di cui ci restano preziose testimonianze artistiche e letterarie, è stata una scelta pedagogicamente discutibile.

Pierangelo Lecchini