Nel baratro del caos geopolitico
Il segretario generale della Nato, Mark Rutte (foto Nato/Otan)
Il segretario generale della Nato, Mark Rutte (foto Nato/Otan)

Il diritto internazionale è morto.

A ucciderlo è stato quell’Occidente che lo ha creato nel corso del XX secolo, disvelando così l’anima autentica di una civiltà che dietro la sua immagine patinata di culla dei diritti umani, della libertà e della democrazia, ha nascosto il suo cinico e brutale passato coloniale e suprematista che in questo cambiamento d’epoca riemerge prepotente.

Il principio dell’aggressore e dell’aggredito usato dapprima come clava mediatica per silenziare chi, durante l’invasione ucraina, ha osato contestualizzare il conflitto e criticare le modalità di ripristino della legalità internazionale, non solo è stato sospeso adottando un cinico “doppio standard” che prevede la condanna dell’invasione di Putin ma non quella per Israele che, solo negli ultimi 20 mesi, sta proseguendo il criminale genocidio di Gaza ed ha operato nuove occupazioni in Cisgiordania e bombardamenti su Libano e Siria, ma addirittura è stato ribaltato: l’attacco all’Iran è stato giustificato con il diritto di Israele “aggredito”, a difendersi preventivamente. Sulle ceneri della legalità internazionale si è imposta nuovamente la legge del più forte.

Il presidente Donald Trump

Se ancora nel 2002, per violare il diritto internazionale Bush e Blair dovettero provare, costruendo menzogne, che l’Iraq possedeva armi chimiche, nel caso dell’Iran non c’è stato alcun bisogno di farlo: il sovranismo nero di Trump, Netanyahu e dei loro emulatori e aspiranti pontieri non conosce il concetto di comunità internazionale.

Un mondo da tempo sull’orlo del caos geopolitico è ora precipitato in un baratro dagli esiti imprevedibili, con la Russia a questo punto legittimata nel perseguire i suoi disegni sull’Ucraina, la Cina teoricamente in grado di riprendersi Taiwan, centro nevralgico della globalizzazione tecnologica, gli Stati Uniti capaci di mettere le mani su Panama e Groenlandia, il mondo arabo sciita gravido di nuovi gruppi terroristici per insanguinare l’Occidente e bloccare le rotte marine di Suez e Hormuz, India e Pakistan pronte a regolare i propri conti, in una situazione tale da far sorgere ovunque autoritarismi e fondamentalismi che solo qualche ingenuo può credere che possano essere seppelliti destituendo Khamenei.

In questa Terza guerra mondiale a pezzi l’Europa pagherà un prezzo altissimo: con un ritorno del terrorismo islamico, con un’economia in declino che non trarrà giovamento dai piani di riarmo ma che subirà gli scossoni mondiali sui mercati energetici e sulle rotte commerciali, e con il conseguente accentuarsi dei nazionalismi che sgretoleranno l’Unione riportando il continente verso orizzonti tragici. Per questo l’Europa dovrebbe essere propulsore della pace, anziché il cinico attore di secondo piano sulla scena mondiale che, con il cancelliere Merz afferma che “Israele fa il lavoro sporco per tutti noi”.

Davide Tondani