Cercare Dio nella storia: Bonhoeffer, il teologo dei tempi difficili

Ottant’anni fa moriva, impiccato a Flossenburg, il pastore luterano che praticò la sua opposizione al nazismo in nome della fede. Una testimonianza ancora attuale nel mondo di oggi

Dietrich Bonhoeffer

Il 9 aprile ricorreva l’80° anniversario del “martirio” di Dietrich Bonhoeffer (1906-1945): il teologo luterano più letto all’interno della tradizione cattolica, uomo di profonda fede, capacità di analisi e attivo oppositore al Nazionalsocialismo e a tutte le forme di fascismo, interpretate come una manipolazione delle coscienze.
Ciò che sorprende nella lettura dei suoi testi, a distanza di tempo, e in un contesto profondamente cambiato, è la straordinaria attualità di alcune sue riflessioni e analisi e questo, si badi bene, in testi scritti in un arco di tempo relativamente breve e sotto la pressione che la storia esercitava nella ricerca di scelte eticamente feconde e in adesione alla pratica evangelica.
Le due opere che maggiormente segnano questa tensione sono Resistenza e resa ed Etica. In Etica, libro che Bonhoeffer non riuscì a completare, è centrale il concetto per il cristiano di essere fedele alla storia che Dio ha dato da vivere e al Vangelo del Regno in una tensione segnata dalla drammaticità dei tempi.
In questo c’è una prima straordinaria attualità del teologo: Bonhoeffer è il Teologo dei tempi difficili che ci aiuta a ritrovare, qualora ve ne fosse la necessità, la forza spirituale che si oppone alla rassegnazione o all’abbandono alla logica del più forte. Dio va cercato al centro della storia, anche oggi.
Non è possibile per il cristiano abbandonarsi all’individualismo come meccanismo di fuga dalle responsabilità, né atteggiarsi a Don Chisciotte in una sterilità eroica che di eroico ha ben poco, ma è necessario donare la propria vita per le generazioni future.
“Per chi è responsabile – scrive Bonhoeffer in Resistenza e Resa – la domanda ultima non è come me la cavo io eroicamente in questo affare ma quale potrà essere la vita della generazione che viene”.
La storia, quella personale, che si intreccerà in modo completo con la Storia del suo tempo, inizia per Dietrich a Breslavia (Wroclaw) il 4 febbraio del 1906 in una famiglia dell’alta borghesia.
Nella figura della madre, donna di profonda fede, e del padre, uomo di grandi capacità professionali e con i piedi ben piantati nella storia già si intravedono i punti di riferimento del futuro teologo che a 17 anni, terminato il Ginnasio, si iscriverà a Teologia con lo slancio giovanile tipico di chi ha la pretesa di cambiare la Chiesa per cambiare la Storia.
La scoperta del Cattolicesimo in un suo viaggio a Roma nel 1924 e il successivo viaggio negli Stati Uniti dove incontra la “Chiesa dei neri”, segneranno profondamente il giovane abituandolo a leggere la storia con quello “sguardo dal basso” che deve orientare l’azione pastorale della Chiesa come corpo mistico di Cristo, secondo la definizione di De Lubac.
Saranno gli avvenimenti a portarlo nel cuore della storia laddove si realizza per Bonhoeffer la scelta etica responsabile del cristiano; ma non prima che il giovane teologo abbia sperimentato ed accolto quella chiamata a seguire Cristo che cambierà il suo modo di vivere e di pensare.

Il campo di concentramento di Flossenburg

Il primo febbraio 1933 Bonhoeffer pronunciò a Radio Vox-Haus un discorso sul concetto di guida (Fuhrer): “Il vero capo deve saper deludere, deve rifiutarsi di diventare il seduttore (Derfuhrer), cioè l’autorità ultima”.
Una lucida analisi del contesto storico che si presentava, ma con l’indicazione dei fondamenti irrinunciabili di una pedagogia cristiana del potere volta alla responsabilizzazione delle coscienze. Questo intervento lo metterà in rotta di collisione con il Nazionalsocialismo che aveva la pretesa di dirigere la storia in base ad un principio autoritario.
Da lì sarà un susseguirsi di prese di posizione che lo porteranno ad unirsi ad un gruppo di alti ufficiali dell’esercito che stanno cospirando per far cadere Hitler, all’arresto nel 1943, alla condanna a morte.
In Resistenza e Resa, scritto nell’ultimo periodo della sua vita scrive: “Tutto dipenderà in realtà dall’atteggiamento di coloro che detengono il potere: se essi ripongono le loro aspettative più nella stupidità o più nella autonomia interiore e nella intelligenza degli uomini”.
Ecco il secondo motivo della sua attualità: oggi, riemerge forte questa “tentazione”, anche ammaliata e condita di apparenze cristiane, di delegare all’uomo forte di turno il peso delle scelte individuali percepite come insostenibili.
Tentazione che è oltretutto alimentata dall’alto e potenziata attraverso l’utilizzo di tecnologie quali i social, l’A.I. che hanno un potere seduttivo grande. I social media ormai orientati alla produzione di “Verità” preconfezionate anziché essere costruiti su algoritmi che valorizzano la ricerca della verità e trasparenti verso le società democratiche.
L’intelligenza artificiale che potrà essere utilizzata per la creazione di fatti-idolo da dare in pasto a cittadini-sudditi privi di qualsiasi struttura spirituale di discernimento. Nel saggio introduttivo di Resistenza e Resa Bonhoeffer si interrogava circa la mancanza di coraggio politico dei suoi contemporanei individuando in questo le conseguenze del crollo di tutti i valori morali fondamentali dei tedeschi.
Oggi la sua analisi e gli “anticorpi” che proponeva sono più che mai attuali e richiamano tutti i cristiani alla loro responsabilità ultima rispetto al Creatore. ”Qualsiasi cosa accada nel tempo, nel mondo, è custodita per tutta l’eternità… Nulla resta nell’oblio. Tutto ciò che facciamo avviene al cospetto dell’eternità di Dio… perciò resta custodito. (Memoria e fedeltà – Frammenti, D. Bonhoeffer).

Stefano Gaffi