La storia di una donna che prese in mano la propria vita

Nada Parri, partigiana combattente sull’Appennino pontremolese. Presentato il libro di Giorgio van Straten: un’esistenza straordinaria

L’autore del libro Giorgio van Straten a Pontremoli con la figlia di Nada Parri, Elisabetta Wilkens

Una vita davvero straordinaria quella di Nada Parri, nata ad Empoli nel 1923, partigiana combattente nell’Appennino parmense. E già questo sarebbe sufficiente a giustificare il libro “La ribelle” che Giorgio van Straten ha presentato sabato pomeriggio, 29 marzo, nelle Stanze della Rosa su iniziativa dell’Istituto Storico della Resistenza e della locale sezione ANPI con il patrocinio del Comune in vista dell’80.mo anniversario della Liberazione dal nazifascismo.
Ma la vita di Nada è stata molto di più: una donna andata sposa ad un uomo più anziano, fascista convinto, che la lascia con una bambina molto piccola per arruolarsi volontario nella Seconda Guerra Mondiale.
Una donna che a Marina di Carrara, dove vive con i suoceri, si innamora di un tedesco “gentile”, Hermann, che detesta Hitler, non sopporta la divisa nazista che indossa, e che decide di disertare per unirsi ai partigiani nelle montagne pontremolesi.
I due, alla fine dell’estate 1944, arrivano nella zona di Pracchiola e vengono accettati nella “Julia”, poi brigata “Beretta”, di “Birra” e di “Bixio” (il comandante Giuseppe Molinari e il commissario politico Mino Tassi), prima di trasferirsi nel Parmense nei ranghi della 135.ma brigata Garibaldi.
Come ha sottolineato il prof. Simone Neri Serneri, dell’Università di Firenze, aprendo la presentazione a Pontremoli, questa “è la storia di una donna che prende in mano la sua vita” alla ricerca della libertà.
Nada Parri è davvero una “ribelle” perché il suo sentimento di ribellione è rivolto prima di tutto all’ordine patriarcale che domina la società dell’epoca e che lei subisce ogni giorno. L’occasione è rappresentata dall’amore: è questo sentimento che fa esplodere la ribellione in Nada e in Hermann, anche se è la giovane donna ad essere quella più determinata.
Una “ribelle” che sfida il mondo e che non combatte “solo” nei lunghi mesi della Resistenza, ma ancora per tanti anni din seguito: per mantenere la famiglia, per dare una mano a tante donne e uomini in difficoltà a far valere i propri diritti, per governare al meglio una comunità come avrebbe fatto con l’elezione a sindaco di Cerreto Guidi nel 1975, prima donna in quella carica.
Una storia, quella dei due giovani, nella quale compaiono ed hanno un ruolo importante le due figlie di Nada: Ambretta, avuta dal marito, ed Elisabetta, frutto dell’unione con Hermann e che nasce proprio a Pontremoli nel periodo che i due trascorrono ospiti nel podere di “Ca’ di Venti”.
Ed Elisabetta era presente sabato pomeriggio a Pontremoli, emozionata nel ricordare la figura di quella donna forte e così fuori dal comune che solo all’inizio del terzo millennio decise di raccontare la sua esperienza in un libro-diario dal titolo emblematico: “La vita amara”.

Il pubblico che ha partecipato alla presentazione del libro “La ribelle” nelle Stanze del Teatro della Rosa

Per l’autore, Giorgio van Straten, quella è diventata la storia della “Ribelle”, una donna piena di aspettative: quelle di chi, dopo aver combattuto per la libertà e la democrazia, si aspetta che il Paese cambi davvero per poter finalmente vivere la propria vita. Nada è donna e in quanto tale è obbligata a compiere le scelte due volte: come cittadina e come donna in una società patriarcale.
Una vita dura, difficile, piena anche di condizionamenti imposti da una società nella quale le donne che hanno vissuto mesi “ai monti” con i partigiani vengono guardate con occhi indagatori e sono giudicate con durezza. Il libro, come ha detto l’autore, vuole essere un modo per riscattare totalmente quella vita che Nada ha definito “amara” e che è per tutti noi è, invece, “straordinaria”.
Come straordinari sono i protagonisti di quella stagione: i giovani. Gli attori della Resistenza sono quasi tutti ventenni e sono loro ad avere la capacità di mettere a repentaglio tutto quello che ancora deve accadere nel corso della loro vita per poterlo vivere davvero, per ottenere quanto hanno davanti.
Una storia così straordinaria, che tanto ha in comune con quella di un’altra donna partigiana combattente, Laura Seghettini, che non poteva restare patrimonio “solo” della memoria familiare ma che doveva essere raccontata.

Paolo Bissoli