
Fra’ Mario l’ha indirizzata alle comunità della diocesi

Cammino, insieme, speranza: sono tre “parole chiave” della lettera che il vescovo Mario ha scritto in occasione del tempo liturgico della Quaresima.
Dopo il “Mercoledì delle Ceneri” che mons. Vaccari ha celebrato in Cattedrale a Massa con l’austero rito dell’imposizione delle ceneri ai fedeli, arriva la Prima Domenica di Quaresima nell’anno del Giubileo della Speranza, in cammino verso la Pasqua di resurrezione.
In questo senso il vescovo ha sottolineato come l’anno giubilare in questo Tempo di Quaresima, “ci aiuta ad attraversare insieme quei nodi, quegli interrogativi, quei passi attraverso i quali si misura la nostra conversione”.
“La parola di Dio, la ‘parola della Croce’, l’Eucarestia, l’azione dello Spirito Santo nella comunità sono luoghi fondamentali dove trovare forza e incoraggiamento per affrontare quelle sfide che il cammino della Chiesa universale e della nostra Chiesa particolare ci presenta in questo particolare momento della storia in cui siamo chiamati a mettere mano alle strutture della Chiesa in chiave missionaria e sinodale”.
Tornando alle tre parole chiave della lettera, il vescovo entra nel dettaglio del significato di questi termini.

“Il cammino fa pensare al pellegrinaggio ed è un primo richiamo alla conversione: sono veramente in cammino o piuttosto paralizzato, statico, con la paura e la mancanza di speranza, oppure adagiato nella mia zona di comodità? Insieme: la conversione per lo stile sinodale nella Comunità Cristiana: siamo capaci di camminare con gli altri, di ascoltare, di vincere la tentazione di arroccarci nella nostra autoreferenzialità e di badare soltanto ai nostri bisogni? Siamo tessitori di unità? La speranza: la conversione da atteggiamenti di cinismo e di sfiducia verso il mondo e la Chiesa anche se viviamo tempi di crisi e cambiamenti epocali: vivo concretamente la speranza che mi aiuta a leggere gli eventi della storia e mi spinge all’impegno per la giustizia, alla fraternità, alla cura della casa comune, facendo in modo che nessuno sia lasciato indietro?”.
Da questo punto di vista il vescovo esplicita che il suo intento “è di cercare di aiutare tutto il Popolo di Dio che vive in questa porzione di territorio (la Diocesi di Massa Carrara Pontremoli) a tradurre questa triplice chiamata alla conversione nel conteso ecclesiale e sociale in cui viviamo”.
Tre sono dunque i passaggi che fra Mario articola nella sua lettera. Anzitutto la situazione del territorio, nel mutato contesto socio-culturale e avviato verso la “formula” delle Unità pastorali, dove il vescovo nota “qui e là alcune tendenze verso una conflittualità più o meno latente, propria di un modo di vivere il cristianesimo piuttosto autoreferenziale per le comunità ed un difficile passaggio del presbitero da un io individuale a capo della comunità verso un ‘noi’ della presidenza”.
Dal momento in cui la “missione affidata alla comunità cristiana consiste nel far incontrare il vangelo con la vita quotidiana delle persone”, la comunità è stimolata “a non presentarsi esclusivamente con la figura del prete, ma s’impegna a leggere con i laici le diverse situazioni a partire anche dalla loro esperienza concreta. Un’azione pastorale, che si misura con semplicità e con verità su queste istanze della vita quotidiana, susciterà energie e cammini nuovi”, che troveranno nell’esperienza delle Unità pastorali una nuova linfa generativa.
Ma nel nostro tempo caratterizzato da rapidi cambiamenti diventa urgente chiedere nuovamente alla Parola di Dio, meditata in spirito di penitenza e di riconciliazione, il necessario discernimento. Ecco allora l’invito del vescovo a tornare alla Prima Lettera di san Paolo ai Corinti, testo guida del percorso diocesano dei Gruppi di Ascolto della Parola.
Terzo passaggio che il vescovo indica al popolo di Dio è il riferimento al Giubileo, “una realtà da vivere” che aiuta “ad attraversare insieme quei nodi, quegli interrogativi, quei passi attraverso i quali si misura la nostra conversione”.
Il vescovo si sofferma sul logo del Giubileo, “simbolo che sintetizza bene quali sono i fondamenti con cui vivere appieno il nostro tempo favorevole”, mentre “le quattro figure stilizzate rappresentano l’umanità proveniente dai quattro angoli della terra”: l’apri-fila è aggrappato alla croce, “segno non solo della fede che abbraccia, ma della speranza che non può mai essere abbandonata perché ne abbiamo bisogno sempre e soprattutto nei momenti di maggiore prova e crisi”.
df