
Mulazzo. A Boceda un pomeriggio di sensibilizzazione sulle vittime di tratta

Lo scorso 8 febbraio, giornata in cui si celebra la memoria di Santa Bakhita – protettrice delle vittime di tratta, si è vissuto un pomeriggio di sensibilizzazione e informazione sul drammatico tema del traffico di esseri umani: fenomeno globale complesso e multidimensionale.
L’iniziativa ha avuto luogo all’interno del Villaggio dell’Accoglienza dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII (APG23), nel Comune di Mulazzo. Questo momento di riflessione è iniziato ricordando la figura di don Oreste Benzi, fondatore dell’APG23, con la visione del docufilm “Il pazzo di Dio” in cui emerge tutto l’impegno nella lotta contro la disumanizzazione e la schiavitù che il “prete dalla tonaca lisa” ha portato avanti al punto da diventare un pioniere nel contrasto alla tratta di esseri umani.
La conclusione, invece è stata affidata alla Messa presieduta dal parroco di Villafranca don Giovanni Barbieri, che ha sottolineato l’importanza della preghiera e dell’accoglienza della diversità come due aspetti fondamentali per chi vuole vivere secondo i valori cristiani scegliendo di rimanere dalla parte della verità.
L’impegno dell’Associazione Papa Giovanni XXIII per l’accoglienza e il reinserimento delle vittime
Tra i due momenti, i segni tangibili di come la “Papa Giovanni” ancora oggi è impegnata nell’accoglienza delle vittime di questo doloroso spaccato della nostra società e nella rimozione delle cause.

Come ha testimoniato Ilaria Nasini, membro dell’APG23 e responsabile per il coordinamento dei percorsi di recupero e integrazione delle persone accolte, «in provincia di Massa Carrara c’è una casa dedicata proprio a Santa Bakhita perché la storia di questa suora canossiana di origine sudanese, rapita a sette anni per essere schiavizzata e più volte venduta, è una storia molto simile a quella delle ragazze che arrivano da noi. Anche le nostre accolte hanno vissuti dolorosi che lasciano sulle loro anime cicatrici alle volte indelebili.
Eppure anche loro, come Santa Bakhita, si ritengono “fortunate” perché nonostante il male subìto sanno di essere giunte in un porto sicuro nella nostra casa di accoglienza, e proprio da qui possono alzare il loro grido di libertà e speranza perché, come Bakhita, sono sopravvissute alla tratta di esseri umani».
È stato evidenziato come le vittime della tratta siano persone di ogni età, genere, stato sociale e migratorio; possono avere vulnerabilità multiple ed essere trafficate per uno o più scopi: accattonaggio, spaccio di droga, vendita di prodotti contraffatti, traffico di organi, prostituzione, sfruttamento lavorativo. Secondo le ultime stime dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC), le vittime di tratta sono state circa 49 milioni nel mondo.
Due vittime su 3 sono donne e ragazze che diventano preda dello sfruttamento sessuale e lavorativo

Due vittime su 3 sono donne e ragazze che con la promessa di un lavoro onesto e una vita migliore si mettono in viaggio per lasciare una realtà fatta di povertà e violenza; ma la loro fragilità le rende facile preda dello sfruttamento sessuale e lavorativo.
Per quanto riguarda la tratta delle donne nigeriane, prima di partire subiscono un rito Vudù, chiamato “Jujù”, che secondo le loro credenze le rende prigioniere delle maledizioni e delle minacce di morte – loro o di un loro familiare – se l’impegno del pagamento che il racket chiede non viene mantenuto. Il sogno europeo ben presto diventa un incubo: picchiate e violentate durante il viaggio, sono costrette a prostituirsi per molte ore al giorno per pagare il debito.
Le continue minacce ai familiari sono uno dei principali motivi per cui non riescono a sottrarsi al volere di chi le costringe a prostituirsi. Nessuna di queste donne vive questa condizione per scelta, altrimenti non si parlerebbe di schiavitù e tratta.
(Daniela Russo Krauss)
La realtà di Casa Bakhita a Mulazzo e il sistema antitratta della Regione Toscana
Per rispondere ai bisogni e alle sfide di chi esce da circuiti di tratta e grave sfruttamento, pur continuando a vivere forme discriminatorie e di oppressione che peggiorano le loro condizioni psicofisiche e le possibilità di recupero e integrazione socio-lavorativa, si deve tornare a mettere al centro la persona umana riconosciuta in quella dignità che le è propria, comprendendone vulnerabilità e identità sociale.
Casa Bakhita è un luogo di accoglienza in cui le vittime di tratta non solo vengono supportate nell’inserimento nella rete territoriale ma riscoprono la speranza del riscatto e tornano a sentirsi amate e rispettate. In questi 15 anni di attività nella sola casa in provincia di Massa Carrara sono state accolte più di 40 donne, anche madri con minori a carico, vittime di sfruttamento sessuale.
Il percorso di riscatto e reintegrazione socio-lavorativa che intraprendono è possibile grazie alla rete costruita negli anni tra APG23 e il Sistema Antitratta Toscano di Interventi Sociali (SATIS), un progetto regionale prezioso che garantisce dal nord al sud della Toscana una rete di relazioni costanti tra soggetti pubblici e privati attivi nei territori offrendo possibilità concrete a chi vuole uscire dallo sfruttamento: sono 102 i programmi di protezione attivati nel 2024 e più di 3500 i contatti delle unità mobili toscane che intercettano le potenziali vittime in strada e al chiuso.