
La delegazione della nostra Diocesi a Roma per il cammino sinodale

Gli oltre mille delegati provenienti da tutta l’Italia sono rientrati nelle loro diocesi e l’esperienza di portare a Roma, alla prima assemblea delle chiese in Italia, la vita di ogni giorno deve adesso dare quei frutti i cui semi sono stati gettati anni fa.
Fin dal 2005 papa Francesco aveva invitato la Chiesa italiana a mettersi in un cammino sinodale e questo invito ha iniziato piano piano a produrre risultati. Dal 2021 è iniziato un cammino che si è diviso in tre fasi, narrativa (2021-23), sapienziale (2023-24) e infine profetica (2024-225).
Ed è a metà di questo percorso che i delegati si sono ritrovati a Roma, vescovi e laici, uomini e donne seduti agli stessi tavoli per cercare di dare forma e concretezza ad un cambiamento ormai vitale. I temi affrontati sono stati molti, ma tutti legati alla Chiesa missionaria in rapporto alle diverse realtà di oggi, i nuovi linguaggi della comunicazione e della liturgia, l’ascolto, le nuove miserie e le solitudini, la responsabilità delle donne e la necessità delle trasparenze amministrative.

Dopo gli interventi del card. Zuppi, di Erica Tossani, membro della presidenza del Cammino sinodale e del presidente Paolo Triani, sono partiti i tavoli di lavoro. Per la nostra diocesi, il vescovo Mario era accompagnato da don Maurizio Iandolo, referente diocesano per il cammino sinodale, dal presidente dell’Azione Cattolica, Sabrina Castagnini e da Cristina Galligani, insegnante di religione e referente per il cammino sinodale.
“È stata una bella esperienza – ci dice don Maurizio – ci hanno messo subito al lavoro ai tavoli. Al mio tavolo ho trovato qualche difficoltà nel confrontarmi sui nuovi principi di sinodalità. Ci vuole sicuramente tempo; bisogna capovolgere questa piramide ma a sessantadue anni dal Concilio Vaticano II siamo ancora qui a parlare di carismi più o meno nascosti dei laici. Facciamo ancora tanta fatica ad accettare che nella Chiesa ci sono tante persone che potrebbero dare un grande contributo e che è finito il tempo delle celebrazioni ormai non più comprese dai fedeli. È il tempo del servizio a coloro che hanno più bisogno, in particolare quello di essere ascoltati, in un rapporto d’amore”.

“A mio avviso – continua – va superato anche il concetto di ascolto in senso gerarchico, come se la Chiesa in qualche modo si chinasse per ascoltare il povero, il bisognoso. L’unico rapporto che conta è quello d’amore. Bisogna essere Chiesa tra la gente, al servizio di Dio per servire gli uomini nel bene e nel male della vita, sempre e solo per amore”.
Sabrina Castagnini, ha trovato questa esperienza molto costruttiva. “È stato significativo avere nello stesso tavolo di lavoro vescovi, sacerdoti, laici e religiosi che si sono confrontati su temi importanti per il futuro della Chiesa. Ho respirato aria fresca, ho percepito la volontà di mettersi in discussione. Soprattutto mi è piaciuto quello che di bello e profondo ho vissuto con gli altri tre delegati. Un vescovo, un sacerdote e due laiche che per tre giorni hanno condiviso una vera esperienza di Chiesa. Torno a casa con tanta voglia di portare in diocesi il volto di una Chiesa che sa dare ragione della speranza di Cristo agli uomini e alle donne del nostro tempo. Una grande voglia di condividere e una grande responsabilità”.

Cristina ci racconta il punto di vista di una giovane. “Sono rimasta piacevolmente sorpresa – dice – dalla assenza di differenze: eravamo tutti delegati diocesani, non c’erano vescovi, presbiteri, laici, uomini, donne, solo fratelli con la possibilità di aiutare questa Chiesa a cambiare visione, impostazione, e abbattere quelle barriere che erano le gerarchie. Un vento di cambiamento percepito nel desiderio di ascoltare ciò che è arrivato dalle assemblee locali dove c’erano finalmente giovani e molte donne di cui è stata messa in rilievo l’importanza nella trasmissione della fede attraverso le generazioni. Soprattutto finalmente erano presenti e sono stati ascoltati i giovani che hanno voluto dire la loro, hanno portato il loro contributo soprattutto in merito alle comunicazioni e all’uso dei social media e dei loro linguaggi”.
Silvia Laudanna