
Il 29 novembre di cento anni fa la morte a Bruxelles

Era il 29 novembre di cent’anni fa, moriva a Bruxelles, Giacomo Puccini, il compositore che ha rivoluzionato l’idea musicale: figlio del romanticismo, supera il verismo, lancia la composizione operistica verso il futuro diventando il padre del musical e della musica didascalica.
Si tratta dell’autore che, con Gioacchino Rossini e Giuseppe Verdi, è sicuramente il più famoso, amato e influente compositore d’opera italiano di tutti i tempi.
Nasce nel 1858 in una famiglia benestante di Celle (ora Celle Puccini), frazione di Pescaglia, lungo il torrente Roggio nella media valle del Serchio a una trentina di chilometri da Lucca. Una famiglia di musicisti ma ci sono volute cinque generazioni di Puccini per dar vita ai cromosomi musicali di Giacomo.
Nel 1880 si trasferisce a Milano per perfezionare i suoi studi al Conservatorio. Durante il periodo milanese fu assiduo frequentatore di teatri e entrò in contatto con gli ambienti della Scapigliatura. Tra le composizioni di questi anni spiccano un Preludio e un Capriccio Sinfonico scritto come saggio di diploma.
Il successo del “Capriccio” favorì l’incontro con il poeta Ferdinando Fontana, all’epoca librettista. Dalla loro collaborazione nacquero le prime opere teatrali di Puccini: “Le Villi” (1884) ed “Edgar” (1889). Due composizioni in cui già si intravede l’elaborazione poetica e musicale di Puccini, in particolar modo in “Edgar” in cui emerge il potente mix di passione, sensualità e dolore tipico della sua descrizione musicale.

Il compositore lucchese ottenne la consacrazione come operista con la “Manon Lescaut” del 1893, l’opera in cui per la prima volta Puccini trovò se stesso come autore. Il compositore si abbandona qui alla sua potente vena romantica, la musica diviene un travolgente fuoco di passione disperata che esplode in fiamma ardente nella conclusione dell’opera.
Il libretto nacque dalla collaborazione di più librettisti: Ruggero Leoncavallo e la coppia Luigi Illica e Giuseppe Giacosa. Quest’ultimi affiancarono Puccini nella realizzazione delle tre successive opere: “La Bohème”, “Tosca” e “Madama Butterfly”.
“La Bohème”, del 1896, riesce a rendere una perfetta fusione tra gli elementi romantici e realistici con tratti impressionistici. Con quest’opera si avverte l’inclinazione di Puccini a descrivere con la musica i piccoli particolari.
In “Tosca”, rappresentata per la prima volta nel 1900, i temi sono più taglienti ed energici con passaggi violenti di armonie che creano un grande effetto drammatico lasciando una sensazione di sgomento e di ansia.
“Madama Butterfly” del 1904, presenta molti caratteri di novità rispetto alle opere precedenti. Si può infatti osservare una nuova plasticità nella melodia, nell’armonia e nel colore orchestrale.
La lunga pausa nella sua produzione è dovuta allo scandalo famigliare (la moglie lo accusa di tradimento e la domestica, indicata come l’amante, si suicida gettandosi nel lago) che travolge il compositore. Bisogna quindi attendere il 2010 per vedere la nuova composizione, “La Fanciulla del West”. L’opera venne rappresentata per la prima volta al Metropolitan di New York nel 1910, ed è una delle composizioni più audaci di Puccini prima della Turandot. Una fusione complessa e sublime di melodie originali americane con l’invenzione di nuovo materiale.
Nel 1912 Puccini accettò una commissione per la composizione di un’operetta: “La Rondine”. Puccini iniziò poi a lavorare anche al cosiddetto Trittico, ossia “Il tabarro”, basato sul libretto di Giuseppe Adami, “Suor Angelica” e “Gianni Schicchi”, sui testi realizzati da Giovacchino Forzano.
Nel 1920 iniziò a comporre la “Turandot”, ispirata alla favola teatrale di Carlo Gozzi. L’opera occupa un posto a parte nella produzione di Puccini sia per la trama sia per le novità e la difficoltà musicale. Uno sforzo riconosciuto anche dai critici più severi con il compositore lucchese, che considerano la “Turandot” tra le massime composizione del Novecento.
Puccini con questo lavoro cercò di superare se stesso, di limitare la sua indole passionale e di costruire un’opera psicologica e filosofica.
In parte riuscì nel suo intento con la descrizione dell’odio e del rancore che governa l’animo umano. Purtroppo non riuscì a tratteggiare quello che nella sua intenzione doveva rappresentare l’amore universale come veicolo di salvezza: il duetto conclusivo tra Calaf e Turandot.
Nell’autunno del 1924, quando mancava soltanto il finale dell’ultimo atto per completare l’opera, la sua salute peggiorò a causa di un tumore alla gola che lo obbligò a sospendere il lavoro.
Puccini venne curato in una clinica a Bruxelles e inizialmente la terapia sembrò aver successo con il buon esito dell’intervento chirurgico. Ma nella settimana successiva all’operazione il compositore ebbe una complicazione cardiaca e si spense il 29 novembre 1924.
“Turandot” venne poi completata da Franco Alfano, che basò il finale sugli appunti realizzati da Puccini.
Riccardo Sordi